“L’avete fatto a me”. Immagini del Giudizio in mostra nella Cattedrale di Bergamo

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Cosa accade dopo la morte? Cosa fa pendere l’ago della bilancia dalla parte del bene al momento del giudizio? Affronta temi sempre attuali dal punto di vista artistico, da una prospettiva particolare la mostra ”L’avete fatto a me” aperta dal 28 ottobre al 27 novembre 2022 nella Cattedrale di Sant’Alessandro in Città Alta a Bergamo, nella Sacrestia dei Canonici.

Nella ricorrenza annuale delle giornate dedicate a tutti i Santi e alla Commemorazione dei defunti, dalla collaborazione tra Museo, Archivio e Biblioteca diocesani, con il patrocinio dell’Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Bergamo, la Cattedrale di Sant’Alessandro accoglie un percorso espositivo dedicato alla rappresentazione di uno dei novissimi: il Giudizio.
Il rapporto esistente tra l’immagine del tribunale celeste e le opere di Misericordia corporale traccia il sentiero per comprendere il valore delle buone opere che nei secoli indirizzano le azioni di misericordia della Chiesa fino a giungere alla contemporaneità.

Le forme del giudizio universale e del ”tribunale celeste”

Morte, giudizio, inferno e paradiso: sono le «cose ultime», dimensioni che, stando oltre il limite della vita e della storia, ne sigillano il senso. Il «Giudizio», divenuto poi nel lessico comune universale, è una di queste scene. A ispirare la sua immaginazione ha sempre contribuito la Scrittura.

Nel codice iconografico delle chiese latine il giudizio finale ha la forma di un tribunale celeste in cui Cristo siede in trono per separare, con rigore e infessibilità, l’umanità dei giusti e quella dei dannati, indirizzati ciascuno al rispettivo

Questa piccola mostra prova a verificare il tracciato di queste evoluzioni nel patrimonio artistico della storia ecclesiale bergamasca, nei molti «Giudizi» che compaiono nelle chiese che vi sono nate, nelle rappresentazioni che hanno animato la devozione personale dei credenti in vista del giudizio ultimo e di fronte alla morte, e anche in quelle prassi di carità donazione, lascito, eredità, fino all’opera recente di un artista contemporaneo, il bergamasco Andrea Mastrovito, che reinterpreta e attualizza il tema delle «Sette opere di Misericordia corporale», ponendo l’accento sui criteri piuttosto che sul Giudizio.
Pensare ciò che nella vita umana ha valore «definitivo» significa anzitutto meditare sulle qualità che le danno un peso, congedandosi da una idea del Giudizio concepita come un tribunale.

Il ricordo dei morti nei manuali di devozione

Nella religiosità popolare dell’Ottocento la concezione della morte è strettamente legata a quella di Giudizio. Nelle molteplici devozioni private, inculcate in modo speciale ai membri delle congregazioni, si dava largo spazio al ricordo dei morti. Il Pater, specialmente nella sua versione serale, includeva sempre un suffragio per le anime del Purgatorio. I manuali di devozione raccomandavano poi la recita di particolari giaculatorie o preghiere.
Sono da mettere in rilievo le elevate tirature di numerosi manuali anche in ambito bergamasco. Stando alle indicazioni dei frontespizi, si tratta di veri e propri best-seller: solo una rete di diffusione capillare come quella delle parrocchie poteva garantire risultati di questa entità. L’uso popolare dei libretti è testimoniato anche dalle scritte che occupano, con grafìe incerte e disordinate, le pagine bianche e i pochi spazi lasciati liberi dal testo. Troviamo appunti autobiografici o segnalazioni riferite alla provenienza del manuale. In altri casi figurano minute di lettere, appunti pro-memoria, conteggi, a dimostrazione che i libretti di preghiere erano costantemente a portata di mano.

Le sette opere di misericordia corporale di Mastrovito

Le sette opere di misericordia corporale (dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, vestire gli ignudi, alloggiare i pellegrini, visitare gli infermi, visitare i carcerati, seppellire i morti) sono sostanzialmente attinte dal celebre testo di Matteo 25 (31-46) che ha del resto ispirato larga parte dell’immaginazione iconografica circa il tema del giudizio universale.
La commissione delle sette opere di misericordia ad Andrea Mastrovito arriva dal servizio per la Pastorale giovanile della Conferenza Episcopale Italiana in occasione della trentunesima Giornata mondiale della gioventù nella quale papa Francesco ha dato appuntamento ai giovani a Cracovia.
Le scene del settenario della misericordia, catalogo base dei bisogni fondamentali dell’uomo, vengono qui rispettate nella loro sostanza, ma ogni volta nella lettera del dettato di base affiora la ricchezza di spirito di un’interpretazione del tutto acuta e profonda del tema.

L’artista, interrogato sulla possibilità di riproporre le “sue” opere di Misericordia all’interno di questa esperienza espositiva ha proposto, in linea con un’antica consuetudine tipica delle antiche cattedrali, di realizzarne un’inedita edizione tessuta a modello dei cicli di arazzi che ornano, ad esempio, la vicina Basilica di Santa Maria Maggiore. Il risultato, ottenuto tramite la perizia tecnica di una ditta bergamasca che si occupa di confezioni liturgiche (Ecumenicus di Leffe), restituisce un’installazione collocata nel coro barocco della chiesa Cattedrale. L’artista ha concepito anche delle sezioni decorative ad arazzo che raccordano questa presenza con l’impianto architettonico circostante. Le sette opere si pongono quindi in esplicita relazione con i sette dipinti che, nell’abside, ricordano le scene di martirio dei Patroni bergamaschi.
La mostra, allestita nella sacrestia dei Canonici, è visitabile tutti i giorni dalle 15 alle 17,30. Info, visite guidate e proposte educative 035278 151 info@fondazionebernareggi

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