“Questo libro è vivo”: undici voci raccontano la Biblioteca Mai e la portano nel mondo

Come sembrano lontani i volumi antichi, le mappe, le fotografie in bianco e nero esposti sugli scaffali della Biblioteca Mai, cuore della cultura e della storia di Bergamo, affacciata su Piazza Vecchia. Eppure “Questo libro è vivo”, il progetto di narrazione appena realizzato per la biblioteca nell’ambito di “Mai nessuno escluso”, azione avviata nell’ottobre 2021 proprio per favorire una maggiore diffusione e conoscenza del patrimonio della biblioteca, dimostra il contrario. 

Ogni oggetto, ogni frammento risveglia qualcosa in noi, risuona in maniera originale accordandosi con i nostri ricordi e con la nostra anima, e può rivelare un insospettato potere di trasformazione. 

I narratori: undici cittadini di Bergamo di 9 nazionalità

Il progetto nasce da un’idea di Giovanni Berera, è stato promosso dalla Commissione culturale della Biblioteca e affidato alla competenza di Patrimonio di storie, grazie al sostegno dell’assessorato alla Cultura e al contributo di Associazione Amici della Biblioteca Angelo Mai, Fondazione della Comunità Bergamasca e Inner Wheel Club di Bergamo.

Sono stati coinvolti 11 cittadini di Bergamo di 9 nazionalità diverse (Romania, Egitto, Ucraina, Perù, Taiwan, Marocco, Iran, Bolivia, Italia). Con la guida di Maria Grazia Panigada hanno frequentato la biblioteca e si sono avvicinati al suo prezioso patrimonio. Ognuno ha scelto un oggetto delle sue collezioni e ha costruito su di esso un racconto.

Il frutto di questo lavoro attento, fatto di relazioni, di ricerca, di paziente e sensibile approfondimento, durato quasi un anno, è stato presentato nei giorni scorsi nel salone Furietti della biblioteca: si può scoprire attraverso un cortometraggio di un quarto d’ora circa realizzato da Officina della Comunicazione, e una raccolta di podcast. 

C’è dentro anche di più: un tesoro di parole, relazioni, sguardi, scoperte che arrivano alle persone, enti, istituzioni e gruppi coinvolti direttamente ma anche al pubblico.

È un lavoro emozionante, che mostra davvero la cultura come ponte che unisce persone e luoghi apparentemente distanti. L’esperienza dei narratori contribuisce inoltre a mettere in evidenza i legami tra la Biblioteca e la collettività che se ne prende cura, a far emergere in modo del tutto originale il valore più profondo del patrimonio che custodisce. Mostra come il patrimonio di una biblioteca riguardi e tocchi tutti, non solo le persone che la frequentano per motivi di studio e di ricerca. 

Oggetti che accendono la memoria e trasformano la vita

C’è chi, come Ang-Ying Lee di Taiwan, ha ritrovato in un antico antifonario tracce dei libri che la nonna usava per cantare, risvegliando memorie dell’infanzia, riportando alla luce una parte di sé che credeva perduta. C’è chi, come Maida Ziarati, grazie a una pianta di Bergamo con le muraine e il tracciato delle mura venete della fine del secolo XVI ha rivalutato il proprio percorso di migrazione e la consapevolezza della sua appartenenza a questo luogo, in cui spesso in passato si è sentita “straniera”. Uno scatto in bianco e nero del lavatoio pubblico in San Lorenzo della Raccolta Gaffuri, album 1.37, costruisce inediti sentieri di incontro fra l’America Latina e Bergamo sulla strada dell’acqua. 

Ognuno testimonia con lo sguardo, la voce, le mani, un intreccio di conoscenze, memorie e sentimenti che la cultura è come un tessuto che ci costituisce e unisce nel nome di qualcosa di più grande: ascoltando le narrazione se ne acquista una maggiore consapevolezza, ci si sente parte di una comunità più grande. Per approfondire clicca qui.