Sapere è potere: la formazione come chiave per costruire il futuro ai tempi dell’intelligenza artificiale

La tecnologia sta cambiando il mondo a una velocità straordinaria e questo crea uno stato di smarrimento tra i giovani, che non possono più contare sull’esperienza dei genitori e devono costruire da soli il proprio futuro, tutto questo mentre le altre generazioni vedono venir meno quelle certezze che avevano sempre considerato indiscutibili. 

L’unica risposta possibile è dunque non aspettare, farsi trovare preparati. Claudio Ubaldo Cortoni e Davide Dattoli, nel loro libro“Sapere è potere” (Rizzoli 2023, Prefazioni di Federico Faggin e Roger Abravanel, pp. 192, 18,00 euro), spiegano “Da Aristotele A CHATGPT, perché il futuro dipende dalla nostra formazione”, come recita il sottotitolo del testo. 

Davide Dattoli, classe 1990, imprenditore della formazione digitale, fondatore di Talent Garden, la più grande scuola di formazione e networking in Europa, nominato da Forbes tra i trenta under 30 più influenti per la tecnologia e l’innovazione,  e Claudio Ubaldo Cortoni, classe 1976, bibliotecario e archivista presso la Comunità Monastica di Camaldoli, e docente di Storia della Teologia presso il Pontificio Ateneo Sant’Anselmo di Roma, conducono il lettore in un viaggio attraverso nove percorsi di formazione che hanno caratterizzato il passato dell’essere umano e ancora sono attualissimi: per acquisire il sapere e giungere alla realizzazione di sé.

“Non impari a camminare seguendo delle regole. Impari facendolo e cadendo”. Richard Branson

Abbiamo intervistato Ubaldo Cortoni.

  • Come e quando si sono conosciuti un monaco camaldolese e un giovane imprenditore dell’era digitale, cioè quando il sapere del passato ha incontrato quello contemporaneo? 

«Io e Davide ci siamo conosciuti qui a Camaldoli per una sorta di coincidenza, collaborando con le stesse persone. Ci siamo incontrati sul tema principale che appartiene sia alla tradizione quanto all’innovazione, cioè la formazione della persona. Riportando tutto quello che è il progresso, lo studio e tutto quello che sta intorno al digitale e a quello che non è soltanto la preparazione della persona nell’utilizzo dello strumento, ma come porre domande intelligenti allo strumento per poterlo usare in maniera intelligente avendo un progetto solido alle spalle. Ecco, questo è stato il modo in cui ci siamo incontrati». 

  • Secondo Lei l’IA potrà mai competere con la comprensione e la creatività umana? 

«L’IA in realtà per funzionare bene ha bisogno esattamente della creatività e dell’intelligenza dell’uomo. Né sovrapporrei e né direi che l’una è migliore dell’altra. L’IA muove dalle domande che animano la ricerca dell’uomo, di chi fa esperienza nella sua vita per ricercare un senso ma anche informazioni per costruire il futuro. Per capire cosa è l’IA bisogna prima capire se l’uomo ha delle domande sul futuro e che cosa vuole realizzare».

  • Geoffrey Hinton, il “padrino” dell’IA lascia Google: “Ora posso parlare dei pericoli di questa tecnologia”, ha dichiarato l’informatico britannico naturalizzato canadese. Che cosa ne pensa? 

«Condivido da un certo punto di vista le preoccupazioni di chi poi ha lavorato all’IA e proprio per questo è nato questo libro, il problema è utilizzarla come uno strumento, quindi serve una formazione solida. Se questa manca, e si dà lo strumento a una persona che la usa per altri scopi con altri indirizzi, è giusto pensare che ci sia un utilizzo sbagliato di una tecnologia. Spesso si è arrivati a questa soglia, tutto questo perché si pensa allo strumento e non alla formazione». 

  • CHATGPT è nuovamente raggiungibile dall’Italia. Lo stop era stato imposto circa un mese fa dal Garante per la Privacy, che ha ravvisato delle violazioni da parte di OpenAI, la start-up americana che ha realizzato il software, nel trattamento dei dati degli utenti. A che cosa può servire nella vita quotidiana CHATGPT? 

«Il problema di utilizzare questo tipo di tecnologia è il presupposto di come noi formuliamo le domande e come noi costruiamo il nostro vissuto. Formare una persona significa formarlo non a trovare le risposte, le risposte buone ci sono solo se siamo capaci noi di avere delle buone domande.Se non abbiamo delle buone domande ovviamente la tecnologia non potrà mai darci delle buone risposte. Nel quotidiano ci si misura esattamente con quello che noi ci chiediamo e con quello che noi cerchiamo oggettivamente. A questo servono questi tipi di tecnologie. Per uno studioso o per un ricercatore tutto ciò è importante, essenziale».  

  • La formazione è l’unico investimento per costruire il futuro delle giovani generazioni? 

«La formazione è sempre stato lo strumento migliore per plasmare il futuro. Senza formazione non abbiamo nemmeno la coscienza del presente, figurarci se siamo capaci di costruirci il futuro. Formare significa aiutare le persone costantemente a vivere il proprio presente in una dimensione che è ciò che si aspetterà. Senza formazione rimaniamo analfabeti, questo è il vero problema. Noi usiamo le tecnologie, ma le usiamo come analfabeti. Ed è un vero pericolo oltre a essere un vero problema etico».

  • Per quale motivo, adesso più di prima, investire su se stessi è possibile per un numero sempre più crescente di persone? 

«Investire su se stessi significa crescere nella propria consapevolezza anche di ciò che si è capaci di fare. Quindi investire significa non soltanto investire nella propria persona, pensiamo sempre che la formazione sia qualcosa di individuale. In realtà è una struttura circolare, perché soltanto il coworking, lavorare insieme, costruisce il sapere. Investire nella formazione significa mettersi in rete per capire che le informazioni possono generare sapere solo nel momento in cui c’è il confronto». 

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