Papa Giovanni XXIII, suor Chiara: ”Ha indicato il dialogo e l’ascolto come vie di pace”

Buongiorno suor Chiara,
in questi giorni si ricorda il 60° anniversario della morte di Papa Giovanni XXIII e della Pacem in Terris. In questo periodo di guerra e di tensioni internazionali mi sembra che abbiamo proprio bisogno di ricordare la sua figura, che forse i più giovani conoscono poco. Io che sono nonno ho tanti ricordi legati a Papa Giovanni, e a volte mi arrabbio quando viene definito “papa buono” perché mi sembra riduttivo. La sua non era solo bontà, a mio parere, ma un’intelligenza profetica. Lei che cosa ne pensa?
Franco

Se consideriamo la bontà di papa Giovanni una sorta di buonismo, allora l’appellativo “papa buono” può essere riduttivo, come dici bene tu, caro Franco, ma se la collochiamo nel cammino di sequela del Signore Gesù scopriamo che la bontà può essere considerata la virtù che illumina e guida le sue scelte evangeliche, pastorali e diplomatiche e dalla quale scaturisce un spiccata intelligenza profetica nel leggere i segni dei tempi, nonché la chiave di lettura di tutta la sua esistenza e il suo ministero. 

Dunque, non buonismo, ma fortezza interiore e determinazione verso la santità: «Gesù da me, chierico Angelo Roncalli, non vuole solamente una virtù mediocre, ma somma; non è contento di me finché non mi faccio santo, o perlomeno non mi studio ad ogni mio potere di farmi santo. Tante sono e sì grandi, le grazie che egli mi ha dato a questo fine» (Giornale dell’anima).

Dialogo e ascolto reciproco come concrete vie di pace

Il suo proposito di intessere relazione fraterne positive, rispettose e franche con tutti, nel dialogo e nell’ascolto reciproco, si rivelano concrete vie di pace, di comunione e di accortezza profetica. 

A questo proposito è significativo ciò che scrive da segretario del vescovo Radini Tedeschi: «Riverenza, obbedienza, buon esempio, carità e dolcezza, parlar poco e bene, saper tacere senza ostentazione, tranquillità di spirito e serenità con tutti, massima garbatezza. Seguirò insomma il precetto di San Paolo a Tito: In tutto mostra te stesso modello di buona condotta» (ibid.). E in Bulgaria: «Nei miei rapporti con tutti, cattolici o ortodossi, grandi o piccoli, vedrò di lasciare sempre un’impressione di dignità e di bontà, bontà luminosa, dignità amabile» (ibid.).

Prudenza, carità, semplicità guidano il suo lavoro anche come nunzio apostolico a Parigi: «A dare semplicità a tutto, ricorderò le virtù teologali e le cardinali. La prima delle cardinali è la prudenza. Io debbo averne un culto di preferenza… Saper tacere, saper parlare con misura, dir meno che più e timore di dir troppo… Specialmente vigilare alla salvaguardia della carità» (ibid.). 

Ombre di guerra: ”Un’ora grave di tremende responsabilità”

E quando lo spettro delle guerre oscura l’orizzonte, proprio come ai giorni nostri, egli non tarda a manifestare il suo sgomento e come pastore non può tacere: «Noi sentiamo con terrore che di nuovo passa sul mondo un’ora grave per tutti di tremende responsabilità. Si avvicina il tempo della più grande penitenza per il mondo intero»; «Il pianto delle nazioni arriva al mio orecchio da tutti i punti d’Europa e anche da fuori. La guerra micidiale imperversa sulla terra, sui mari, nei cieli. Si pretende da qualcuno che Iddio debba preservare tale o tal’altra nazione, o dare ad essa l’invulnerabilità e la vittoria in vista dei giusti che in essa vivono, o del bene che pur vi si compie. Si dimentica che la guerra è volontà non di Dio, ma degli uomini, ad occhi aperti, a dispetto di tutte le leggi più sacre» (ibid.).

“Pacem in Terris” un lascito per tutta l’umanità

L’enciclica “Pacem in Terris” giunge quasi come un compendio della sua vita, del suo ministero pastorale, diplomatico e petrino, un testamento accorato lasciato all’intera famiglia umana, a tutti gli uomini, credenti e non credenti, a tutti gli uomini di buona volontà: “La pace è anelito profondo degli esseri umani di tutti i tempi, può essere instaurata e consolidata solo nel pieno rispetto dell’ordine stabilito da Dio… È necessario l’aiuto dall’alto…allontani Egli dal cuore degli uomini ciò che può metterla in pericolo. Illumini i responsabili dei popoli, affinché si affratellino tutti i popoli della terra e fiorisca in essi e sempre regni la desiderata pace. Il concilio Ecumenico è opera soprattutto dello Spirito Santo, che è come il cuore della chiesa, e il perpetuo autore e datore della sua rifiorente primavera… Fratelli, gioite, siate perfetti, siate concordi, state in pace, e il Dio della pace e dell’amore sarà con voi”. (Pacem in Terris)

Sono passati sessant’anni da allora, ma l’attualità di queste parole non è venuta meno, parole che invitano a lasciarci guidare, ammonire ed esortare dalla sapienza, mite e forte, di questo grande pastore che ha saputo leggere i segni dei tempi e scoprirvi una particolare chiamata di Dio. …E guardiamoci di non confondere la sua bontà con una sorta di debolezza interiore, perché essa è, con la pazienza, la virtù dei forti!

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