Ascoltare gli animatori del Cre “uno a uno”. Anche il tempo donato è un gesto di cura

Anche quest’anno, durante il mese di marzo e per qualche giorno nel mese di aprile, ho proseguito la “mia” tradizione dei colloqui con gli adolescenti candidati a diventare animatori nei CRE delle parrocchie di Grumello del Monte e Telgate.

L’impegno è consistente: tre o quattro pomeriggi a settimana, ascoltando uno ad uno gli adolescenti. Per un mese, pomeriggi impegnati in ore di colloqui, incontrando (finora) 110 animatori di Grumello e una trentina di Telgate (dove ancora mi mancano da ascoltare i candidati che concludono la prima superiore e vivranno, quindi, la prima esperienza da animatori).

Si pone, inevitabilmente, la domanda, che mi sembra necessaria perché la banalità che rischia di sopraffare chi vuole dare sempre tutto per scontato non abbia il sopravvento: questi incontri servono? È tempo sprecato o donato? Il “si è sempre fatto in questi anni”, riflesso del “si è sempre fatto così” che papa Francesco, fin da Evangelii Gaudium, ci ha indicato come ungrande male per la Chiesa, vale anche e innanzitutto per le piccole cose che facciamo nelle nostre parrocchie, quelle più ripetitive e quindi maggiormente esposte alla banalizzazione.

Anche quest’anno ho risposto “Sì” con convinzione alla domanda circa l’opportunità di ascoltare gli animatori uno ad uno. Con questo, ci tengo ad affermarlo prima di esplicitare le ragioni della mia scelta nei miei oratori, non voglio avanzare critica alcuna verso chi fa scelte diverse, siano esse l’iscrizione in segreteria senza colloquio o compilando un “modulo Google” che registra automaticamente i dati degli animatori nel computer dell’oratorio. 

È evidente che, oltre alla valutazione sulla positività ed efficacia di questi incontri, un prete deve anche potersi permettere il lusso di farli. Un parroco con una parrocchia di grandi dimensioni e senza il curato, un parroco di più parrocchie, un curato che oltre all’oratorio avesse altri impegni parrocchiali non può dedicare tanto tempo a questi colloqui; per quanto riguarda me, l’essere impegnato esclusivamente sulla pastorale giovanile degli oratori e qualche ora di scuola, con altri quattro preti tra Grumello e Telgate oltre a me ad occuparsi del resto delle attività pastorali, ha creato le condizioni perché potessi proseguire nella mia scelta.

Dunque, ho incontrato i ragazzi, ascoltandoli. Non mi sfiorava l’idea di fare grandi discorsi, ma di ascoltarli e incoraggiarli, ricordando la grande responsabilità che hanno nella cura dei più piccoli e dinanzi alla comunità adulta che ce li affida con fiducia. Ho ascoltato volentieri le loro riflessioni, le loro speranze e le loro paure; mi hanno raccontato della scuola e, alcuni, delle loro famiglie, alcune delle quali hanno incontrato difficoltà.

A Grumello, dove avevo chiesto lo scorso anno, a fine CRE, di fare una verifica scritta che aiutasse noi coordinatori a rivedere l’esperienza, ho riletto sia i fogli che avevano scritto gli animatori (una faticaccia.. più di cento pagine..) che le annotazioni che avevo scritto io sul loro impegno.

A ciascuno ho chiesto qualcosa in merito o ho riletto quanto avevano scritto, dicendo loro di proseguire il bel lavoro fatto lo scorso anno o, in caso non fosse stata un’esperienza particolarmente positiva, fissando uno o più obiettivi personali sui quali, con loro, si farà verifica settimanale.

A qualcuno ho chiesto di iniziare a vivere il CRE una settimana, per poi verificare se sia opportuno proseguire; a qualcun altro ho chiesto di aspettare a vivere o rivivere questa esperienza, evidentemente a seguito di episodi o situazioni che rendono necessaria questa decisione. 

Del resto, per quanto sia talvolta difficile e poco simpatico, per educare talvolta anche i “no” servono (di questo sono sempre fermamente convinto), perché fanno crescere, se accompagnati da una seria riflessione e da un lavoro di rete ben strutturato che permetta a ciascuno di vivere esperienze di crescita buone (penso in particolare ai gruppi adolescenti che proponiamo in oratorio, “palestre” importanti per cogliere e imparare lo stile che l’oratorio vuole proporre).

Sento tanta gratitudine per i miei ragazzi, durante questi colloqui: mi permettono di stare dentro le loro storie, per continuare ad imparare ed essere per loro compagno di viaggio che li aiuta ad affrontare questi impegni che, anche da adulti, ricorderanno con riconoscenza.

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