Quanto investiamo per dare prospettive ai giovani? Il lavoro per nutrire la speranza

I nostri vescovi tornano, con forza, a rilanciare un forte impegno di attenzione verso le giovani generazioni. Nel messaggio in occasione della Festa dei lavoratori dal titolo “Giovani e lavoro per nutrire la speranza”, affermano: «… dobbiamo interrogarci su quanto la nostra società, le nostre istituzioni, le nostre comunità investono per dare prospettive di presente e di futuro ai giovani. Essi pagano il conto di un modello culturale che non promuove a sufficienza la formazione, fatica ad accompagnarli nei passi decisivi della vita e non riesce a offrire motivi di speranza».

E aggiungono: «Conosciamo molto bene l’impatto sulla vita ordinaria di tale situazione: vengono rimandate le scelte di vita e si rimuove dall’orizzonte futuro la generazione di figli».

Come i giovani percepiscono e sognano il lavoro

Sono parole severe, ma che in questo tempo dove, almeno dalle nostre parti, pare che il lavoro proprio non manchi, c’è da lasciarci interrogare su come i giovani percepiscono, sognano, vivono il lavoro. 

Nello spirito del cammino sinodale ed attraverso le scelte che hanno dato vita e rilanciano le Comunità Eclesiali Territoriali, desideriamo anche noi, come Chiesa di Bergamo, condividere pensieri e azioni che dentro al lavoro rilancino, inneschino, sostengano, percorsi di vera dignità per tutti, attraverso il lavoro. Non possiamo dimenticare Papa Francesco che definisce il lavoro come “unzione di dignità”.

Un “bene comune” da consegnare a chi viene dopo

Con semplicità, ma grande convinzione, nei tanti e diversificati appuntamenti che anche nella nostra diocesi andiamo a proporre assieme a istituzioni, sindacati, università e associazioni, desideriamo fare nostra questa preoccupazione e riflessione nella convinzione che il mondo del lavoro è un ambito in cui capita spesso che i giovani sperimentino diseguaglianze ed emarginazione.

A partire dalle diverse prospettive di tutti coloro che in spirito di alleanza e collaborazione, ritengono che il lavoro sia uno dei grandi beni comuni da consegnare a chi viene dopo di noi, vogliamo provare a  «condividere la bellezza e la fatica del lavoro, la gioia di poterci prendere davvero cura gli uni degli altri, la fatica dei momenti in cui gli ostacoli rischiano di far perdere la speranza, i legami profondi di chi collabora al bene in uno sforzo comune». 

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