Un viaggio per esploratori con l’anima. L’Italia sacra, straordinaria e misteriosa di Luigi Ferraiuolo

Un Baedeker indispensabile, da tenere in tasca, una bussola per le vacanze, anzi una vera caccia al tesoro nelle meraviglie più nascoste d’Italia alla maniera di Indiana Jones. È un vero e proprio “Viaggio per esploratori con l’anima”, come recita il sottotitolo del volume “Italia sacra straordinaria e misteriosa” (Edizioni San Paolo 2022, pp. 351, 20,00 euro), nel quale Luigi Ferraiuolo, conduce il lettore alla scoperta dei luoghi più affascinanti e impenetrabili del Belpaese. 

Abbiamo intervistato l’autore, nato a Lodi e diventato giornalista professionista al Corriere della Sera/Corriere del Mezzogiorno, redattore di Tv2000 e appassionato del nostro bellissimo Paese.

  • Quando andiamo in giro per il nostro Paese, pensiamo mai che l’Italia possiede il più ampio patrimonio immateriale dell’umanità? 

«No, credo proprio che gli italiani non se ne rendano conto, è difficile anche per “un addetto ai lavori” come me che ha la passione alla Indiana Jones con le competenze dell’antropologo dilettante per dovere d’ufficio giornalistico. L’Italia ha un patrimonio immenso che può donare a tutti sogni per tutta la vita a conoscerlo».

  • È vero che la chiesa di San Bernardino alle Ossa è poco conosciuta dagli stessi milanesi? 

«Questa è la mia impressione. Nelle mie “puntate” milanesi, un po’ per studiare alla Cattolica e un po’ per lavorare ad “Avvenire” e un po’ per altro, ho scoperto che tutti i milanesi che ho conosciuto non l’avevano mai visitata. Eppure è di una bellezza incredibile. San Bernardino alle Ossa è presente sulle guide di Milano, ma la cosa caratteristica del mio racconto è che io metto insieme le chiese delle ossa di tutta Italia. Cioè oltre a San Bernardino, la Cripta dei Cappuccini di Roma e quella di Palermo e il cimitero delle Fontanelle a Napoli nel Rione Sanità. San Bernardino si trovava accanto a un cimitero, la Cripta dei Cappuccini di Roma e quella di Palermo hanno la stessa caratteristica, luogo di sepoltura dei frati, che venivano inumati. Le ossa venivano sistemate in maniera coreografica per provocare sgomento e orrore e far rivoluzionare l’animo. Nella Cripta di Palermo a un certo punto si scoprì che i corpi si mummificavano naturalmente, grazie al fresco del sottosuolo. Iniziarono così degli studi di mummificazione, tanto è vero che la Cripta palermitana diventò un luogo ricercatissimo dalla famiglie nobili e ricche europee che volevano far conservare per sempre i corpi dei loro cari defunti. Palermo tra le fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento è capitale influente e crocevia d’Europa, uno studioso diventa il maggiore mummificatore del tempo, imbalsamando il corpo umano in modo perfetto». 

  • Se l’Abbazia di Chiaravalle merita una visita per la sua bellezza arti­stica e storica, il suo più grande segreto è il sacro Grana. Di che cosa stiamo parlando? 

«Il Grana Padano è nato nell’Abbazia di Chiaravalle. Il metodo di lavorazione del formaggio, che ci ha reso famosi in tutto il mondo, nasce a Chiaravalle. I conventi cistercensi erano tutti in collegamento tra di loro e in Europa erano anche centro di ricerca e di sviluppo agricolo e di nuovi procedimenti di agricoltura. Anche San Bernardo è passato da Chiaravalle milanese, che a quell’epoca era lodigiano. Quella era una zona paludosa, quindi i monaci si impegnarono nel bonificarla, riuscendoci. Quindi un vasto schieramento di terreni diventò fertile, aumentò in maniera incredibile la produzione di foraggio, grazie anche all’irrigazione continua. La grande quantità di foraggio si rifletté nella grande produzione di latte degli allevamenti di bestiame, il latte doveva essere conservato, un frate si inventò il modo di produrre formaggio non solo fresco, ma formaggio da poter conservare a lungo termine con una lavorazione particolare, era la lavorazione del “caseum lodigianum”, cioè del Grana Padano. Avanzo l’ipotesi che questa produzione si sia trasferita automaticamente nella zona parmense e in tutta la Pianura Padana». 

  • I due giardini dei misteri più belli d’Italia del Seicento si trovano nel Lazio, in provincia di Viterbo. A quali ci riferiamo? 

«A Bomarzo e Villa Lante a Bagnaia ma aggiungerei Villa Palagonia a Bagheria, in Sicilia, è un palazzo non è un giardino, è stato distrutto, ma ha la stessa radice di villa misteriosa. Bomarzo, Villa Lante come Villa Palagonia hanno una vocazione al mistero e all’orrorifico che li contraddistingue, perché i loro proprietari volevano meravigliare, stupire i visitatori. Siamo in un’epoca in cui le allegorie, i misteri di tipo alchemico permettono di ascendere a nuova vita. Il Parco dei Mostri di Bomarzo era dedicato alla moglie del Principe Pier Francesco Orsini, Villa Palagonia in Sicilia è una esaltazione degli studi e delle ricerche del suo proprietario, il quale non essendo molto bello, narra la leggenda locale, si era contornato di orrori per risultare più gradevole». 

  • Dove si venera la Madonna della guerra? 

«È la Madonna di Scicli, in Sicilia, detta così perché comparve alla guida dei poveri sciclitani che dovevano difendersi da un’invasione saracena, come venivano chiamati i turchi dell’impero ottomano, cioè musulmano. Si pensava che la battaglia fosse già decisa a favore degli arabi, quando dalla collina che sovrasta Donnalucata si sentì un cavallo bianco scen­dere a galoppo con in groppa una donna bellissima, spada in mano, che menava fendenti ovunque: era inarrestabile. Era la Madon­na degli eserciti, la “Madonna delle Milizie”, come la chia­mano a Scicli, e sovvertì il destino della battaglia. Vinsero i Siciliani, i Saraceni furono sconfitti». 

  • Nel Suo peregrinare in lungo e in largo per lo Stivale, quale luogo più degli altri Le è rimasto nel cuore? 

«A me è piaciuta moltissimo la Chiesa di San Bernardino alle Ossa, perché non pensavo che ci fosse una cosa simile a Milano, la potevo immaginare a Napoli, a Palermo, ma non a Milano. Quella chiesa con le pareti di ossa mi rimane sempre fissa nella mente».