Sforzatica, il lavoro come opportunità di riscatto e di rinascita. ”Il Sogno” aiuta i più fragili

Il lavoro come opportunità di riscatto e di rinascita: si impegna a ricomporre con cura frammenti di vite fragili l’opera quotidiana della cooperativa “Il Sogno” di Dalmine, con sedi nelle parrocchie di Sforzatica Santa Maria, Sforzatica Sant’Andrea e Predore. È il cuore di un grande progetto di solidarietà, nato per offrire la possibilità di sognare a persone in difficoltà, “scartate” dalla società. 

Il vescovo Francesco Beschi ha incontrato operatori e volontari e ha visitato le sedi delle attività nel corso del suo pellegrinaggio pastorale nella fraternità 2 della Comunità Ecclesiale Territoriale (Cet) 12: “In un mondo in cui si sta diffondendo una cultura dell’indifferenza – ha detto – c’è sempre più bisogno di persone come voi, disposte a fare di più di ciò che è giusto. Il vostro impegno contribuisce ad alimentare una cultura della solidarietà di cui avvertiamo una profonda necessità”.

La cooperativa è nata nel 2016 come espressione della comunità parrocchiale: “Per noi – ha sottolineato don Claudio Forlani, presidente e fondatore – sognare a occhi aperti vuol dire riuscire a immaginare un futuro e un mondo migliore, e adoperarci per realizzarlo. Siamo partiti da due frutteti in cui abbiamo iniziato a impiegare alcuni dei nostri ragazzi, ora abbiamo 13 dipendenti, seguiamo una sessantina persone con progetti diversi, ci aiutano oltre 100 volontari. Ci siamo accorti strada facendo che la carità aiuta la comunità a crescere e la rende più bella”. 

A chi si rivolge la cooperativa? “Accogliamo persone in condizioni di fragilità economica, psichica e sociale – ha spiegato Licia Fedrighini, vicepresidente e coordinatrice -. Le accompagniamo ad acquisire le competenze di base necessarie per inserirsi nel mondo del lavoro. All’inizio la nostra area d’azione comprendeva il territorio di Dalmine, pian piano abbiamo iniziato a ricevere richieste anche da paesi vicini come Curno, Mozzo, Osio Sopra, Levate, Treviolo. Siamo nati come cooperativa di tipo B, finalizzata all’inserimento lavorativo, da quest’anno abbiamo chiesto di diventare anche cooperativa di tipo A per poter offrire nuove opportunità anche a persone con esigenze diverse, che non hanno possibilità di sbocchi occupazionali”.

I volontari hanno un ruolo importantissimo: “Per noi – ha aggiunto Fedrighini – rappresentano una risorsa fondamentale. Mettono a servizio le loro competenze anche per compiti specifici come la contabilità”. Le sollecitazioni del territorio e gli impegni sono in espansione: “In questo momento – ha proseguito Fedrighini – ci mancano gli spazi: stiamo usufruendo di locali parrocchiali ma ci auguriamo di poter contare presto su sedi nostre per dare solidità e respiro a questa realtà, e poter inserire più ragazzi”.

I progetti de “Il sogno” si sostengono attraverso tante attività: la preparazione di prodotti alimentari come marmellate, succhi di frutta, torte, biscotti, ravioli, pasta fresca, l’allestimento di catering, la confezione di bomboniere e oggettistica. C’è poi un laboratorio “stagionale” che prepara prodotti natalizi. E ancora lavori di assemblaggio, realizzazione di candele, giardinaggio, sgomberi. A disposizione della cooperativa ci sono anche due frutteti, una piccola serra, un orto, alcuni animali da cortile. 

Contribuiscono a mantenere vivo questo grande impegno anche molti benefattori che “con la loro presenza, le risorse economiche e aiuto materiale danno impulso alle nostre iniziative”. 

“Tante persone passate dalla cooperativa sono poi riuscite a trovare lavoro in modo autonomo – osserva Edoardo Marchetti, educatore, primo socio dipendente, ora pensionato, volontario e membro del cda – dando una svolta positiva alla loro vita. Ogni compito non ha solo una finalità pratica ma anche educativa”.

Numerose le connessioni avviate con soggetti diversi del territorio: dai servizi sociali dei comuni alle agenzie del lavoro, Uepe, ufficio esecuzioni penali esterne, Patronato San Vincenzo, Caritas, altre cooperative e scuole, parrocchie e oratori. “Promuoviamo incontri di sensibilizzazione con gruppi di catechesi, Centri ricreativi estivi, classi – ha aggiunto Silvia Paluschi, educatrice – proiettiamo filmati informativi e li coinvolgiamo nei laboratori”. Il vescovo ha evidenziato l’importanza di “prendersi cura delle persone, e non solo dei bisogni” e la bellezza di “restituire la possibilità di sognare” a chi l’ha persa. Ha mostrato inoltre apprezzamento per l’originalità di questa esperienza e in particolare per “l’intreccio forte con la vita delle comunità parrocchiali, un modo per rendere concreta l’ispirazione che scaturisce dal Vangelo”.

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