Come riportare i giovani a Messa? Armando Matteo: “Ci vuole il coraggio di cambiare”

Senza i giovani avremmo “una Chiesa da museo, bella ma muta, con tanto passato e poco avvenire”, ha detto Papa Francesco e su questo argomento il teologo Armando Matteo ha scritto un saggio in cui indaga su come “Riportare i giovani a Messa” (Àncora Editrice 2022, 128pp, 13, euro, versione e-book – ePub, 8,99 euro). 

Per parlare del tema “giovani e fede” abbiamo dialogato con Armando Matteo nato a Catanzaro nel 1970, docente di Teologia fondamentale alla Pontificia Università Urbaniana di Roma, che nell’aprile 2022 è stato nominato da Papa Francesco segretario per la Sezione Dottrinale del Dicastero per la Dottrina della fede.

  • Don Matteo, per quale motivo i giovani si allontanano dalla Messa e dalla vita cristiana e come riportarli nella Chiesa?

«È un fatto ormai sotto gli occhi di tutti che le nuove generazioni tendenzialmente stanno imparando a vivere senza Dio e senza la Chiesa. Nel loro rapporto con la comunità cristiana, infatti, non emerge un atteggiamento di sfida o di aperta contestazione. Quel che è in prima linea è un atteggiamento di indifferenza. Semplicemente non afferrano più perché è una buona cosa, per la propria esistenza, vivere da cristiani e dunque partecipare alla santa Messa. La ragione di tutto questo, a mio avviso, è data dal fatto che la trasmissione generazionale della fede si è interrotta. In famiglia, soprattutto, non hanno ricevuto una testimonianza di vita cristiana piena e convinta. Gli adulti di oggi sono in gran parte “postcristiani”. Ma non vorrei neppure mancare di sottolineare una certa inerzia da parte della comunità cristiana, la quale continua a fare quello che ha sempre fatto nei confronti dell’iniziazione alla fede dei più piccoli, non tenendo adeguatamente conto dei sostanziali cambiamenti avvenuti nella popolazione adulta».

  • Dalla celebrazione del Sinodo sui giovani nel 2018 in poi nulla di nuovo è accaduto nell’azione pastorale rivolta all’universo giovanile. Colpa solo della pandemia? 

«Purtroppo è così. La pandemia ha giocato certamente un ruolo notevole nell’impedire la nascita di un nuovo slancio missionario nei confronti dei giovani, che faticano con la fede e che almeno dalle nostre parti sono la maggioranza. Ma la ragione ultima è data dal fatto che il Sinodo sui giovani non ha propiziato questo slancio missionario della comunità cristiana. Ha insistito oltre misura sul tema dell’accompagnamento ma, appunto, dei giovani – e sono una sparuta minoranza rispetto al totale – con i quali abbiamo già un rapporto». 

  • Il sottotitolo del saggio appare emblematico: “La trasmissione della fede in una società senza adulti”. Ce ne vuole parlare?

«Questo è il vero tema del piccolo saggio, che va a completare quella che io chiamo la “Trilogia di Peter Pan”. Si tratta di tre miei piccoli saggi (Pastorale 4.0, Convertire Peter Pan, Riportare i giovani a Messa), che studiano l’impatto del radicale cambio occorso nel mondo degli adulti sull’azione pastorale della Chiesa. Prendere atto del trionfo di Peter Pan nel cuore degli adulti e delle adulte della nostra società, che li porta a una sostanziale dimissione rispetto al loro dovere di educatori e di testimoni, significa per la comunità cristiana una sola cosa: modificare radicalmente la propria mentalità pastorale. Implica in concreto l’impegno a trovare modi nuovi, rispetto a quelli usati nel passato, per far sorgere nel cuore dei giovani e pure degli adulti un desiderio di Gesù, di Vangelo e di Chiesa. Sotto questa luce, come mostro in questo ultimo saggio, l’esortazione di Papa Francesco Christus vivit è una vera e propria miniera».

  • Che cosa manca davvero nella Chiesa, quando mancano i giovani?

«Senza i giovani, la Chiesa “muore”. Muore, perché non c’è nessuna sicurezza di ricambio generazionale tra le file dei suoi fedeli e dei suoi pastori; muore, perché non porta a termine il suo compito: portare Gesù a tutti e tutti a Gesù».

  • La XXXVIII Giornata Mondiale della gioventù, che si terrà in Portogallo, a Lisbona dall’1 al 6 agosto del 2023, potrebbe rappresentare la svolta?

«Possiamo certamente sperarlo, ma possiamo già far qualcosa sin da subito. Ascoltare di più Papa Francesco e, senza perdere e prendere altro tempo, trasformare le sue indicazioni in carne e sangue delle nostre comunità cristiane».

  1. Se si chiede ai nostri figli o nipoti, perché non desiderano andare a Messa, sicuramente la prima risposta è: perché mi annoio,… non capisco quello che succede…perché c’è uno vestito in pompa magna che mi dice quello che dovrei fare e poi vedo i miei genitori e lui che per primi non lo fanno…E poi…perché non posso giocare con il telefonino…Già! chiediamo loro se qualcuno ha loro parlato di Gesù, stuzzicando quella curiosità che un bimbo ha fin da quando a gattoni gira per le stanze di casa…a Messa forse ci andrà non perché qualcuno lo obbliga a stare seduto ed educato, dietro un banco, ma perché vedrà un’intera comunità che gli farà percepire che quella cosa è buona! Le comunità dell’oggi saprebbero dare senso a ciò che viene celebrato nella Messa, fino a meravigliare un bambino?

  2. Sono malato molto stanco, cosa mi importa di tante parole… Fate una messa di guarigione, guarite gli ammalati… Cristo ha fatto questo!! Di tutte i buoni propositi erano pieni i libri anche prima, Lui disse di guarire i malati e scacciare i demoni, il resto sono solo parole, la conversione e tutte le opere di bene e anche il ritorno alla fede sarà dopo che le persone abbiano avuto la possibilità di sperimentare Cristo… Altrimenti di ONG e filosofie consolatorie c’è pieno l’universo

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