I martiri di Mariupol, chiusi per mesi nei sotterranei dell’acciaieria

Un frame dell'operazione di evacuazione dei civili dall'acciaieria di Azovstal, a Mariupol, 1 maggio 2022. +++ TELEGRAM/BATTAGLIONE AZOV +++ NO SALES, EDITORIAL USE ONLY +++

“Mentre il  Mondo cade a pezzi …” canta una vittoriosa canzone sanremese di qualche anno fa, quasi a presagire quanto sta avvenendo sotto i nostri occhi.

Tutti parlano di pace, di aggressioni, di diritti e di difendere qualcuno da qualcun altro e intanto  l’unico confronto avviene  solo con le armi e ogni giorno dobbiamo leggere di missili, bombardamenti e di miliardi donati per armamenti o addirittura forniture di armi pronte all’uso.

Come se ci si dimenticasse che la pace che verrà dalle armi non è la pace vera, autentica di chi si guarda negli occhi , seppur avversario e cerca in tutti i modi di “fare la pace” di “costruire la pace” che porta a rispettare gli avversari e per il bene di tutti a cercare senza sosta ogni modo per favorire una convivenza pacifica, proprio come due amanti che si confrontano, litigano, a volte si scontrano, ma alla fine con amore si ritrovano in una fratellanza e comunione esemplare per un pace vera, testimoni dell’unico amore che costruisce la storia.

Uomini, donne e bambini sepolti nel ventre della terra

Così, proprio la storia cosa ci racconterà di questi “poveri cristi”  di Mariupol, militari e civili, uomini donne e bambini che da mesi si trovano rinchiusi in un labirinto di gallerie, soli, feriti , affamati, nel buio del ventre di una terra scossa come non mai da bombardamenti.

Si poteva far di piu per loro? , dovevano arrendersi?, non dovevano trovarsi li ecc , a queste e altre domande forse la storia ci consegnerà la risposta vera fra 50 anni, intanto loro senza averlo scelto e voluto sono diventati martiri, cioè testimoni , simboli di un mondo che nonostante fiumi di parole e conferenze, stampa e tanto altro non è riuscito ancora a salvarli tutti.

Sappiamo che ci sono stati molti tentativi per riportarli alla luce e ultimamente si sono mossi anche l’ONU e la Croce Rossa (enti che sembravano quasi  scomparsi da questa guerra) con un buon risultato che si sta completando mentre scriviamo.

Ma forse tutti dovremmo fare di più perché “se  salvi un uomo salvi il mondo intero” come è scritto nel Talmud.

E se un insegnamento ci sta dando questo tremendo conflitto è che tutti volenti, indifferenti o dolenti ne paghiamo e ne pagheremo le conseguenze ancor di più nel prossimo futuro.

Tre mesi nelle “catacombe”: un pugno nello stomaco anche per noi

Ecco allora che i tre mesi trascorsi nelle “catacombe di Mariupol” da tante persone sono come un “pugno nello stomaco” per noi  e sono come uno “spillo “che punge e ci  ricorda che dobbiamo fare qualcosa per togliere il dolore di questa umanità ferita.

Crediamo infine che l’essenziale di cui stanno vivendo queste persone in attesa che qualcuno li salvi, aiuti anche noi a dimenticare per un attimo il tanto superfluo che crediamo indispensabile nella nostra vita  e non ci permette di accorgerci dei tanti valori e tante relazione  essenziali, che si stanno sciogliendo come neve al sole.

E se un giorno questi “martiri” dovranno soccombere per l’interesse di qualcuno o l’orgoglio del non cedere le armi di qualcun altro,  o per indifferenza o per  l’impossibilità di portarli “alla luce”. Speriamo almeno che non ci si dimentichi di loro e della loro testimonianza.

Tutti ne stiamo uscendo sconfitti, in questa “terza guerra mondiale a pezzi”, per questo  un giorno quando si autoproclamerà uno pseudo vincitore … non gli rimarrà altro forse, che contemplare solo cocci, che non sempre si possono ricomporre.