Verso l’alt(r)o, la meditazione della settimana: “Vorrei consigliarti una bugia”

Per essere felici, serve innanzitutto immaginare di essere felici.”

Così aveva insegnato la signora Ono a suo figlio […].

Sayaka però continuò: “A me suona bene il discorso di tua madre”. In effetti, rifletté a voce alta, una lezione a scuola, un incontro di lavoro, una riunione di famiglia – se uno riusciva a calarsi per bene nel ruolo della persona entusiasta, naturalmente tutto prendeva una piega gioiosa.

“Quindi credo proprio avesse ragione: la felicità, la verità, tutte le cose migliori,
nascono spesso da una bugia” concluse allegra.

Shuichi la guardò e pensò che avesse gli occhi più pieni di luce che avesse mai visto.

“Talvolta anche un amore inizia da una bugia… ma poi andando avanti si realizza. No?
Come a scuola: un ragazzino si prende una cotta per una compagna solo perché gli hanno riferito che lei lo ama.”

“Ti è mai successo?” chiese in tono ironico Shuichi.

“In continuazione” Sayaka scoppiò in una risata.

Laura Imai Messina, L’isola dei battiti del cuore

Ho pensato spesso a queste parole, mi piacciono. Molto spesso affrontiamo una situazione con la convinzione di sapere già come finirà. Qui intravedo la possibilità di stupirsi ancora della vita, soprattutto nelle occupazioni di tutti i giorni. Penso che questo principio di dirsi delle bugie valga tanto per le bugie sane che per quelle nocive: nei comportamenti di un gruppo se ne vedono facilmente gli effetti. 

Gli effetti delle bugie nocive fanno spesso rumore, le notizie dal mondo raccontano di dinamiche di gruppo capaci di indurre le singole persone a vivere eventi molto spiacevoli. Così come ci sono gruppi che decidono di seguire una narrazione buona e che raggiungono grandi obiettivi, che nessuno dei partecipanti avrebbe creduto possibile. Perché allora non sfruttare questo principio per darsi una trama alla propria vita, per rilanciarla? Posso rivolgere un sorriso a quel collega perché mi convinco che anche lui un giorno mi salutò con entusiasmo, posso recuperare il secchio del vetro del mio vicino, piccole cose pratiche.

Allora la mia fede in Dio? Anche questa è una mia favola? Cerco agganci nel Vangelo, nella vita di Gesù: parlava alle folle con parabole. Anche Gesù usava delle storie per aiutare le persone a scoprire il valore di alcune scelte di ogni giorno. Gli studiosi ci dicono che il Vangelo stesso si discosta dallo stile della cronaca! Non è un invito a rendere tutto un’interpretazione relativa, perché nella sua interezza, la storia di Cristo consegna un senso ben preciso alla vita. Il valore del Vangelo è quello di lasciare però uno spazio alla libertà di ognuno: la parabola del buon pastore si rivolge a tutti, non solo ai pastori di tutto il mondo. Se mi immagino di essere quel pastore che torna a cercare una pecora perduta, giorno per giorno scoprirò di essere capace di stare attento ai più fragili, ai più silenziosi, agli ultimi.

Le parole dell’autrice mi invitano a rilanciarmi, a non accontentarmi, a dare nuova vita e nuova luce alle mie giornate e alla mia fede. Con fantasia e gioia fresche!!

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