I senzatetto di Atene e i campi profughi della Grecia: “Abbiamo scoperto una realtà diversa”

Partire con un bagaglio di curiosità, domande, sogni e tornare cambiati: è un’esperienza comune tra le persone che partono per un’esperienza di missione. È accaduto anche ai giovani che nei mesi scorsi sono partiti per Atene per collaborare con alcune realtà caritative, accanto alle persone in difficoltà e ai richiedenti asilo. È stata molto intensa la spedizione compiuta nei mesi scorsi da Basma, Andrea Sofia, Maria, Michela e Lorenzo.

“Risiedevamo a Neos Cosmos – racconta Andrea Sofia, 25 anni, di Endine, studentessa dell’ultimo anno di Scienze pedagogiche a Bergamo – ospiti di un sacerdote della comunità armena. Abbiamo scoperto il lato più oscuro di Atene, non quello dei monumenti e della storia antica, ma delle persone che restano ai margini.

Una persona senza fissa dimora ci ha raccontato la sua storia e ci ha accompagnato a scoprire i luoghi dove si rifugiano i senzatetto.

Ho frequentato il tirocinio universitario alla Caritas bergamasca, perciò le attività accanto a persone in condizioni di fragilità mi erano già familiari. Sono rimasta molto colpita dalle realtà che abbiamo incontro. È stato un incontro-scontro che ha contribuito a smontare molti pregiudizi”.

Si parla molto dei centri di transito e degli improvvisati campi di accoglienza dove si insediano le persone che dal Sud del mondo cercano un strada d’ingresso in occidente, questi giovani hanno avuto l’occasione di visitarli e di conoscerli meglio, “un’esperienza di grande impatto “con molti riflessi anche sulla loro vita personale. “Non conoscevo questa opportunità offerta ai giovani da Caritas bergamasca – sottolinea Basma – mi è stata proposta dal responsabile del progetto Aldo Lazzari e ho deciso di aderire. Non sapevo niente della realtà di Atene e delle persone che ci vivono. Ora sono ancora scossa da questo viaggio, un’esperienza umana molto forte”.

Prima di partire i cinque partecipanti non si conoscevano tra di loro: “Abbiamo fatto alcuni incontri di preparazione – sottolinea Maria – ma abbiamo esperienze molto diverse. Alcune attività hanno avuto su di noi un impatto molto significativo. Mi ha colpito in particolare la visita fatta a un’associazione di Corinto, che opera in un centro di accoglienza per i migranti. Abbiamo svolto attività molto semplici, dando una mano nei compiti quotidiani: animazione per i bambini, corsi di italiano, acquisti”.

“Avevo delle aspettative molto alte – chiarisce Michela, 19 anni, al primo anno di Interpretariato e comunicazione – e sono state rispettate anche se in modi che non potevo immaginare. Ho fatto esperienze molto forti. L’incontro con tante persone, le conversazioni impreviste mi hanno fatto crescere e sono tornata a casa cambiata”.

Il viaggio ha offerto a tutti opportunità di crescita e cambiamento. “Da circa un anno lavoro nell’ambito dell’accoglienza dei rifugiati – spiega Maria – e volevo confrontarmi con altre gestioni del flusso migratorio. Stavo vivendo una fase di cinismo nel lavoro e volevo tornare a guardare negli occhi le persone”.

“Mi ero posta molte domande sulla società in cui vivo – continua Michela -, desideravo trovare le risposte e vedere da vicino cose di cui si parla tanto anche in ambito politico. Il mio sguardo è cambiato e così la mia consapevolezza politica. Sono riuscita a fare più luce sulla realtà in cui vivo, la mia posizione, i privilegi di cui godiamo”.

Lorenzo, 22 anni, di Alzano Lombardo, frequenta l’ultimo anno del Corso di laurea triennale di Economia all’Università di Bergamo e già da qualche anno avrebbe voluto partire: “Ho dovuto rimandare a causa della pandemia, ma ci tenevo a incontrare una realtà diversa dalla mia. Mi è sempre piaciuto dare una mano agli altri, anche in questo caso è stato così. Abbiamo acquistato maggiore consapevolezza di quanto sia prezioso l’aiuto delle persone, di ognuno di noi””.

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