Il cardinale Zuppi all’Assemblea della Cei: “La Chiesa deve abbattere i muri dell’abitudine, conoscere persone e mondi nuovi”

Vaticano, 23 maggio 2023. Il card. Matteo Zuppi presiede la 77ma Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana (CEI).

“La guerra è una pandemia. Ci coinvolge tutti”. Lo ha detto il card. Matteo Zuppi, presidente della Cei, affrontando il tema della pace in Ucraina, a partire dall’impegno di Papa Francesco per questo “popolo martoriato”.

“Gli siamo grati per la sua profezia, così rara oggi, quando parlare di pace sembra evitare di schierarsi o non riconoscere le responsabilità”, ha affermato Zuppi introducendo i lavori dell’Assemblea della Cei, in corso in Vaticano fino al 25 maggio: “La sua voce si fa carico dell’ansia profonda, talvolta inespressa, spesso inascoltata, dei popoli che hanno bisogno della pace”.

Ucraina, dove sono gli sforzi creativi di pace?

“Dove sono gli sforzi creativi di pace?”. È questa, per il presidente della Cei, la domanda da porsi, come ha fatto il Papa nel recente viaggio in Ungheria: “Lasciamoci inquietare da questa domanda, perché non rimanga solo la logica spietata del conflitto”. No, allora, al “deterioramento delle relazioni internazionali”, che comportano il “triste tramonto del sogno corale di pace, mentre si fanno spazio i solisti della guerra”, ha affermato il cardinale citando ancora il viaggio di Francesco in terra magiara.

E ancora, sempre con le parole del Papa: “sembra essersi disgregato negli animi l’entusiasmo di edificare una comunità delle nazioni pacifica e stabile, mentre si marcano le zone, si segnano le differenze, tornano a ruggire i nazionalismi… A livello internazionale pare persino che la politica abbia come effetto quello di infiammare gli animi anziché di risolvere i problemi, dimentica della maturità raggiunta dopo gli orrori della guerra e regredita a una sorta di infantilismo bellico. Ma la pace non verrà mai dal perseguimento dei propri interessi strategici, bensì da politiche capaci di guardare all’insieme, allo sviluppo di tutti”.

Uno stile di vita modellato dalla parola di Dio

“Il discernimento non consiste nell’applicazione di regole o in un infinito campionario di interpretazioni, ma inizia con la fede, con uno stile di vita personale forgiato dalla Parola di Dio”. Lo ha detto il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, introducendo i lavori dell’Assemblea dei vescovi italiani, in corso in Vaticano fino al 25 maggio.

“Non ci sarà vero discernimento se non sapremo continuare ad ascoltare cosa lo Spirito continua a chiederci anche in questa seconda fase del nostro percorso”, ha affermato il cardinale riferendosi all’attuale fase del cammino sinodale della Chiesa italiana, che passa dall’ascolto al discernimento.

“Non possiamo nascondere che in questa prima fase del Cammino sinodale sono emerse fatiche, in vari ambiti e per varie ragioni”, ha ammesso il presidente della Cei: “Alcune diocesi avevano appena celebrato o erano in piena celebrazione di un Sinodo diocesano e si sono trovate quindi già avanti nel percorso, dovendo aspettare tutti gli altri; alcuni hanno chiesto chiarimenti o hanno persino avanzato dubbi sulla opportunità dello strumento sinodale stesso per affrontare i nodi della vita della Chiesa odierna. Dobbiamo registrare alcune difficoltà nei nostri presbiteri, che ovviamente ci devono far riflettere. Il processo, però, è avviato e procede, grazie alla dedizione di tanti. I referenti diocesani hanno svolto un ruolo decisivo e promettente”.

Il Cammino sinodale, ha precisato Zuppi, “non corrisponde a una logica interna né mira a un riposizionamento in tono minore, difensivo o offensivo, ma alla compassione di fronte alla grande folla che accompagna sempre la piccola famiglia di discepoli”.

La Chiesa deve abbattere i muri dell’abitudine

“Timidezza e pessimismo non sono fondati, perché c’è una chiamata della Chiesa espressa da tanti segni, tante voci, domande e situazioni”, ha puntualizzato il cardinale: “Solo il Signore conosce i nomi di quanti fanno parte di questo popolo. Se non ascoltiamo queste parole mettendole in pratica, corriamo il rischio di un ripiegamento identitario, accontentandoci di ‘pochi ma puri (potrebbe essere pure la pigrizia dei ‘pochi ma nostri’)”.

“Rischiamo di essere irrilevanti nella vita di troppi e nella storia, nascondendo il talento per paura o pigrizia”, il grido d’allarme del presidente della Cei che sulla scorta di San Paolo ha auspicato per la Chiesa italiana “la capacità di abbattere i muri dell’abitudine, d’incontrare audacemente persone e mondi nuovi ed entrare in relazione con il popolo numeroso delle nostre città. È un fatto storico, di cui portiamo la responsabilità di fronte a Dio e al futuro della Chiesa”.

“Tutti – laici, giovani e adulti, anziani, sacerdoti, religiosi – devono impegnarsi in un grande e rinnovato colloquio con le persone del proprio ambiente e andare oltre”, la consegna di Zuppi, secondo il quale “la Chiesa sinodale deve essere comunicativa. Il desiderio di molti giovani – circa 60.000 – di partecipare alla Gmg di Lisbona è significativo. Le difficoltà ci sono con il mondo giovanile, come sappiamo; ma le più grandi difficoltà sono la paura e l’impazienza”.

Accoglienza e natalità per guardare al futuro

“Accoglienza e natalità, non solo non si oppongono ma si completano e nascono dal desiderio di guardare al futuro”. A ribadire la convinzione recentemente espressa da Papa Francesco è stato il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, introducendo i lavori dell’Assemblea dei vescovi italiani, in corso in Vaticano fino al 25 maggio.

“La questione demografica e tutte le questioni sociali meritano attenzione e politiche lungimiranti”, ha osservato il cardinale affrontando il tema della crisi della famiglia: “È sbagliato contrapporre o separare valori etici e valori sociali: sono la stessa cultura della vita che sgorga dal Vangelo! La cultura della vita sa che essa nasce e cresce nella famiglia e che tutto non dipende dal proprio volere soggettivo che arriva a giustificare la cosiddetta maternità surrogata, che utilizza la donna, spesso povera, per realizzare il desiderio altrui di genitorialità”.

“Spesso le giovani coppie non riescono a costituire una famiglia semplicemente per la precarietà del lavoro o la mancanza di politiche di sostegno, a cominciare dalla casa”, ha denunciato il presidente della Cei, secondo il quale “quello della famiglia ha una ricaduta diretta su un altro tema, che ormai si presenta come una drammatica tendenza negativa pluriennale: si tratta della crisi demografica. Secondo alcuni demografi, siamo un Paese in estinzione. In questo ambito, alcune diocesi italiane hanno segnalato da tempo il problema particolarmente acuto dello spopolamento delle zone interne. Ma è tutto il Paese a soffrire una crisi e questa ha a che vedere anche con l’accoglienza di migranti e la loro inevitabile integrazione nella nostra società”.

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