Scoprire meraviglie nella natura. Helen MacDonald: “Ogni volta impariamo qualcosa su noi stessi”

Voli vespertini cover

Osservare la natura per imparare qualcosa di noi stessi. È la strada scelta da Helen MacDonald, naturalista britannica, in “Voli vespertini” (Einaudi).

È una raccolta di quarantuno saggi concepita come una “Camera delle meraviglie”, una di quelle Wunderkammer in cui i collezionisti dell’Ottocento collocavano i loro pezzi più rari, capaci di suscitare stupore e meraviglia.

I saggi della naturalista si concentrano sulla vita di animali e piante e sui cambiamenti dell’ambiente: “Una volta qualcuno mi disse che ogni scrittore ha un tema che corre sottotraccia in tutto ciò che scrive: può essere l’amore o la morte, il tradimento o l’appartenenza, la casa, la speranza, l’esilio. A me piace pensare che il mio tema sia l’amore, e piú precisamente l’amore per il luccicante mondo della vita non umana che ci circonda”.

Osservare un cielo stellato oppure il volo di uno stormo di uccelli migratori aiuta ad acquistare una migliore consapevolezza del nostro posto nel mondo: “La scienza fa qualcosa che sarebbe bello facesse piú spesso anche la letteratura: dimostrarci che viviamo in un mondo eccezionalmente complesso di cui non siamo il fulcro. Il mondo non appartiene, e non è mai appartenuto, soltanto a noi”. 

Helen MacDonald, con una lingua accurata e poetica, parla di esperienze singolari e straordinarie, come ritrovarsi faccia a faccia con un cinghiale nei boschi inglesi, assistere al volo nuziale di una formica nel tragitto di ritorno dal supermercato, inseguire la magia estiva di un firmamento di lucciole; o ancora interrogarsi sulle analogie tra l’emicrania e i cambiamenti climatici, considerare i cigni in una prospettiva politica, cogliere le somiglianze tra nidi e incubatrici neonatali.

L’ambiente cambia, molte specie si estinguono, spesso nel silenzio e nell’indifferenza. “I paesaggi che ci circondano – scrive MacDonald – si svuotano e si fanno ogni anno piú silenziosi”. Manca, però, osserva la naturalista, una chiara consapevolezza del significato e delle conseguenze di queste estinzioni, che conducono sempre a un “meno” nell’esperienza che facciamo dell’ambiente e della natura. Da qui nasce la necessità di scrivere.

La letteratura può mostrarci la trama qualitativa del mondo, e abbiamo bisogno che lo faccia. Dobbiamo comunicare il valore delle cose, affinché piú persone possano impegnarsi per salvarle. 

La naturalista invita a «trovare vie per riconoscere e amare le differenze. Per vedere attraverso occhi che non sono i nostri. Per capire che il nostro modo di guardare il mondo non è l’unico. Per pensare a che cosa potrebbe significare amare chi non è come noi. E per gioire della complessità delle cose». La meraviglia, la gioia, una felicità semplice: sono tutti doni che si possono ottenere grazie a uno sguardo attento, capace di cogliere le impronte di una lepre sulla neve, lo splendore di un raggio di sole dopo un’eclissi, il volo alto dei rondoni al calar della sera.