Don Lorenzo Bellini di Telgate: “Umile e attento, mette il dialogo al primo posto”

«È un giovane bravissimo, dotato di grande umiltà, ereditata dalla famiglia. Sa ascoltare e mettersi in dialogo sia con i credenti, sia con i lontani dalla Chiesa».

È il ritratto di don Lorenzo Bellini, 25 anni, tracciato da don Alberto Varinelli, vicario interparrocchiale di Grumello del Monte e Telgate. Lo conosce da anni, da quando teneva catechismo alla sua classe, diventando amico e confidente, sentendosi da lui sostenuto anche negli anni del suo cammino in Teologia in Seminario.

Don Bellini è nato in una laboriosa famiglia contadina del paese e ha un fratello. «Un’altra sua grande caratteristica — aggiunge don Varinelli — è la sua profonda spiritualità, che si è arricchita nel tempo con la preghiera, che per lui è sempre un crescendo. In paese è molto viva l’attesa del suo arrivo dopo l’ordinazione sacerdotale. Il gruppo giovani sta preparando le iniziative dell’accoglienza».

In preparazione al grande giorno, in parrocchia si sono tenute varie iniziative, come un incontro sul rito dell’ordinazione sacerdotale, tenuto da don Paolo Carrara, docente in Seminario e alla Facoltà teologica di Milano, una sera di adorazione eucaristica e le Confessioni comunitarie.

La vita di don Bellini è sempre stata legata alla parrocchia. È stato chierichetto, ha sentito la prima scintilla vocazionale negli anni del liceo artistico, è stato catechista, per poi entrare nel 2016 nella Scuola vocazioni giovanili e infine passare in Teologia. Negli anni di Seminario ha vissuto esperienze pastorali nei fine settimana nelle parrocchie dell’Alta Val Brembana, nell’unità pastorale di Alzano e a Curnasco e nel Patronato San Vincenzo di Sorisole, accanto ai ragazzi afflitti da varie problematiche. È stato prefetto in Seminario, ha portato la sua testimonianza nelle Giornate del Seminario e ha vissuto l’esperienza di un mese di esercizi spirituali ignaziani a Napoli.

È molto legato a un’antica devozione nella sua parrocchia, cioè il Santo Crocifisso, conservato nella bellissima chiesa parrocchiale. E nelle sue riflessioni su «Alere», il periodico del Seminario diocesano, la definisce «la cara immagine che da secoli accompagna il cammino della comunità di Telgate ed è per me punto di riferimento e mezzo di affidamento. Cristo non è raffigurato morto, ma con occhi e labbra socchiuse, nell’atto di spirare». E confida che l’ordinazione sia un nuovo punto di partenza.

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