Appuntamento con la Storia al Teatro Sociale: Ascanio Celestini racconta Pasolini

Roma, Auditorium Parco della Musica 01 11 2021 ROMAEUROPA FESTIVAL ASCANIO CELESTINI MUSEO PASOLINI ©Musacchio, Ianniello & Pasqualini

Dopo il ricordo di Giacomo Matteotti ad opera di Maurizio Donadoni, la sezione Appuntamento con la Storia della Stagione dei Teatri della Fondazione Teatro Donizetti, fortemente voluta dalla direttrice artistica Maria Grazia Panigada, si sofferma su una delle personalità centrali della cultura italiana del Novecento: Pierpaolo Pasolini.

La figura del grande poeta, scrittore e regista sarà al centro dello spettacolo Museo Pasolini scritto e interpretato da Ascanio Celestini, in programma al Teatro Sociale venerdì 17 febbraio (ore 20.30). 

Voci Grazia Napoletano e Luigi Celidonio. Musiche di Gianluca Casadei. Suono Andrea Pesce. Produzione Fabbrica Srl e Teatro Carcano con il contributo di Regione Lazio e Fondo Unico 2021 sullo Spettacolo dal Vivo . Durata spettacolo: 2 ore e 20 minuti senza intervallo. Prezzi biglietti: posto unico intero 19 euro, ridotto 15 euro.

«Secondo l’ICOM (International Council of Museums) le 5 funzioni di un museo sono: ricerca, acquisizione, conservazione, comunicazione, esposizione. Come potrebbe essere un museo Pier Paolo Pasolini?»: da questa domanda è partito Ascanio Celestini per ideare il suo spettacolo, «In una teca potremmo mettere la sua prima poesia: di quei versi resta il ricordo di due parole “rosignolo” e “verzura”. È il 1929. Mentre Mussolini firma i Patti Lateranensi, Antonio Gramsci ottiene carta e penna e comincia a scrivere i Quaderni dal Carcere». 

E così via, come dice Vincenzo Cerami: «Se noi prendiamo tutta l’opera di Pasolini dalla prima poesia che scrisse quando aveva sette anni fino al film Salò, l’ultima sua opera, noi avremo il ritratto della storia italiana dalla fine degli anni del fascismo fino alla metà degni anni Settanta. Pasolini ci ha raccontato cosa è successo nel nostro paese in tutti questi anni».

Ascanio Celestini ci guida in un ipotetico Museo Pasolini che, attraverso le testimonianze di chi l’ha conosciuto, ma anche di chi l’ha immaginato, amato e odiato, si compone partendo dalle domande: qual è il pezzo forte del Museo Pasolini? Quale oggetto dobbiamo cercare? Quale oggetto dovremmo impegnarci ad acquisire da una collezione privata o pubblica, recuperarlo da qualche magazzino, discarica, biblioteca o ufficio degli oggetti smarriti? Cosa siamo tenuti a fare per conservarlo? Cosa possiamo comunicare attraverso di lui? E infine: in quale modo dobbiamo esporlo?

Il racconto di Celestini ripercorre cronologicamente solo alcune tappe di vita del poeta morto nel 1975. Celestini mette in mostra i reperti: la prima poesia scritta a 7 anni; il paese di origine della madre, Casarsa; l’innocenza del Partito comunista “piegata come una bandiera e chiusa in un cassetto”; la borsa in similpelle contenente una bomba inesplosa e ritrovata il giorno dell’attentato a piazza Fontana; e il corpo stesso del poeta. Sono pezzi perduti e analizzati che aprono finestre sul Novecento, un secolo archiviato forse un po’ troppo frettolosamente. Per questo vale la pena ripercorrerlo: Celestini racconta il secolo passato come nessuno aveva mai fatto prima. E alla fine per quel cadavere lasciato a terra spunta il colpevole: è il Novecento.

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