Papa Ratzinger, “un esempio di fede matura”. Georg Gänswein lo ricorda a Pedrengo

«L’insegnamento più grande che ci ha lasciato Papa Benedetto XVI è la gioia della fede e la ragione del credere, perché la fede non è contro la ragione. Un altro suo insegnamento è che il Concilio Vaticano II è il faro che deve guidare il cammino della Chiesa».

È un passaggio dell’intervento dell’arcivescovo Georg Gänswein, 67 anni il prossimo luglio, già segretario particolare di Papa Benedetto XVI, nonché prefetto della casa pontificia. Domenica 11 giugno è stato invitato dalla parrocchia di Pedrengo per la settimana dedicata ai Papi Giovanni XXIII e Benedetto XVI.

La mattina ha presieduto la Messa solenne in chiesa parrocchiale, in unione con Papa Francesco, con l’omelia incentrata sulla solennità del Corpus Domini. Numerose le persone presenti, fra cui il sindaco Simona D’Alba. Al termine, l’arcivescovo ha donato alla parrocchia una casula bianca, un purificatorio, due Rosari e una medaglia di Papa Ratzinger coniata in occasione del suo pellegrinaggio pastorale in Terrasanta e due Rosari.

Nel pomeriggio, l’incontro in chiesa parrocchiale, aperto da un video sulla vita di Benedetto XVI. «La ringraziamo per aver accettato di essere fra noi — ha detto il parroco don Angelo Mazzola —. Ricordiamo le parole profetiche di Papa Ratzinger sull’uomo che, a causa del relativismo, sta smarrendo la via che porta al Signore». «Anch’io porgo parole di benvenuto — ha aggiunto il sindaco D’Alba —. Grazie per i doni che ha voluto fare alla nostra comunità».

Monsignor Gänswein ha esordito parlando di come ha conosciuto il futuro Papa Ratzinger. «L’ho conosciuto dapprima nei suoi libri negli anni di Seminario e all’università di Teologia. Ordinato sacerdote nella mia diocesi di Friburgo, poi sono passato al Collegio Teutonico di Roma».

Poi la conoscenza diretta. «Nel gennaio del 1995 il cardinale Ratzinger, allora prefetto della Congregazione della dottrina della fede, fece colazione nel Collegio e lo conobbi. In seguito, come collaboratore della stessa congregazione, mi chiese di diventare suo segretario personale. Aveva chiesto a Giovanni Paolo II di lasciare l’incarico dopo tanti anni, ma il Papa respinse le dimissioni. Come decano del Sacro Collegio, spettò a lui celebrare la Messa esequiale di Papa Wojtyla. E la sera del 19 aprile 2005 venne annunciata la sua elezione a nuovo Papa e mi chiese di essere suo segretario particolare».

Sono seguite le domande dei presenti alle quali monsignor Gänswein ha risposto. «La frase “Signore, ti amo” detta dal Papa in punto di morte non l’ho sentita personalmente, ma mi è stata riferita».

Riguardo alla rinuncia, l’arcivescovo ha detto che il Papa, già un anno prima dell’annuncio ufficiale del 11 gennaio 2013, gli aveva confidato, durante il viaggio pastorale in Messico e Cuba, che si sentiva stanco fisicamente e avrebbe rinunciato ai viaggi intercontinentali.

«Poi nell’autunno mi confidò sotto segreto pontificio questa sua volontà perché non si sentiva fisicamente di proseguire. Quindi sono fantasiose tutte le ricostruzioni riguardo alla sua decisione. Io gli risposi: “È impossibile, Santità”. Ma lui ormai era convinto. Gli chiesi poi dove avrebbe preso dimora e mi rispose di aver scelto il monastero Mater Ecclesiae all’interno del Vaticano, dove poi visse, trascorrendo il tempo nella preghiera, nel disbrigo della corrispondenza e nella lettura».

Riguardo agli insegnamenti, monsignor Gänswein ha indicato subito la fede matura. «Diceva che era il punto di riferimento di ogni persona, la strada giusta, la bussola del cammino. Questa era la strada non soltanto di un papa o di un vescovo, ma di ogni credente». L’arcivescovo ha poi ricordato che Ratzinger venne scelto dall’allora cardinale Joseph Frings, arcivescovo di Colonia, come consulente teologico durante il Concilio.

«Papa Benedetto ha detto che il vero Concilio parla attraverso i documenti, ma purtroppo sono stati interpretati anche in maniera errata». Riguardo all’incontro interreligioso di Assisi del 1986, voluto da Papa Wojtyla, l’allora cardinale Ratzinger espresse il rischio del relativismo, «cioè che una religione vale l’altra. La Chiesa però non condanna i non cristiani».

E riguardo alle presunte guarigioni attribuite all’intercessione di Papa Ratzinger, l’ex segretario ha confermato che in questi casi la Chiesa cammina con molta prudenza. Infine un ricordo toccante. «Ai funerali ho visto molti preti e seminaristi giovani. Questo è un altro segno che Papa Ratzinger ha insegnato molto. E spero che in futuro, come richiesto da tanti, sia proclamato dottore della Chiesa».

  1. si! credo che Papa Ratzinger si meriti tutto essere proclamato “dottore della Chiesa”…e ciò che ci ha lasciato in eredità, possa aiutare la “barca di Pietro”, ad attraversare il mare tempestoso della “fede e della ragione” che l’oggi richiede.

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