Verso l’alt(r)o, meditazione della settimana. Cosa vuol dire amare i nemici in tempo di guerra

Crocifisso e guerra

Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli.

Matteo, 5, 43.

Sembra difficile, quasi un controsenso, pensare che l’amore possa diventare un imperativo e la figliolanza un fine. Eppure Gesù comanda ai suoi discepoli di amare e indica come conseguenza delle loro azioni l’acquisizione dell’identità di figli di Dio. 

Non dovrebbe essere un fatto spontaneo e naturale amare? E non dovrebbe essere una condizione data una volta per tutte quella di figlio?

L’amore di Dio per ogni uomo è una garanzia su ciascuno può sempre contare, ma la risposta è affidata alla libertà del nostro cuore. Prima ancora, il suo riconoscimento. Gli occhi e il cuore hanno bisogno di allenamento per diventare capaci di percepire i segni della cura. Ci sono momenti della nostra vita in cui tutto va per il verso giusto e altri in cui provare gratitudine ci sembra un’impresa.

Don Oleh Ladnyuk, sacerdote salesiano, è il direttore di una scuola media di Leopoli. Dal 2014 è anche cappellano militare dell’esercito ucraino. Negli ultimi mesi è stato impegnato a portare assistenza spirituale ai soldati, ma anche aiuti materiali alla popolazione civile, soprattutto bambini e adolescenti, la cui vita è stata messa a dura prova dalla guerra. 

“Nella guerra il rischio maggiore è l’animalità, perché la guerra è meccanica, ma non bisogna abituarsi”, ha raccontato agli studenti di una scuola superiore di Bergamo che ha incontrato di recente per offrire una testimonianza della propria vita. 

Uno studente gli ha chiesto se nella situazione in cui vive riesce ancora ad amare. Una questione che punta dritto al cuore di tutto. “Anche i miei studenti mi chiedono se dobbiamo amare tutti, anche chi ci spara. Io rispondo sempre di sì: Cristo è morto e ha vinto la morte, ma lo ha fatto soffrendo in croce. Questa è la nostra vita, qui, oggi. Dobbiamo prima accettarla per poterla cambiare”.

Si può amare anche in mezzo alla guerra. Proprio lì dove amare il tuo nemico sembra assurdo. In un contesto che parla di tutto fuorché di amore. 

Perché la preghiera e l’amore sono gli ingredienti che cambiano il cuore. E quindi cambiano la storia. Nella guerra ma anche nella vita di ognuno di noi. Per diventare davvero figli.

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