“Le povertà sono un furto”. La globalizzazione e il prezzo del benessere secondo Chiara Giaccardi

“Le povertà sono un furto. Siamo in una società giusta?” è il tema scelto per il convegno che si svolgerà domenica 13 novembre, dalle 15, presso il teatro dell’Istituto Palazzolo.

L’iniziativa è promossa dalle Caritas di Bergamo e Brescia e inserita nel programma della “Settimana del povero” e delle iniziative di Bergamo Brescia 23, capitale della cultura.

A una prima lettura il titolo ci sembra “forte”, non ne cogliamo subito le implicazioni. Per capire meglio riportiamo alcune parole di Chiara Giaccardi, docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l’Università Cattolica del S. Cuore, che interverrà al convegno, intervistata per “L’Eco di Bergamo” da don Mattia Magoni, direttore dell’Ufficio diocesano Comunicazioni sociali.

“Viviamo in un tempo di grande povertà – dice la professoressa Giaccardi -, in molti sensi: la globalizzazione aveva promesso più benessere per tutti, ma ha lasciato dietro di sé anche un aumento delle disuguaglianze e uno sfruttamento predatorio delle risorse del pianeta. Papa Francesco nella “Laudato sii” lo dice chiaramente: c’è un’intima relazione tra i poveri e la fragilità del pianeta. Ci scopriamo dentro a un mondo il cui modello di sviluppo produce scarti: scorie che inquinano e “scarti umani”, perché chi non sta al passo si trova relegato ai margini. In tutto questo non manca una certa violenza. Tutto è connesso. Ce l’ha ricordato la pandemia e ora ce lo rammenta la guerra fuori casa: con lucidità, padre Turoldo diceva che «la Terra è una, come l’umanità è una. Non è possibile che uno stia bene e l’altro male»: c’è un legame che ci interpella”.

Ci sono tanti tipi di povertà, materiale ma anche simbolica, come la perdita di senso, l’eccessiva concentrazione sulle cose materiali, l’idea che si possano possedere perfino le persone. “La miseria, sia materiale che simbolica – prosegue Chiara Giaccardi -, è una conseguenza indesiderata del benessere. L’ineguaglianza è frutto del nostro modello di sviluppo, che ha tanti meriti perché ha migliorato la condizione di vita di diverse persone, ma paradossalmente ha prodotto anche evidenti effetti collaterali, che oggi chiedono un ripensamento. È la ragione per cui si parla di sostenibilità: non può essere la strategia per sognare una maggiore efficienza a costo zero, senza cambiare nulla. È piuttosto la consapevolezza che tutto è connesso e che è necessario prendersi cura di questo legame: una sostenibilità non solo tecnologica ed economica, ma umana, integrale, per tutti gli uomini e per tutto l’uomo”.

In questo quadro ha un ruolo molto importante la carità cristiana, che è, sottolinea Giaccardi “originalissima”: “non è solo «funzione», risposta a dei bisogni, ma «senso», orizzonte condiviso che nella fraternità dà sapore alle nostre vite. Ancora, nell’idea cristiana la povertà non è solo un male da debellare, ma è anche un metodo di esistenza possibile. È uno stile per attraversare la vita: una via di libertà, di leggerezza, di essenzialità che ci libera dalla schiavitù delle cose e rende possibile la prossimità. In questo senso, è condizione della pace: finché c’è desiderio di possesso, non ci sarà mai pace”. (Puoi leggere l’intervista intera su “L’Eco di Bergamo” dell’11 novembre 2022). Scopri di più sul convegno, clicca qui.

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