Santa Teresa Verzeri: nata in una famiglia aristocratica, si è messa a servizio degli ultimi

Una donna aristocratica nata in una nota famiglia della città di Bergamo che sceglie l’abito religioso per rispondere  un bisogno molto avvertito: l’alfabetizzazione del popolo.

Così è stata Santa Teresa Eustochio Verzeri, fondatrice della Congregazione delle Figlie del Sacro Cuore. Nata a Bergamo il 31 luglio 1801, fin dalla fanciullezza denota carattere forte, doti da leader e religiosità profonda.

A 16 anni entra nel monastero benedettino di Santa Grata, da cui è costretta a uscire non avendo ancora l’età prescritta dalle leggi governative. Nel 1821 torna nel monastero, da cui esce nuovamente due anni più tardi, perché il canonico monsignor Giuseppe Benaglio, una delle figure più prestigiose del clero bergamasco dell’epoca, le chiede un aiuto nella scuola per ragazze povere da lui aperta in Città Alta.

Il canonico, infatti, aveva raccolto un gruppo di giovani consacrate alla spiritualità del Sacro Cuore con l’impegno dell’alfabetizzazione delle ragazze povere. Per varie concause, la comunità ha vita breve.

La Verzeri torna in monastero, da cui esce definitivamente nel 1931 con l’appoggio del Benaglio e dà inizio alle Figlie del Sacro Cuore, contrassegnato da gioie e difficoltà. Infatti, il vescovo Carlo Gritti Morlacchi (1831-52), impostando una linea pastorale tardogiansenistica che si discosta da quella gesuitico-romana della maggioranza del clero diocesano, dice alla Verzeri di «non esservi bisogno di nuovi ordini religiosi, dato che la Diocesi ne era già sufficientemente provvista».

Da qui un lungo periodo di freddezza verso l’istituto, anche dopo l’approvazione pontificia (tra l’altro, Teresa convince papa Pio IX a sottrarre gli istituti religiosi di vita attiva dall’autorità del vescovo diocesano) e nonostante il suo sviluppo fuori diocesi. 

Anche se è costretta a trasferire la casa madre a Brescia, Teresa continua la sua opera frenetica anche con scritti per far conoscere il carisma e la pedagogia educativa che si compendia nella dolcezza: «Amate sinceramente l’anima delle vostre giovani come l’ama Dio stesso e nulla dovete omettere o tralasciare di quanto giova a procurar loro salute.

Siate benigne e soavi e con la pazienza e la dolcezza otterrete molto più che con la severità e il terrore»; «Adattatevi alla tempra, all’indole, alle inclinazioni e alle circostanze di ognuna; studiatene le propensioni per formarvene fondato giudizio».

L’istituto si diffonde e difeso a spada tratta dalla fondatrice dopo la minaccia di soppressione da parte delle autorità, poiché ritenuto di affiliazione gesuitica. Dopo una vita tanto combattiva, Teresa Verzeri si spegne cinquantenne il 3 marzo 1852. Due anni dopo, con la nomina del nuovo vescovo Pierluigi Speranza, la casa madre delle Figlie del Sacro Cuore torna a Bergamo.

Attualmente la Congregazione, impegnata nell’evangelizzazione, scuole, asili, convitti, pensionati universitari, ospedali, centri di accoglienza, parrocchie, è presente in Italia, Albania e Romania, in America Latina (Brasile, Bolivia, Argentina, Paraguay), Africa (Costa d’Avorio, Congo, Camerun e Centrafrica) e India.

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