Dialogo tra religioni e culture per lanciare “Il grido della pace”

Il XXXVI Incontro Internazionale tra le religioni mondiali, che si terrà presso il Centro Congressi Roma Eur “La Nuvola” dal 23 al 25 ottobre, vedrà riuniti rappresentanti delle religioni, della politica e della cultura di circa 50 Paesi insieme a migliaia di persone, che già si sono iscritte. Cerimonia conclusiva al Colosseo.

“Si alzi forte in tutta la terra il grido della pace!” 

Fu questo l’auspicio con cui Papa Francesco concluse l’udienza generale mercoledì 4 settembre 2013, al termine della quale rinnovò l’appello per la pace in Siria. Nove anni dopo, in questo autunno 2022, quel grido di pace sale da tante parti del mondo, proprio ora che la minaccia atomica appare tragicamente reale. 

Ed è dall’ascolto di questo grido e dall’esigenza di rispondervi che è nato l’incontro internazionale “Il grido della Pace. Religioni e Culture in Dialogo”, il trentaseiesimo promosso dalla Comunità di Sant’Egidio nello “spirito di Assisi”, dopo la storica giornata voluta da Giovanni Paolo II nel 1986. 

Roberto Zuccolini, portavoce di Sant’Egidio, da noi intervistato, chiarisce l’importanza di questa manifestazione mentre incombe “su tutti noi in queste settimane l’atmosfera agghiacciante della guerra tornata nella nostra Europa, vicino a noi, con tutto il suo carico di morte, distruzione, crudeltà, terrore…”, come ha ricordato la senatrice a vita Liliana Segre durante il suo discorso di apertura della XIX legislatura al Senato lo scorso 13 ottobre.

  • Quali saranno i grandi rappresentanti del mondo politico – istituzionale che parteciperanno all’Incontro? 

«Ci saranno rappresentanti delle Istituzioni, del mondo della politica e della cultura, oltre ai rappresentanti delle religioni, perché non dobbiamo dimenticare che questo è un incontro che quest’anno si chiama: “Il grido della pace”. Quella di quest’anno è anche la trentaseiesima edizione di questi incontri che noi, come Comunità di Sant’Egidio, abbiamo promosso già dal 1987, dopo la prima storica Giornata di Preghiera delle religioni mondiali promossa da San Giovanni Paolo II che si svolse ad Assisi il 27 ottobre 1986. Questa edizione è un po’ particolare, perché cade in un periodo di guerra in Europa. Con Andrea Riccardi, fondatore di Sant’Egidio, dialogheranno il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il Presidente francese Emmanuel Macron e Mohamed Bazoum del Niger, un paese chiave per il contrasto al jihadismo e il transito di migranti, in un interessante momento di confronto Africa – Europa. A queste voci faranno eco quelle delle religioni: il cardinale Matteo Zuppi, Presidente della CEI, il rabbino di Francia Haim Korsia, il segretario della Lega Mondiale islamica, Al Issa. Il dramma che sta vivendo la popolazione ucraina sarà rappresentato da una giovane testimone della tragedia della guerra in Ucraina».

  • Al Summit sono stati invitati anche gli esponenti delle chiese di Kiev e Mosca? 

«Sì, abbiamo fatto partire un invito al Patriarcato di Mosca e alle diverse Chiese presenti in Ucraina, anche se siamo consapevoli che la situazione è molto difficile. Siamo in attesa di sapere se parteciperanno. Vediamo. Speriamo bene. Il nostro non è solo un lavoro diplomatico ma soprattutto ecumenico. In passato delegazioni della Chiesa Russa e Ucraina hanno partecipato ai nostri incontri, quindi c’è una rete di rapporti che esiste da tempo e che speriamo possa servire a riallacciare alcuni rapporti in questo momento». 

  • Mentre nel mondo si moltiplicano le tensioni e i conflitti, uomini e donne di religioni e culture diverse si incontrano per tre giorni di dialogo e preghiera, per ascoltare il grido dei popoli del mondo e trovare insieme le vie della pace. Un’altra sfida per la comunità di Sant’Egidio, definita la piccola “Onu di Trastevere”, instancabile nella sua attività di diplomazia parallela? 

«Direi una sfida per il mondo, nel senso che la sfida per la costruzione della pace esiste sempre nei confronti dei conflitti in atto. Ora questa sfida si è fatta più evidente di fronte al conflitto in Ucraina, di fronte al quale noi crediamo che si debba comunque arrivare a un punto in cui si fermino le armi e si cominci a trattare. Per il bene di tutti. Come ha più volte invocato il Santo Padre. Se la guerra continua, continuano le vittime e prosegue la minaccia per il mondo con l’incubo nucleare». 

  • Una serie di Forum affronteranno temi di grande attualità. Ce ne vuole parlare? 

«Sì, ci saranno delle tavole rotonde, quattordici Forum che affronteranno temi cruciali come la questione ecologica, le migrazioni (pensiamo all’esperienza dei “corridoi umanitari” che Sant’Egidio promuove da alcuni anni), il valore di salvare vite umane, la guerra che sfida l’Europa. Un Forum sarà dedicato alla “Crisi dei missili di Cuba”, avvenuta ormai sessant’anni fa, quando il mondo si trovò sul baratro della catastrofe nucleare. Oggi siamo nuovamente di fronte al rischio nucleare, purtroppo, e ci si interrogherà su ciò. Accanto a questi, saranno argomentati temi di carattere più religioso, come la preghiera, la Parola di Dio, la Pasqua comune fra il mondo ortodosso, quello protestante e quello cattolico, tema cruciale del dialogo ecumenico». 

  • Questa manifestazione non nasce solo come reazione all’attuale momento di guerra, ma si riconnette a una lunga storia di impegno di Sant’Egidio per la pace, come espresso anche dal 30° anniversario della pace in Mozambico, celebrato poche settimane fa? 

«Sì, come dicevamo prima, ogni anno, e ormai sono trentasei, noi di Sant’Egidio abbiamo riproposto questo tipo di incontri. Negli anni si è venuta a creare una rete di persone che appartengono a religione diverse, che dialogano, poi anno dopo anno, abbiamo aggiunto anche rappresentanti della politica e della cultura. Ciò ha permesso anche di intervenire in alcuni momenti difficili, la stessa pace in Mozambico, firmata il 4 ottobre 1992 qui a Roma, a Sant’Egidio, si può dire che sia un frutto di questi incontri, che erano iniziati anni prima. Per esempio la crisi che scoppiò dopo l’attacco alle Torri gemelle a New York, l’11 settembre 2001, la rete di queste personalità e i rappresentanti delle religioni che ogni anno partecipano a questi incontri, permise di fare un incontro pochi giorni dopo gli attentati negli USA. In quell’incontro le religioni si dissociarono in maniera chiara dal terrorismo. Incontro importante, perché parteciparono rappresentanti della Santa Sede, delle Chiese americane e rappresentanti del mondo Islamico».

  • Il momento clou dell’Incontro sarà la cerimonia di preghiera per la pace al Colosseo, il 25 ottobre pomeriggio, con la presenza di Papa Francesco e dei rappresentanti delle religioni mondiali? 

«Sicuramente. Come avvenne ad Assisi e come abbiamo riproposto ogni anno, gli esponenti delle diverse religioni si raccoglieranno in preghiera in luoghi diversi, (gli esponenti cattolici pregheranno all’interno del Colosseo) rispettosi delle differenze tra le loro tradizioni religiose, per invocare il dono della pace per il mondo, per poi convergere tutti, nella cerimonia finale, che avverrà nella parte esterna del Colosseo. Qui il Papa lancerà al mondo il suo appello per la pace».

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