Dispensa Re-store, una bottega con finalità sociali: ridurre gli sprechi e aiutare i più fragili

Il furgone arriva nel parcheggio e i volontari iniziano a scaricare la merce e sistemarla per tipologia sugli scaffali. Sono le 16 di lunedì pomeriggio: alle 17 la bottega aprirà e i primi clienti inizieranno ad arrivare.

Ma la bottega in questione non è un normale negozio alimentare: si tratta della Dispensa Re – store, un progetto di Namasté cooperativa sociale e Foria srl, in collaborazione con il Comune di Bergamo.

Situata in via Ercole Mozzi 6, in un quartiere periferico e popolare della città, è simile a una bottega di quartiere, ma con delle finalità sociali: ridurre lo spreco alimentare (i prodotti si compongono di eccedenze alimentari recuperate tra supermercati, grossisti e all’ortomercato), sostenere chi fatica ad arrivare a fine mese (i prodotti sono gratuiti) e fare da “isola formativa” a persone disabili o con fragilità per dei tirocini prima di entrare nel mondo del lavoro vero e proprio. 

Patrizia, Franco e Roberto, i volontari presenti in negozio al nostro arrivo, sistemano con cura i prodotti: soprattutto frutta e verdura, poi pasta, riso, dolci, ma anche detersivi, bagnoschiuma e prodotti per bambini e animali domestici.

In tutto i volontari sono circa 42, a turno presenti in negozio nei giorni di apertura (lunedì e giovedì dalle 17.00 alle 19.30), e gli altri giorni in giro per città e provincia per recuperare le eccedenze.

Per chi viene la prima volta, viene consegnato un depliant, un piccolo manuale di lotta allo spreco, “Salva capra e cavoli”, che spiega in modo semplice ed immediato la differenza tra termine e scadenza e  dopo quanto tempo si può conservare il cibo oltre il termine minimo di consumo e suggerimenti su come utilizzarlo al meglio (ad esempio, trasformare la frutta più matura in frullati e dessert).

Da quattro anni, la Dispensa Sociale recupera e ridistribuisce cibo, spesso di ottima qualità, alle organizzazioni senza scopo di lucro del territorio. Solo nel 2021 abbiamo salvato dallo spreco e donato 101 tonnellate a 38 enti diversi – spiega Raffaele Avagliano, coordinatore della Dispensa Sociale e Restore –. Con la Dispensa Restore vogliamo creare una cultura del non spreco, aperta a tutti, in particolare ai quartieri del Villaggio degli Sposi e della Grumellina dove ha sede. Non profit, impresa e pubblico si sono messi assieme per promuovere il bene comune”.

Nel 2022 114 mila 123, 71 kg salvati dallo spreco, tra ortofrutta (82,5%), fresco (7,1%), secco (6,9%) e bevande (3,2%).

Oltre ai volontari, non semplici commessi, ma “commessi ascoltatori”, che spiegano il servizio, aiutano nella scelta dei prodotti, consigliano ed ascoltano, alla Dispensa Re-Store vi è una figura educativa: “Molti arrivano con Isee e altra documentazione in mano – racconta Sofia Rota, educatrice del progetto –, ma in realtà per accedere non serve nulla di tutto ciò. E anche questo aspetto li fa rilassare: in un certo senso non si sentono etichettati. Ciò che sappiamo di loro, è ciò che raccontano mentre fanno la spesa: dopo un po’ di volte che vengono qui, si sfogano. C’è chi ha la moglie disabile, chi ci avvisa che non lo vedremo per un po’ di tempo perché dovrà essere operato, c’è un signore senza fissa dimora che abita in una tenda e prima faceva l’infermiere, chi non vede i propri figli da anni. C’è una ragazza ucraina, molto giovane, che viene qui ogni volta con la madre e una sfilza di bambini: uno di loro parla italiano e ci fa da interprete. Si creano dei legami e dei rapporti di fiducia, è un ambiente famigliare in cui le persone possono essere se stesse”. 

Le relazioni che si creano restano più importanti della quantità di derrate salvate. “E’ una lotta allo spreco che si traduce nel dare una mano alle persone in difficoltà – continua Avagliano -. Ci siamo resi conto che qui viene una fascia della popolazione che non accede ai servizi sociali o alla Caritas per diversi motivi, magari per vergogna, magari sono persone che hanno una casa di proprietà e un lavoretto, ma questa spesa gratuita permette loro di sostenere altre spese, come magari il dentista”. Oltre al poter fare la spesa gratuitamente, si affianca la “dispensa educativa”, laboratori per le scuole con attività di prevenzione allo spreco, e “l’isola formativa”, la possibilità per ragazzi disabili o con fragilità di svolgere un tirocinio nel negozio.

950 accessi dall’apertura, le persone provengono da Bergamo città (58%) e provincia (42%). Di Bergamo la maggior parte sono del Villaggio degli Sposi, Grumellina e Monterosso. Circa il 50% ha più di 60 anni, uomini e donne indistintamente, e si tratta di circa 70% italiani, 30% di persone di origine straniera, tra cui anche qualche famiglia ucraina fuggita nell’ultimo anno.

Poco prima dell’apertura, passa un signore: entra e tira fuori dal suo zainetto qualche prodotto, che ha appena comprato e vuole donare alla bottega. Mi spiegano che viene spesso: non fa spesa, ma dona qualche prodotto per chi ha più bisogno. Sono ormai le 17.00 e il negozio apre: entrano i primi clienti.

Rota chiede loro nome e cognome – più per una questione statistica che altro – e verifica se sia la prima volta di accesso alla bottega. I volontari – commessi ascoltatori li accolgono, e li guidano nella spesa: l’accesso è ogni due settimane, con un massimo di dieci prodotti a famiglia

Abito qui vicino, con mia moglie – racconta Antonio, 70 anni -. Facevo il pizzaiolo, ma prendo solo 400 euro di pensione, stessa cosa mia moglie. Ci vorrebbero tanti progetti di questo tipo”. Modou viene dal Senegal: “Un mio amico mi ha segnalato il progetto, sono venuto due o tre volte. Fatico ad arrivare a fine mese: lavoro saltuariamente, quello che trovo, e ho due bambini piccoli, è difficile”. Tamara, 56 anni, russa, ha saputo del progetto tramite Facebook ed è venuta sin dall’apertura: “Non ho scelta: mio marito ha 80 anni, e non sta molto bene, io sono disoccupata. Lavoravo come restauratrice, ma con questa crisi le persone hanno altre priorità. Non prendo mai prodotti che non siano di prima necessità: l’altra volta ho preso delle verze nere, ho fatto lo stracotto toscano, e siamo andati avanti per un bel po’ di tempo con quello. E’ un aiuto, poter fare la spesa qui, e non me ne vergogno”. C’è anche chi è incuriosito dal servizio, come Renato, 28 anni, operatore della Cooperativa Ruah: “Ho accompagnato un nostro utente, un signore che era senza dimora fissa e che ora è da un anno nel servizio Housing first. Mi sono incuriosito e ho provato anche io a fare spesa: è un bel servizio contro lo spreco”. Si trovano anche genitori seprati, come Sergio, 47 anni: “E’ la prima volta che vengo qui, ho conosciuto il progetto perché ne han parlato nella chat dei genitori della scuola. Tra affitto e il mantenimento per i figli, faccio fatica ad arrivare a fine mese, se poi ci sono delle spese impreviste, come questo mese che mi si è rotto il radiatore dell’auto, ancora di più. Gli stipendi non sono adeguati al costo della vita che sta aumentando sempre più e oggigiorno con 50 euro non riempi il carrello. E’ un aiuto in più, non bisogna avere vergogna”. 

Per saperne di più e aderire al progetto: https://dispensasociale.coopnamaste.it/

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