Verso l’alt(r)o, meditazione della settimana. Da quando mia madre non c’è più

“Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi”. (Gv 14,19). 

Quella appena trascorsa è stata una festa della mamma per me molto particolare: per la prima volta non ho avuto vicino a me la persona che per nove mesi mi ha custodito nel suo grembo e con pazienza e cura mi ha condotto fino all’età adulta. 

Dal 15 febbraio, giorno in cui l’ho accompagnata verso la soglia di quello che Shakespeare definisce “paese inesplorato, da cui nessun viaggiatore fa ritorno”, mi sento sicuramente un po’ più “orfano”, ma non per questo disperato.

In questi mesi, infatti, mi sta accompagnando soprattutto il sentimento della gratitudine, perché guardandomi indietro mi rendo conto che ho avuto la grazia di godermi il tempo con lei.

Abbiamo sempre avuto un buon rapporto e anche nei momenti fisiologici di maggior distanza, come nell’adolescenza o quando ho intrapreso la mia strada un po’ più lontano da casa, ho sempre saputo di poter contare su di lei, sulla sua comprensione e sul suo supporto. 

La sua vita non è stata sicuramente una passeggiata di salute e segnata soprattutto da quel lutto che nessuna madre dovrebbe mai provare sulla sua pelle: quello della perdita di un figlio. Forse anche per questo ho sentito spesso dentro di me l’ingiunzione al dover essere un “bravo bambino”, per non causarle ulteriore dolore, cosa che ho riconosciuto e affrontato solo negli ultimi anni. 

Nella mia memoria ci sono tanti momenti felici condivisi che mi stanno sostenendo, così come la fortuna di averla assistita fino all’ultimo respiro, di averla sorretta un po’ io quando lei ne aveva bisogno e la consapevolezza che non ci siamo accaniti sulla vita qui, ma che abbiamo tentato di camminare insieme verso una Vita più grande.

È qui che Shakespeare si sbagliava: non è vero che nessuno è tornato per dirci cosa ci fosse dopo la morte e proprio il Vangelo che ci accompagna in queste domeniche del tempo pasquale ce lo ricorda.

Inoltre, la fede con cui ho visto morire mia madre, ma ancor più l’amore che mi ha trasmesso in tutti questi anni mi dà la certezza che un giorno ci rivedremo e vivremo nell’incondizionato Amore da cui tutto ha origine e verso cui tutto l’universo tende. Sono convinto che il nostro sia solo un arrivederci che di certo non toglie la fatica di una separazione che ogni giorno si fa sentire, ma che dona un senso al mio esserci hic et nunc.

Ora quando guardo il cielo so che le mie due mamme, quella del cielo e quella della terra, vivono insieme e pregare una, soprattutto in questo mese dedicato e in questa festa speciale per tutte coloro che hanno il dono di sentirsi chiamare “mamma”, sarà esattamente come rivivere l’amore che mi ha donato l’altra.

  1. Buonasera, vorrei tanto avere la sua fede. Ho perso mia mamma recentemente, ad aprile. E ancora non capisco. Come se vivessi in una bolla. Il lutto annienta, devasta, un dolore immenso. Ci si sente sempre impreparati, specie se arriva senza un perché è all’ improvviso.E la voglia di guardare avanti, oltre l’orizzonte,pur tentando non c è.

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