Siamo connessi in mille modi invisibili. Un telo quaresimale unisce arte, scienza e religione

“Esistiamo in una rete di nodi e anelli simile a un laccio e siamo più interconnessi e interdipendenti di quanto spesso siamo consapevoli. Quando un filo si spezza, tutti i fili vibrano…”.

Idrija è una città di 11mila abitanti nella Slovenia occidentale, nota in tutto il mondo per le sue miniere di mercurio. Ma non solo. Da oltre tre secoli le abili mani delle mogli dei minatori intrecciano fili bianchi come la neve, tramandandosi di generazione in generazione l’arte del merletto. Originariamente realizzati per ornare le chiese e gli abiti liturgici, gli arredi delle case e gli abiti delle ricche famiglie contadine, i merletti di Idrija sono diventati famosi in tutto il mondo.

Il valore universale del lavoro a tombolo di Idrija è stato riconosciuto – insieme a “Il lavoro a tombolo in Slovenia” – come patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’Unesco. Decine di fili sottilissimi che disegnano meraviglie, superando la loro fragilità proprio nell’intreccio che li unisce.

Un’installazione sul cambiamento e la conversione

Ed è ai merletti di Idrija che l’artista slovena Eva Petrič si è ispirata per creare “Human Cocoon”, il telo quaresimale che in queste settimane di Quaresima ha coperto la pala dell’altare maggiore nella cattedrale di S. Stefano a Vienna e che è possibile scoprire anche sulla pagina Ig dell’arcidiocesi di Vienna.

Un telo che l’artista ha pensato come una grande installazione, incentrata sul cambiamento e la conversione. Il telo è composto da un grande pannello in plastica alto 12 metri e largo 5,5 metri, davanti al quale è appeso un grande bozzolo di merletti in alluminio, che avvolge una sagoma umana sovradimensionata.

Sul fondo bianco del pannello spiccano elementi pittorici rossi che a prima vista possono apparire delle semplici macchie di colore. Ad un esame più attento, però, si può notare che si tratta di gigantografie di globuli rossi. Essi provengono dall’artista stessa, dal chirurgo viennese Gerd Silberhumer e dal parroco della cattedrale di Vienna, don Toni Faber. Petrič ha deciso di usare questi tre campioni di sangue, in rappresentanza di tre mondi – quelli dell’arte, della scienza e della religione – che per secoli hanno avuto un rapporto teso.

Il sangue come metafora di un legame

“Il fatto che l’intento artistico abbia raggiunto i limiti della fattibilità – commenta lo scrittore viennese Erwin Uhrmann in un saggio pubblicato sul ‘Pfarrblatt’ della cattedrale – potrebbe essere visto come sintomatico di questo delicato legame”. I tre campioni ematici, infatti, appartengono a gruppi differenti. E se si mescolano gruppi sanguigni diversi, come A e B, il sangue si raggruma.

Per realizzare il suo progetto, Petrič si è rivolta al medico Helmuth Haslacher che, all’ospedale generale di Vienna, è riuscito ad ottenere un campione utilizzabile per quest’opera.

“Per l’artista – aggiunge Uhrmann – il sangue oltre ad essere un prezioso fluido corporeo, è un simbolo della vita che vaga tra gradi delicati, il razionale e l’irrazionale, la fiducia e la paura, la protezione e l’essere in balia degli altri”.

Su questo sfondo, in continuo cambiamento, galleggia come una “cellula staminale simbolica” il grande “Human Cocoon” che, in forma ridotta, protetto in un cubo di vetro, ha intrapreso un viaggio nello spazio ed è stata esposta per un anno nella Iss, la stazione spaziale internazionale, nell’ambito del progetto artistico internazionale “Moon Gallery”.

Quando un filo si rompe, tutti gli altri oscillano

Il bozzolo umano di Eva Petrič nasce dall’incastro di 12 pezzi in alluminio, intrecciati tra loro come i pezzi di un grande puzzle. “Human Cocoon funge da totem – scrive l’artista su Ig – per i molti e spesso invisibili modi in cui siamo connessi. La figura, metà bianca e metà nera, ricorda una batteria in cui un lato è il catodo e l’altro è l’anodo. Appare come un antico geroglifico e allo stesso tempo come un essere futuristico, serve come una ‘emoji’ contemporanea e rappresenta ciò che significa essere un essere umano: essere un elemento attivo e insostituibile nella delicata rete di pizzi della vita. Quando un filo si rompe, tutti i fili oscillano e il disegno si riaggiusta, si adatta”.

La distanza tra il telo che fa da sfondo e la figura crea suggestivi giochi di luci ed ombre, in cui spicca la filigrana del pizzo di Idrija. Merletti che si combinano con le nervature a croce a sesto acuto della cattedrale.

Una rete che si collega ad altre reti, rimanendo sempre in movimento. E in questa rete trovano posto arte, scienza e religione. In costante ricerca di un equilibrio. In costante cambiamento. Così come in cambiamento è anche – per sua natura – il bozzolo.

Tre farfalle per incarnare fede, speranza e carità

Alla fine della Quaresima, il Sabato Santo, il “Cocoon” sarà trasformato in un trio di farfalle che fluttueranno sotto l’alto soffitto della cattedrale viennese. L’installazione “Human Butterfly@ArtScienceSpirituality” rimarrà esposta fino al 5 giugno, poco prima della festa del Corpus Domini.

“Quest’anno – spiega il parroco della cattedrale don Toni Faber – il bozzolo si trasformerà in una struttura vivente di tre farfalle, che simboleggiano fede, speranza e carità, le tre virtù divine, che ci permettono di sentire veramente il potere trasformante della risurrezione”.

In queste settimane Eva Petrič ha spiegato la sua opera durante partecipate visite guidate. Ma c’è stato anche chi – soprattutto attraverso i social – ha contestato la scelta di dare spazio in cattedrale durante la Quaresima all’arte contemporanea, invece che usare i tradizionali teli viola.

“Alle critiche, a volte giustificate, rivolte alle installazioni artistiche del cattedrale – commenta don Faber – rispondo volentieri con l’invito ripetuto a guardare semplicemente le opere d’arte una seconda volta, più in profondità, se la prima visione non porta ad una comprensione completa. I discepoli stupiti e dubbiosi dopo l’esperienza travolgente della risurrezione ne sono un esempio. A tutti l’augurio di avere una potente esperienza della forza trasformatrice della risurrezione”.

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