Verso l’alt(r)o, meditazione della settimana: il senso dell’attesa

(Odisseo) Andò allora a sedersi in disparte sulla riva del mare,
splendente di grazia e bellezza; ne stupì la fanciulla,
e subito disse alle ancelle bei riccioli:

«Sentitemi, ancelle braccio bianco, che dica una cosa:
non senza i numi tutti, che stanno in Olimpo,
quest’uomo è venuto tra i Feaci divini.
Prima m’era sembrato che fosse brutto davvero,
e ora somiglia ai numi che il cielo ampio possiedono.
Oh se un uomo così potesse chiamarsi mio sposo,
abitando fra noi, e gli piacesse restare!
Su, date all’ospite, ancelle, da mangiare e da bere».

(Omero, Odissea, libro VI)

Sulla spiaggia di Scheria, remota isola abitata dai Feaci, Omero immagina un incontro indimenticabile, tra il naufrago Odisseo e la fanciulla Nausicaa. 

Da un lato un uomo che sta ritornando a casa dopo anni di lontananza, di guerra e peregrinazione, dall’altro lato la giovane figlia del re, ancora ingenua ma in età da fidanzamento.

Dietro quell’incontro ci sono storie complesse, vissuti animati da desideri, che sono fondamentali per comprendere la scintilla che si accende dietro un episodio altrimenti banalizzabile. 

Nausicaa è una ragazza che attende di incontrare l’uomo della sua vita. Ha sempre vissuto nella sua patria ma dentro di lei si muove un grande desiderio (che Omero rende concreto immaginando interventi divini a parlarle ed animarla). 

Odisseo è agitato dai dubbi e dalle incertezze, non sa se il popolo che abita la terra in cui è giunto sia ospitale o selvaggio, ha bisogno di aiuto e lo chiede. Nausicaa invece è abitata da un’attesa.

L’apparizione di Odisseo e le sue parole sono la fiamma che accende questo desiderio. Quando lui la elogia definendo beato l’uomo che le sarà sposo, Nausicaa non può che vedere di fronte a sé la promessa di felicità desiderata. 

Le altre ragazze fuggono per paura di fronte a qualcuno di diverso, lei invece rimane e incontra lo xenos, straniero-naufrago-ospite.

La condizione perché un incontro accada è proprio l’attesa che ci abita. 

L’attesa ha una dinamica opposta rispetto alla pretesa: la pre-tesa vorrebbe orientare la realtà a nostro piacimento, l’at-tesa è invece la condizione di apertura che consente di riporre fiducia ad una promessa e di realizzare i desideri.

È quell’apertura che permette a Maria di dire sì di fronte ad un angelo che le propone una promessa unica e incomprensibile. È quell’atteggiamento che permette ad ogni cristiano di vivere il Natale come un incontro che cambia la vita. Perché la pre-parazione all’incontro con Gesù Cristo è at-tesa, non pre-tesa.

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