Don Mario Carrara: “Prima di entrare in Seminario ho fatto l’insegnante. Ma qui ho trovato la mia strada”

Le interviste per conoscere da vicino i preti novelli: incontriamo don Mario Carrara, originario di Locatello, in Valle Imagna. Guarda il video.

Come ha deciso di diventare prete?
Se penso alla storia della mia vocazione, non è facile individuare il momento in cui è nata. Mi ricordo che quando ero piccolo se qualcuno mi chiedeva cosa volessi fare da grande spesso rispondevo “il prete”. Era una risposta data forse per gioco ma ero contento di rispondere così. Negli anni delle superiori al liceo classico “P. Sarpi” questo desiderio è tornato. Il professore di religione don Giuseppe Rossi ci aveva portato per una visita in Seminario e ricordo che ne ero stato molto colpito. In quel momento però il pensiero di lasciare la mia casa e la mia famiglia mi faceva ancora paura. Così ho terminato il liceo e mi sono iscritto all’università.

A quale facoltà si è iscritto?
Ho frequentato la facoltà di Lettere. Anche in quegli anni il desiderio di diventare prete è tornato. A quel punto ho deciso di parlarne con qualcuno, con alcuni sacerdoti. Così sono iniziati il cammino degli incontri vocazionali, poi della Scuola di vocazioni giovanili e gli anni di studi in teologia in Seminario.

Quanti anni aveva quando è entrato in Seminario?
Ne avevo 26. Mi ero già laureato e avevo insegnato per qualche anno italiano e storia all’istituto Mamoli di Bergamo.

C’è stato qualche sacerdote in particolare che ha rappresentato una guida e un modello per lei?
Ho incontrato tanti bravi preti e ognuno mi ha lasciato qualcosa. Quando ero bambino era stato soprattutto il parroco di Fuipiano, don Amadio Moretti. Mi colpiva molto questa figura di prete, burbero e severo in chiesa ma dolce nell’incontro personale. Ho un ottimo ricordo di tutti i miei parroci, don Luigi Moro, don Francesco Spinelli, don Roberto Favero, don Paolo Riva e don Luca Ceresoli. Voglio ricordare anche don Leone Messa e don Alessandro Locatelli che è stato il mio primo padre spirituale anche nella prospettiva del discernimento vocazionale.

La parrocchia e la famiglia che ruolo hanno avuto nel suo percorso?
La mia famiglia mi ha donato la fede. Oggi non è più scontato che tutti i bambini vengano battezzati. Mi hanno portato a Messa, alla catechesi. Quando ho manifestato l’intenzione di diventare prete sono stati tutti contenti: mio padre, mia madre e mia nonna che tra poco compirà 93 anni. Mi sono sentito molto accompagnato dalla mia parrocchia di origine di Locatello, legata a Fuipiano e Corna Imagna, ho sempre sentito vicini i miei parrocchiani. Anche in questi giorni stanno arrivando tante telefonate e segni d’affetto. In passato sono stato catechista, ho dato una mano in sagrestia e nelle celebrazioni. Per me è stata importantissima anche l’esperienza compiuta al Santuario della Cornabusa, dove ho fatto fra l’altro il sacrista e l’animatore della liturgia. Lì ho iniziato ad avvicinarmi in modo consistente alla preghiera, partendo dal rosario e dalla Messa quotidiana.

Che tipo di servizio pastorale ha svolto negli anni di teologia?
In prima teologia svolgevo servizio a Foppolo Valleve e Carona con i miei compagni di classe. In seconda nelle parrocchie di Alzano Maggiore e Alzano Sopra. In terza ho fatto il prefetto con i ragazzi di quinta superiore del seminario minore. L’anno di quarta è stato dedicato alla predicazione nelle parrocchie. Ne ho un ricordo molto bello. In quinta e sesta ho prestato servizio nella parrocchia con don Claudio Brena, al quale sono molto grato per il modo in cui mi sta accompagnando.

Qual è l’aspetto della vita di prete che aspetta con più emozione?
Poter celebrare l’eucaristia, a quel punto sentirò davvero di aver iniziato il mio cammino di sacerdote. È un momento che attendo con molta gioia.

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *