Da Castione a Roma: un pellegrinaggio, un batticuore. “Per noi è un tesoro da far fruttare”

ragazzi di Castione della Presolana a Roma

La sveglia di buon mattino. La discesa in pullman sino a Bergamo. I kit del pellegrino che aggiungono un segno ai bagagli già carichi. il treno delle 8 e il viaggio accompagnato dalla condivisione di un’attesa che si manifesta nelle parole e negli sguardi. 
45 ragazzi di terza media e prima superiore di Castione della Presolana, dopo aver già vissuto nel tempo di Natale un pellegrinaggio ad Assisi, si sono rimessi in cammino.

La chiamata del Papa si è rivelata l’occasione giusta per visitare la Città Eterna. Per molti è stata la prima volta. Tre giorni segnati dalla fede e dall’arte, ma soprattutto dalla condivisione. Comprendere cosa significhi mettersi in viaggio con lo spirito del pellegrino non è certo una sfida semplice per un adolescente ma la presenza di altri 80.000 coetanei ha costituito certamente la testimonianza più forte dei prodigi di cui è capace il contagio dell’Amore.

Un momento emozionante da vivere con altri ragazzi

“È emozionante e toccante essere in procinto di vivere questo pellegrinaggio, che mi permetterà di condividere emozioni uniche e indelebili con migliaia di adolescenti – racconta Emma Ferrari, di terza media -.Tra tutti i momenti che vivremo, quello che mi entusiasma di più è l’incontro con Papa Francesco: immaginare Piazza San Pietro colma di adolescenti gioiosi, spensierati, finalmente liberi di tornare a condividere pezzi di vita insieme mi fa già venire i brividi, in positivo. “Brividi”, come la canzone che canterà Blanco, che, insieme a tanti altri personaggi, animerà il pomeriggio prima dell’arrivo del Papa, sintomo che per noi giovani un pensiero speciale c’è sempre, un tentativo di legare ciò che più ci piace ad attimi più riflessivi e seri”.

Insieme ai ragazzi ci sono 5 giovani accompagnatori. “Credo che per i ragazzi questa possa essere in un’esperienza autentica che arricchirà il loro bagaglio – racconta Veronica Giugnetti, 20 anni, una delle accompagnatrici -. Parlando di bagaglio, abbiamo preparato i ragazzi al pellegrinaggio dicendo loro di portare con sé solo lo stretto necessario, in modo tale da vivere ogni momento come dei veri pellegrini: piccole rinunce per scoprire i valori veri da seguire”.

Sotto il sole della Capitale, anche i ragazzi di Castione si sono alzati sulle sedie sulle note di Blanco, hanno drizzato le antenne sentendo i racconti di quanto è accaduto a Nembro, in oratorio, durante la pandemia, hanno sentito i battiti schizzare a mille al passaggio di Papa Francesco a pochi metri (soprattutto di fronte al suo pollice alzato quando ha visto il loro striscione). 

Portare alla luce le proprie paure e le proprie crisi


Poi la veglia, con il racconto della manifestazione del Risorto a Pietro e agli altri apostoli sul mare di Tiberiade. E a far risonanza al brano di Vangelo la testimonianza preziosa di diversi giovani che hanno raccontato i momenti bui affrontati per la diagnosi di un problema al cuore, per la perdita di una persona cara, per la solitudine.


E i ragazzi nel silenzio hanno portato alla luce le proprie paure e le proprie crisi. Forse la pandemia ci ha reso consapevoli di quanto era così già da sempre: dietro la spensieratezza che caratterizza il volto dell’adolescenza si celano tanti momenti di oscurità da trattare con cura, come un tesoro prezioso consegnato a chi riesce ad accostare la vita di questi ragazzi rivelandosi una presenza affidabile. 

Papa Francesco con le sue parole si è rivelato ancora una volta vicino alla sensibilità dei giovani.
“Gesù ha vinto le tenebre della morte – ha detto commentando il testo -. La vita a volte ci mette a dura prova, ci fa toccare con mano le nostre fragilità, ci fa sentire soli. Quante volte avete avuto paura… non bisogna vergognarsi di dirlo: tutti noi abbiamo paura del buio. Le paure vanno dette, al papà, alla mamma, all’amico. Vanno messe alla luce, così scoppia la verità. Il buio ci mette in crisi, il problema è come gestisco questa crisi: bisogna parlarne con chi può aiutarmi”.

“Dell’incontro con il Papa – racconta Gaia Zanoletti, di terza media – mi hanno colpito in modo particolare le testimonianze dei ragazzi, la sincerità con cui hanno raccontato come la presenza di Dio li abbia aiutati a risolvere i loro periodi bui o problemi”.
“Mi hanno colpito molto le testimonianze dei ragazzi – le fa eco Sara Staffoni, anche lei in terza media -. Nei vari racconti infatti i ragazzi riuscivano a spiegare come la fede in Dio li abbia aiutati in passato e questo mi ha portata a riflettere su quanto Dio sia importante nella nostra vita”.
Il Papa non ha mancato di lanciare esortazioni ai ragazzi, affinché conservino il loro fiuto della realtà e si lancino con coraggio e generosità nella vita. 

Le parole del Papa: “Coraggio e avanti! E siate felici”


Così Benedetta Ferrari, catechista dei ragazzi ha riflettuto a posteriori sulle parole del Pontefice: “E siate felici!: Papa Francesco decide di concludere così l’incontro con i giovani adolescenti vissuto lo scorso lunedì. Augurio dopo il quale piazza San Pietro risuona di un boato di vita, di energia, di urla vivaci, di fischi, applausi, ed è abbellita da sorrisi straripanti, occhi che brillano, cuori che battono più forte.

Le stesse emozioni che accompagnano i nostri ragazzi dal momento della partenza: che bello tornare a gioire per le piccole cose, per la possibilità di stringere rapporti, consolidare legami, intrecciare pezzi di vita.

Giunti alla conclusione di questo pellegrinaggio, vorrei augurare loro di non perdere mai questo entusiasmo, questa voglia di vivere lasciando un segno, un colore su quelle magliette bianche che abbiamo indossato proprio lunedì, di fronte al Papa. Auguro a questi ragazzi di sapersi sempre mettere in gioco, di non nascondersi dietro le proprie paure e debolezze, illuminati dall’aiuto di chi sta loro accanto”.

È l’invito che ha accompagnato gli altri due giorni a Roma, con la Messa insieme agli adolescenti lombardi in San Pietro, la visita ai palazzi, ai Fori, al Colosseo e all’Altare della Patria. Poi il treno per il ritorno. E quelle parole e quelle emozioni che continuano a risuonare. Perché un pellegrino parte con un bagaglio leggero ma torna con un tesoro da custodire e far fruttare.