Luciano Rispoli, uno stile televisivo misurato e perbene. La sua storia in un libro

Nel volume “Ma che belle parole! Luciano Rispoli. Il fascino discreto della radio e della TV”
(Editrice Vallecchi Firenze 2022, pp. 260, euro 16,00), il giornalista e scrittore Mariano Sabatini
ricorda l’ideatore e conduttore di “Parola mia”, che considera il suo mentore, a 90 anni dalla
nascita.
Luciano Rispoli (Reggio Calabria, 12 luglio 1932 – Roma, 26 ottobre 2016) conduttore e autore
televisivo, conduttore radiofonico oltre che ex direttore del Dipartimento Scuola Educazione della Rai, in quasi sessant’anni di carriera divenne uno dei volti più popolari e amati del piccolo schermo, esempio di una televisione garbata, educativa, corretta. In queste pagine Sabatini, rende omaggio all’impegno e al lavoro di Rispoli ma anche ai tanti che lo ricordano e continuano ad apprezzarlo.

La copertina del volume

“Non cambiava davanti alle telecamere, era se stesso. Amava il suo lavoro, l’ho sempre stimato perché aveva un atteggiamento diverso rispetto agli altri che erano disinibiti, lui era un borghese educato e perbene. Al pubblico piaceva il suo stile e lui fece del garbo la sua cifra stilistica”, così Pippo Baudo ricorda Luciano Rispoli, “Pezzo di storia della televisione italiana” frase che è esergo di un volume che renderà nostalgici i lettori più anziani e incuriosirà le giovani generazioni di lettori.
Abbiamo intervistato Mariano Sabatini, nato a Roma nel 1971, che ha scritto per i maggiori quotidiani, periodici e web, firmato programmi di successo (“Tappeto volante”, “Parola mia”, “Uno Mattina”, “Campionato di lingua italiana”) per la Rai, Tmc e altri network nazionali e che ha condotto rubriche in radio e continua a frequentare gli studi televisivi  come commentatore. Dal 2001 ha scritto diversi libri di carattere saggistico, tra cui “Scrivere è l’infinito” (Vallecchi, 2021) e una fiaba dal titolo “Una cagnolina non vola mica” (Chiaredizioni, 2021). “L’inganno dell’ippocastano” (Salani, 2016) è il suo primo romanzo, che si è aggiudicato il premio Flaiano e il premio Romiti Opera prima 2017 ed è tradotto nei paesi di lingua francese. A questo ha fatto seguito “Primo venne Caino” (Salani, 2018), sempre con Leo Malinverno – giornalista investigatore – come protagonista.

Mariano, è vero che quello per Luciano Rispoli fu “un colpo di fulmine bello e buono?”


«Sì, lo seguivo su Rai1 e ne rimasi folgorato, parlava delle parole, delle etimologie, insieme al
Professor Beccaria consigliavano libri, regalavano libri, enciclopedie. Non lo abbandonai più, lo
seguii in tutti i programmi successivi. Era il 1985 e la nostra storia assieme è durata 30 anni, mentre la conoscenza una quindicina. Come me, una intera generazione si è appassionata alla lingua italiana grazie a Parola mia, che mi piacerebbe la Rai mettesse a disposizione su RaiPlay. Le tre stagioni 1985-88 e poi quella del 2002-03, a cui collaborai».

In quale occasione conobbe di persona Luciano Rispoli, al quale è legato da “una storia affettiva, prima che professionale”?


«Avevo iniziato a fare il giornalista, perché quello volevo fare, lo chiamai per intervistarlo sul
quotidiano Il Tempo. Mi batteva il cuore a mille come mai più per nessun altro, e ho intervistato
scienziati, Premi Nobel, divi di Hollywood… E quando lo chiamai, come racconto nel libro, lui mi
conosceva. Incredibile!»

Per comprendere la personalità di Rispoli occorre conoscere l’ambiente familiare e
culturale nel quale nacque?


«Figlio di un ufficiale e di una nobildonna calabresi, famiglia borghese, di grande compostezza,
civiltà, dignità. Ha avuto traversie personali non trascurabili, lutti, eppure Luciano ha tenuto duro e si è affermato, divenendo amatissimo. Questo libro intende tenerne viva la memoria, come credo sia giusto per un padre fondatore del migliore servizio pubblico».

“Dietro ogni grande uomo c’è sempre una grande donna”, recita una celebre frase.
Vale anche per Luciano Rispoli?  

«Singolare il modo in cui lui e Teresa si sono conosciuti, la vicenda parla di un’Italia che non esiste più, con il coinvolgimento di un futuro santo, Padre Pio, che celebrò le loro nozze. Ma tutto il mio libro racconta di come è cambiato il Paese, visto attraverso la Tv. Teresa, mentre Luciano era in giro per l’Italia e il mondo, a fare i suoi programmi, a svolgere il suo lavoro di dirigente Rai, ha cresciuto i loro tre figli, persone magnifiche, Alessandro, Andrea e Valentina».

Notevole è stato l’impegno profuso da Rispoli nei confronti della radio. Ce ne vuole parlare?


«Questo è un aspetto forse poco noto, o meno noto, del suo percorso professionale strabiliante. Ha inventato la radio moderna, quella grazie alla quale ancora campano tante emittenti, con Bandiera gialla e Chiamate Roma 3131, e poi convincendo Corrado a fare La Corrida, e poi è stato ideatore e responsabile di Gran varietà. Da responsabile del settore rivista e spettacolo lanciò Raffaella Carrà, Gianni Boncompagni, Paolo Villaggio, Maurizio Costanzo, Paolo Limiti, Dina Luce, Antonio Lubrano… Pochi però gli hanno dimostrato riconoscenza, purtroppo, primi fra tutti i dirigenti. Poi in Tv propose il primo talk show italiano, L’Ospite delle due, e uno a tavola ben prima di Maria Latella, Pranzo in Tv».

“Ma che belle parole!”: la televisione misurata e perbene di Luciano Rispoli, pensiamo a “Parola mia”, indimenticabile il Prof. Beccaria e a “Tappeto volante” è tutta nel suo slogan?


« “La televisione è la televisione, gentili amici, ma un buon libro è sempre un buon libro. Parola
mia!”, così chiudeva ogni puntata. Ha sempre regalato libri, enciclopedie, abbonamenti, mai
milioni… Ha fatto Tv colta, anche parlando del giro d’Italia, suggerendo percorsi geografici, di
tradizioni locali, musica, cibo, arte… coinvolgendo accademici come la geografa Fernanda Gregoli, Ugo Volli o Stefano Jacomuzzi, oltre a Gian Luigi Beccaria, che è riuscito a far diventare una star».

Quanto manca alla televisione di oggi una mente eclettica come quella del Suo
mentore?


«Molto, secondo me, per la capacità unica di mescolare abilmente divulgazione e intrattenimento. E mi ha fatto molto piacere che la struttura di Rai Teche, lo scrigno delle meraviglie, a cui collabora Luca Rea con il quale sono in contatto, abbia deciso di rendere disponibile la visione di Pranzo in Tv su RaiPlay, in occasione dei 90 anni dalla nascita, il 12 luglio. Rispoli è l’esempio di come le idee contassero una volta. Lui aveva intuizioni e le realizzava, come Tortora, Baudo, Piero Angela, non si affidava a dei format esteri. I format li creavano loro, in casa di mamma Rai».

E che giudizio darebbe Rispoli della televisione pubblica e privata italiana del Terzo
Millennio?


«Temo impietoso. Ha fatto in tempo a dire la sua sulla deriva trash dello spettacolo leggero,
diciamo così, quello che arriva a milioni di persone. Odiava il chiasso, la volgarità, la supponenza, le risse. Seguiva con vero piacere solo i telegiornali e i talk show di approfondimento giornalistico».

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