“Pioverà Bellezza”: laboratori teatrali nelle scuole di Bergamo. “Un modo per ascoltare gli studenti”

Pioverà Bellezza è il progetto teatrale rivolto ai ragazzi delle scuole medie della città, fortemente voluto dall’assessorato all’Istruzione del Comune di Bergamo. Un’idea nata, come ha spiegato Loredana Poli, assessore alle politiche sociali del comune, “dopo aver ascoltato le esigenze dei ragazzi che a causa del duro periodo della pandemia avevano bisogno di riallacciare relazioni sociali e di rimettere in movimento corpi ed emozioni”.

Obiettivo, quello di dare maggior visibilità a questa fascia d’età particolarmente fragile, coinvolgendo nei laboratori teatrali ben 15 scuole medie e 15 istituti comprensivi, con oltre 70 classi e 1570 studenti. Ad organizzare i laboratori saranno sei compagnie teatrali della città: La Pulce, Erbamil, Pandemonium Teatro, Teatro Caverna, Teatro del Vento e Teatro Prova più il Teatro dell’Argine di Bologna, che curerà la regia dell’evento finale. L’iniziativa culminerà infatti nella presentazione di uno spettacolo conlusivo del percorso effettuato, che si terrà sabato 15 aprile 2023 e che farà parte del programma Bergamo Brescia Capitale della Cultura. Esso sarà suddiviso in due momenti fondamentali: la mattina nelle scuole, che saranno le porte della città e il pomeriggio davanti al Comune di Bergamo.

Un lavoro che metterà in primo piano le atività svolte dagli studenti, a partire dal logo creato e realizzato proprio da loro. Sono stati i ragazzi della scuola d’arte Fantoni, infatti a idearlo. Un ombrello con due manici e un cuore rosso, a simboleggiare il doppio, l’identità che cambia come spesso accade durante l’adolescenza. Sponsor e partner dell’evento sarà Perletti, specializzato nella produzione di ombrelli e accessori da pioggia che ben accoglie i valori dell’iniziativa: scommettere sui giovani e sulle loro capacità creative.

Mariagrazia Panigada, direttrice artistica del progetto, ha messo in evidenza come sia fondamentale dare la parola ai giovani studenti per soddisfare le loro necessità, in primis quello di essere ascoltati e di esprimersi. “Si tratta di un progetto visionario, di politica educativa e profetico. Tutta la città si metterà in ascolto per sentire quello che i ragazzi hanno da raccontare”. Silvia Briozzo del Teatro La Pulce ha sottilneato proprio questo bisogno di relazione e di abbattimento delle barriere di protezione che anche la pandemia ci ha imposto ad utilizzare. Fabio Comana di Erbamil racconta: “Gestualità, linguaggio non verbale, mimica e gioco scenico sono gli strumenti che abbiamo scelto per offrire agli studenti l’occasione di approfondire le relazioni interpersonali e riscoprire l’ espressività dei corpi”. “Il laboratorio come un dono in cui riacquistare fiducia e sentirsi parte di un tutto”. Questo il punto di vista di Chiara Magri del Teatro Del Vento. Flavio Panteghini di Pandemonium Teatro ha invece individuato tre livelli in cui mettere al centro la persona: individuale, dell’incontro con l’altro e col gruppo, all’interno di uno spazio teatrale vivo e condiviso. Andrea Rodegher del Teatro Prova vede nei laboratori un modo per mettere in rete non solo gli studenti ma anche il corpo insegnanti in un lavoro che diviene a tutti gli effetti d’equipe. infine Damiano Grasselli del Teatro Caverna, che ha portato i laboratori nelle periferie della città, ha evidenziato come sia importante far sentire chi vive in periferia parte di un sistema: “Il teatro deve essere coinvolgente ed inclusivo”. 

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