Scommettere di nuovo sull’umanità. L’eredità della Pacem in Terris

Rosy Bindi: "Cristo è sulla croce per l’unità del genere umano. Dovremmo sentire più responsabilità"

Rosy Bindi, cristiana da lungo tempo impegnata in politica, sferza l’assemblea radunata dalle ACLI per un nuovo incontro del ciclo Molte Fedi Sotto lo Stesso Cielo. Chiede: “Veramente pensiamo che la guerra sia sacrilega?”. 

Il tema dell’incontro è l’attualità dell’enciclica Pacem in Terris, consegnata alla Chiesa e al mondo il Giovedì Santo del 1963 da Giovanni XXIII. La sede del dialogo è la bellissima abbazia di Fontanella, a poca distanza da paese natale del Papa Buono. Sono trascorsi 60 anni da quando la dottrina sociale della Chiesa si è arricchita di parole e idee profetiche grazie al Papa bergamasco. È necessario che oggi ci si chieda cosa resti di quella presa di posizione così netta nei confronti della storia e delle relazioni tra i popoli. 

Con la Bindi è intervenuto lo storico Alberto Guasco: insieme hanno ricostruito il contesto che ha dato origini al documento più celebre di Giovanni XXIII e l’hanno messo in dialogo con l’attualità. 

Papa Giovanni ha conosciuto la guerra da vicino, appartiene a una generazione che si è dovuta misurare con il primo conflitto mondiale, “inutile carneficina” come lo definì Benedetto XV, e che poi ha visto gli orrori delle dittature in Europa e della Seconda guerra mondiale conclusa con l’uso dell’atomica da parte degli Stati Uniti contro il Giappone.

Lo stesso Papa si è speso in prima persona per cercare di evitare lo scoppio di un conflitto atomico nel 1962 quando la crisi missilistica di Cuba ha tenuto il mondo con il fiato sospeso per diversi giorni.

In quella stagione della storia, così carica di memoria e di paura, ma anche ricca di speranze, la Pacem in Terris ha rappresentato una novità per la Chiesa e per il mondo intero.

Il documento papale cerca di interpretare i “segni dei tempi”: accetta l’idea che la storia permetta di comprendere meglio il messaggio evangelico. Per la prima volta un testo del magistero di questo tipo non si è rivolto solamente alla gerarchia ecclesiale o ai battezzati ma a “tutti gli uomini di buona volontà” e ha accolto positivamente alcune conquiste del diritto degli ultimi secoli, superando la tensione polemica tra Chiesa e mondo che ha caratterizzato una lunga stagione. 

L’ordine tra gli esseri umani nella convivenza è di natura morale. Infatti, è un ordine che si fonda sulla verità; che va attuato secondo giustizia; domanda di essere vivificato e integrato dall’amore; esige di essere ricomposto nella libertà in equilibri sempre nuovi e più umani. 

Giovanni XXIII, Pacem in Terris, 20.

Papa Giovanni sollecita il mondo a riconoscere la dignità di ogni persona umana portatrice di diritti, apprezza le conquiste ottenute dalla società in merito alla condizione operaia, al ruolo della donna, all’uguaglianza tra persone e popoli.

Invita a riconoscere il ruolo che le istituzioni internazionali nate dopo il secondo conflitto mondiale possono ricoprire per promuovere la pace. Rigetta l’idea che possa esistere una “guerra giusta”. Si scaglia senza mezzi termini contro la proliferazione degli armamenti e la rincorsa all’atomica.

Cosa rimane di quel messaggio oggi mentre “è in corso la terza guerra mondiale di un mondo globalizzato, dove i conflitti interessano direttamente solo alcune aree del pianeta, ma nella sostanza coinvolgono tutti”, come ha affermato Papa Francesco lo scorso 9 gennaio rivolgendosi ai membri del corpo diplomatico presso la Santa Sede?

Rosy Bindi sollecita l’assemblea presente presso l’abbazia di Sant’Egidio a riconoscere che alcune delle speranze che la Pacem in Terris ha assorbito si sono ormai affievolite. Le condizioni di vita nel mondo sono complessivamente peggiorante negli ultimi decenni.

L’affermarsi di un solo modello economico e finanziario improntato alla massimizzazione del profitto ha aumentato le disuguaglianze, ampliato la conflittualità, indebolito gli organismi internazionali. Le democrazie sono sempre più assediate da sistemi autoritari. Il ritorno della guerra in Europa è il segnale preoccupante del fallimento della diplomazia e motivo di grande preoccupazione. 

Tutti i processi sono mondiali, non siamo riusciti a globalizzare il diritto e la politica.

Coltivare la speranza significa non sottrarsi ad affrontare questi problemi.

Rosy Bindi

I quattro grandi principi su cui è costruito il documento di Papa Giovanni dovrebbero tornare a sollecitare le coscienze dei credenti. 

  • Verità: l’uomo deve riscoprire il senso del limite, è creatura chiamata al rispetto per la vita, non alla sua manipolazione. 
  • Giustizia: oggi che la condizione di benessere non è più scontata per tutti deve maturare la consapevolezza che i grandi problemi vanno risolti insieme, in un’ottica di globalizzazione della solidarietà.
  • Solidarietà: gli uomini non possono che riconoscersi fratelli e sorelle tra loro.
  • Libertà: la grande conquista di vedere riconosciuta la propria dignità ha bisogno che si verifichino le condizioni di rispetto per la vita di tutti per essere reale.

In questo tempo in cui la nuova bomba atomica esplosa è la “dignità dell’uomo calpestata”, i credenti istruiti dal messaggio evangelico possono sollecitare un ordine mondiale nuovo. Ma devono assumere posizione decise, non ambigue, consapevoli dell’urgenza di schierarsi in difesa dell’uomo e per la pace. Papa Francesco l’ha fatto. Ora tocca ad ogni comunità cristiana.

Puoi ascoltare l’incontro qui.

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