Storie di lavoro povero: una mostra per rimettere la dignità al centro del dibattito

Sensibilizzare su chi vive una situazione lavorativa precaria, con un salario basso, o di sfruttamento: è l’obiettivo che si pone la mostra “Art. 36 – Storie di lavoro povero”, che sarà inaugurata domenica 30 aprile presso il Mutuo Soccorso di via Zambonate 33 a Bergamo. Una mostra organizzata dalle Acli provinciali di Bergamo in collaborazione con l’Ufficio Pastorale Sociale e del LavoroCISL BergamoCGIL Bergamo e UIL Bergamo. Un modo per riportare al centro del dibattito pubblico un tema quanto mai attuale, e che deve ritornare al centro dell’agenda politica. 

Occupazione remunerata con un salario talmente modesto che non permette di superare la soglia di povertà”: così viene definito, nel dizionario Treccani, il “lavoro povero”, un’espressione che ricalca quella inglese “work poor”. Secondo il Rapporto “I lavoratori e le lavoratrici a rischio di bassi salari in Italia” pubblicato dal Forum Diseguaglianze Diversità a novembre 2022, tenendo in considerazione la variazione dei salari medi tra il 1990 ed il 2020, l’Italia è fanalino di coda nei Paesi Ocse, nonché l’unico Paese con un valore negativo (-2.9%). Secondo Eurostat, nel 2021 l’11,7 per cento degli occupati in Italia viveva in condizioni di povertà lavorativa (a grandi linee, quasi 2,6 milioni di occupati). 

La mostra, inaugurata ufficialmente martedì 2 maggio alle ore 18.00 alla presenza degli artisti, sarà visitabile fino a mercoledì 3 maggio, per poi diventare itinerante, girando la provincia bergamasca nei vari circoli Acli e negli enti partner del progetto: “Si compone di alcune illustrazioni di Ferrario Freres, delle fotografie di Federico Liardo e di un podcast che raccoglie le storie di lavoro povero e farà anche da audioguida all’esposizione – spiegano Davide Finazzi e Sergio Medolago, curatori del progetto -. Ci ha ispirato l’articolo 36 della Costituzione, unitamente alla percezione comune di un malessere condiviso sui luoghi di lavoro. È stato un lungo processo di raccolta, di ascolto e di rielaborazione spesso di sofferenze profonde». 

Storie di lavoro povero tratte dai vari sportelli di ascolto gestiti dalle Acli e non solo, una denuncia sociale messa in luce attraverso l’arte.

«In occasione del 1° Maggio ci è sembrato opportuno dare un segnale forte sul tema del lavoro – riferisce Daniele Rocchetti, presidente delle Acli di Bergamo -: qualche giorno fa ho letto il dato che la nostra provincia di Bergamo ricerca circa 8mila lavoratori al mese. Un dato importante, ma che ci deve far riflettere: la crescita delle opportunità di lavoro non va di pari passo con una dignità del lavoro. Questo fattore mina una certezza: che il lavoro abbia un senso decisivo per l’esistenza. L’intento di questa mostra vorrebbe essere proprio quello di stimolare una coraggiosa presa di coscienza sulle storie di sfruttamento, sui salari troppo bassi di certe professioni, sullo stress psicologico che genera una tale concezione di lavoro. Occorre ricomprendere il lavoro come uno strumento di educazione al vivere comune. Forse è una delle poche strade che ci resta».

«È vero che il lavoro non manca, ma non sempre la qualità del lavoro è all’altezza di ciò che riteniamo essere fondamentale perché sia rispettata la persona nella sua dignità – aggiunge don Cristiano Re -. Da qui nascono azioni possibili, che devono diventare azioni corali. Parlare del lavoro povero è mettere la lente su un aspetto che purtroppo si sta diffondendo, come anche le diseguaglianze si diffondono, andando a compromettere la possibilità di vivere tutti quanti serenamente e con parità di diritti».

«Non esiste lavoro indegno o inutile, ma resta il tema, forte, del riconoscimento economico effettivo e, soprattutto, della piena applicazione dei contratti e degli inquadramenti – dichiara Candida Sonzognisegretaria della Cisl di Bergamo –. È stato importante fare rete su questo progetto perché la condivisione di sguardi e attenzioni, ci dà più strumenti di comprensione anche della nostra realtà bergamasca». 

«Come Uil Bergamo aderiamo a questo progetto – dichiarano dalla Uil di Bergamo – perché è nostra intenzione valorizzare anche nella visione sociale e del territorio il valore che ha il lavoro, in primo luogo un valore umano prima ancora che economico, e che rischia invece di essere svilito a mero sfruttamento, se non vi è una robusta e incisiva azione politica».

«Oggi parlare di lavoro povero e di lavoratori poveri vuol dire indicare una platea sempre più grande e trasversale: ci sono giovani e meno giovani, uomini e donne, qualificati e meno qualificati, sia nelle imprese sia nei servizi – conclude la Cgil di Bergamo -. Sempre di più nelle aziende e nelle nostre sedi incontriamo persone che nonostante abbiano un lavoro, si vedono costrette a cercarne un secondo o a lavorare più ore per aumentare lo stipendio così da coprire spese sempre più alte. Ed è proprio con l’arte che cerchiamo di raggiungere le sensibilità di ciascuno, per fare sì che la società tutta si unisca per combattere questa profonda ingiustizia».

La mostra è visitabile: domenica 30 aprile dalle 15.00 alle 20.00; lunedì 1, martedì 2, mercoledì 3 maggio dalle 09.00 alle 20.00, presso il Mutuo Soccorso di via Zambonate 33 a Bergamo. 

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