DeSidera Bergamo Festival, due spettacoli da non perdere

Ultimi due spettacoli in programma prima della pausa di ferragosto per il DeSidera Bergamo Festival

Venerdì 5 agosto, ore 21.15_OSIO SOTTO, Santuario di San Donato


Il mormorio del vento”
di Luca Doninelli
con Maurizio Donadoni
musica dal vivo Nicola Alesini

Il Padre Eterno e Lucifero stanno giocando a scacchi. Lucifero sta perdendo e accusa Dio di giocare sporco. La storia, sostiene il diavolo, è disseminata di inganni, di sotterfugi con i quali Dio fa tornare i conti anche se non tornano. Un esempio? La storia di Elia, che il Vangelo mette addirittura in fianco a Mosè. Ma chi era Elia? L’Antico Testamento ne parla pochissimo. Lucifero lo descrive come uomo rude, sanguinario, un depresso cronico con istinti suicidi. E si chiede come Dio, che aveva affidato a Mosè la sua legge, abbia potuto affidarsi a un uomo come lui.
Ma Dio non perde tempo a rintuzzare le accuse del diavolo, non si impegna in una discussione sterile. Il diavolo è un burocrate: conosce solo norme e regolamenti e nulla sa dell’amore e della gratuità di Dio. E poco capisce della Sua legge.

di Luca Doninelli con Maurizio Donadoni

Sabato 6 agosto, ore 21.15 _ Levate, Piazza Duca d’Aosta

(S)legati

di e con Jacopo Maria Bicocchi e Mattia Fabris

luci Alessandro Verazzi
musiche Sandra Zoccolan
produzione ATIR

Siamo due amici. Siamo due attori. E siamo due appassionati di montagna. Meglio: arrampicatori della domenica. Circa tre anni fa ci siamo imbattuti nell’incredibile storia vera degli alpinisti Joe Simpson e Simon Yates. È la storia di un sogno ambizioso, il loro: essere i primi al mondo a scalare il Siula Grande, attaccato dalla parete ovest.
Ma è anche la storia di un’amicizia, e della corda che, durante quella terribile impresa, lega questi due giovani ragazzi. La corda che mette la vita dell’uno nelle mani dell’altro. Come sempre avviene in montagna. C’è dunque una cima da raggiungere. C’è l’estenuante conquista della vetta. C’è la gioia dell’impresa riuscita. E infine, quando il peggio è passato, e la strada è ormai in discesa, c’è la vita, che fa lo sgambetto e c’è la morte, che strizza l’occhio: un terribile incidente in alta quota. Joe durante una banale manovra si rompe una gamba.
Da quel momento in poi, tutto cambia. L’impresa diventa riuscire a tornare vivi: a 5.800 metri, la minima frattura si può trasformare in una condanna a morte, i due ragazzi ne sono consapevoli, ma nonostante le condizioni disperate tentano un’operazione di soccorso. Tutto sembra funzionare finché, proprio quando le difficoltà sembrano superate ecco che c’è un altro
imprevisto, questa volta fatale: e c’è allora il gesto, quel gesto che nessun alpinista vorrebbe mai trovarsi obbligato a fare: Simon è costretto a tagliare la corda che lo lega al compagno. Un gesto che separa le loro sorti unite. Che ne (s)lega i destini per sempre.
Quell’atto estremo però, in questo caso miracoloso, salverà la vita a entrambi: tutti e due, riusciranno a tornare vivi al campo base. E a ritrovarsi insperatamente lì dopo 4 giorni. È la storia di un miracolo. Di un’avventura al di là dei limiti umani. Ed è al contempo una metafora: delle relazioni, tutte, e dei legami. La montagna diventa la metafora del momento in cui la relazione è portata al limite estremo, in cui la verità prende forma, ti mette alle strette e ti costringe a “tagliare”, a fare quel gesto che sempre ci appare così violento e terribile, ma che invece, a volte,
è l’unico gesto necessario alla vita di entrambe.