Dieci anni con Papa Francesco, profeta coraggioso. Suor Chiara: “Usa immagini semplici che arrivano al cuore”

Buongiorno suor Chiara. In questi giorni ricorre il decimo anniversario dall’inizio del pontificato di Papa Francesco. Secondo lei qual è il tratto caratteristico di questo Papa? La semplicità, come fa pensare il nome che ha scelto? In questo periodo secondo lei è aumentato il peso delle donne e delle religiose nella Chiesa oppure no?
Viola

La semplicità, l’immediatezza e la franchezza d’animo che caratterizzano papa Francesco colpiscono immediatamente gli interlocutori, cara Viola! I suoi “buongiorno”, “buonasera”, “buon pranzo”, toccano ogni volta il cuore, facendo crollare quella sorta di “aura sacrale” che solitamente avvolge la persona del pontefice.

La sua sensibilità ai temi quali “le periferie esistenziali”, “l’autoreferenzialità”, “la Chiesa in uscita”, “la Chiesa povera”, “i poveri”, “i pastori con l’odore delle pecore”, “la misericordia”, “la terza guerra mondiale a pezzi”, “la Chiesa – ospedale da campo”, “l’ecologia e la cura della casa comune”, “la fratellanza”, “la mondanità”, “il chiacchiericcio”, “il discernimento degli spiriti”, “non basta «fare il maquillage”; “la riforma” e molti altri, ci sono divenuti familiari anche se fatichiamo a comprenderli in profondità e ad assumerli.

Le immagini originali che usa per richiamare i valori evangelici o per metterci in guardia da pericoli particolari sono tratte dalla vita quotidiana e dal linguaggio corrente, e per questo hanno la forza di colpire immediatamente la nostra mente e il nostro cuore, facendoci rimanere senza parole: “Giovani-divano”; “Faccia da funerale!”; “Pastori e non pettinatori di pecorelle”; “La risurrezione di Gesù non è l’happy end di un film”; “Il confessionale non dev’essere una sala di tortura”; “Cristiani da pasticceria”, e  moltissime altre, suggestive, chiare e originali, dinanzi alle quali nessuno può dire di non capire, a meno che non lo voglia!

Un uomo lungimirante, pieno di franchezza

Bergoglio è un uomo lungimirante, pieno di franchezza, di parresia evangelica, un profeta coraggioso e un pastore capace di discernere per la Chiesa scelte autenticamente evangeliche! 

Già nel 2013, la sera della sua elezione, assumendo il nome del poverello di Assisi, papa Francesco ha offerto al mondo una sintesi di quello che sarebbe divenuto il programma del suo pontificato, nell’attenzione alla storia e allo scorrere delle situazioni, spesso dolorose. 

Francesco, per certi versi, è un profeta scomodo perché non teme di additare con franchezza le incoerenze della Chiesa e le contraddizioni dei cristiani, insieme alla bellezza del vangelo e dei valori verso cui camminare. Ancora, non ha paura di mettersi concretamente dalla parte dei poveri, degli esclusi, per difenderli dai soprusi e dalle ingiustizie che denuncia senza mezze misure; non ricerca l’audience e non annacqua la verità del Vangelo anche a costo di critiche pesanti; non esita ad andare anche fisicamente là dove l’uomo e la donna piangono, soffrono e muoiono a causa dell’egoismo; non si vergogna, nemmeno, di piangere di dolore, davanti al mondo intero, per i tanti fratelli uccisi in assurde guerre fratricide.

È un pontefice accorto, in grado di individuare, nella complessità odierna, quei passi che la Chiesa, oggi, è chiamata a compiere perché sia coerente con il Vangelo, libera da sé stessa e da ogni genere di compromesso. 

Più spazio alle donne anche negli organismi curiali

Anche di fronte al tema “donna” nella Chiesa, il vescovo di Roma ha compiuto scelte profetiche nominando molte donne come membri degli organismi curiali, da sempre riservate ai cardinali e ai vescovi: nel dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, per gli Istituti di Vita Consacrata, per i Laici, la Famiglia e la Vita, i Vescovi; nella Pontificia Commissione Biblica, annessa al dicastero della Dottrina della Fede, per la Cultura e l’Educazione, presso la Segreteria di Stato, la segreteria del Sinodo, nella direzione dei Musei Vaticani, nel Governatorato. 

Aumentando la presenza delle donne nella curia romana ha aperto la strada ai laici, dimostrando che per svolgere alcune competenze non si deve essere necessariamente essere un sacerdote e che, in alcuni casi può anche essere un laico, e quindi, anche una donna.

La nostra gratitudine al Signore per questo nostro pastore arrivato “dalla fine del mondo” è veramente grande. Continuiamo ad assicurargli la nostra preghiera, come egli chiede quasi quotidianamente, perché possa continuare ad essere nella e per la Chiesa intera e per l’umanità un “pastore con l’odore delle pecore”.

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