“A quasi tre anni dalla morte di don Fausto Resmini, stanno continuando tutti i servizi avviati da lui. Come ci hanno insegnato don Fausto e don Bepo, cerchiamo di rispondere alle emergenze che si presentano”.
Così don Dario Acquaroli inizia a raccontare quello che sta avvenendo nella comunità del Patronato San Vincenzo di Sorisole, di cui è direttore dalla morte di don Resmini, avvenuta nel marzo 2023.
Nell’ambito dell’iniziativa “La vulnerabilità come forza” proposta dalla diocesi nell’ambito di BergamoBrescia 2023 Capitale della cultura il 12 febbraio a Sorisole alle 15 sarà possibile incontrare più da vicino questa comunità ascoltando testimonianze e racconti.
Percorsi educativi e formativi per ragazzi in difficoltà
La comunità, situata nei pressi del santuario della Madonna dei campi, si articola in una serie di case, che accolgono minori e giovani in condizioni di disagio e devianza, ai quali vengono proposti percorsi educativi e formativi al fine di consentire il loro recupero individuale.
Le comunità per minori, che accolgono normalmente venti ragazzi (minori stranieri non accompagnati o coinvolti in procedimenti penali), nell’ultimo periodo hanno dovuto fare i conti con una vera e propria emergenza.
“Sono cresciuti moltissimo i numeri dei minori stranieri non accompagnati arrivati a Bergamo, così come in molte altre città italiane – spiega don Dario -. Noi ci siamo messi a disposizione sin da subito. In collaborazione con il Comune di Bergamo, abbiamo garantito il servizio di pronta accoglienza”.
I progetti di recupero per i detenuti
Sono stati tantissimi i ragazzi arrivati a Sorisole, soprattutto nell’autunno scorso. “Nel corso del 2022 abbiamo ospitato 230 minori stranieri non accompagnati – prosegue ancora don Dario -. Abbiamo cercato di accogliere tutti in pronta accoglienza, nella casa più grande (dove si sono liberati dei posti, non avendo più i richiedenti asilo), mentre continuavano regolarmente le attività delle tre comunità per minori con i posti in accreditamento”.
Molti di questi ragazzi sono poi stati inseriti altrove. “Sono stati collocati in altre comunità educative o altri progetti. Il nostro stile ci insegna a non voltarsi dall’altra parte di fronte alle emergenze”.
Oltre alle comunità di Sorisole, la fondazione che ora è intitolata proprio a don Resmini ha attivato anche numerosi altri progetti.
“Abbiamo le attività legate al carcere, dove da un anno e mezzo è attivo un laboratorio di assemblaggio e vorremmo avviare anche il secondo; ha preso il via il progetto di inserimento sociale e lavorativo di giovani ed ex detenuti alla cascina all’Agro di Sopra; continuano anche i laboratori a Lurano e il progetto del forno a Lallio”.
Tanti elementi che testimoniano quanto continui ad essere generativo il ricordo di don Fausto.
“Siamo chiamati continuamente ad interrogarci e a rivedere quello che facciamo – commenta don Dario -. Dobbiamo cercare di rispondere sempre nel modo migliore ai bisogni portati dai ragazzi, che chiedono sempre di più ripensamento e formazione”