Il vescovo Francesco Beschi all’assemblea della vita consacrata: “Costruiamo ponti tra la Chiesa di oggi e quella del futuro”

Si è svolta nella mattinata di sabato 10 giugno, presso l’auditorium della Casa delle suore delle Poverelle di Bergamo, l’assemblea della Vita consacrata della diocesi di Bergamo. Tante le persone consacrate che si sono riunite per ascoltare il vescovo mons. Francesco Beschi e, al termine della sua relazione, per dialogare con lui.

Il Vescovo ha presentato innanzitutto il cammino sinodale, ripercorrendo i passi già compiuti nella prima fase (quella narrativa) e tracciando il cammino della prossima (quella sapienziale).

“Questo cammino è stato apprezzato soprattutto per il metodo, fatto di condivisione e di ascolto, di conversazione spirituale – ha detto -. Si tratta di un metodo che vorrebbe dare la parola a tutti, nella Chiesa e fuori dalla Chiesa”.

Il Vescovo ha fornito alcuni dati che illustrano il lavoro dei quattro cantieri di Betania per la fase di ascolto: “Sono state coinvolte 102 parrocchie, 13 Unità pastorali, 12 consigli pastorali, 8 movimenti e associazioni, 6 uffici di Curia e il consiglio pastorale diocesano. Sono stati realizzati 320 incontri sinodali e complessivamente sono state coinvolte almeno 3.000 persone”.

Adesso si apre la fase del discernimento. “Abbiamo ascoltato e raccolto tante istanze, ora deve iniziare il discernimento comunitario, di cui voi consacrati siete esperte ed esperti. Vorremmo che tutta la Diocesi entri in questo esercizio: si tratta di individuare i ponti percorribili e da edificare tra la situazione attuale e la prospettiva di una Chiesa fede alla missione nel mondo contemporaneo. Non dobbiamo chiederci quali sono le grandi questioni, ma quali sono i passaggi, i ponti che già esistono e quelli che possiamo costruire tra la realtà come la stiamo sperimentando e quella che sogniamo”. La vita consacrata è particolarmente coinvolta in questo esercizio. “Il sogno è solo avere tante vocazioni, mantenendo la vita consacrata così come è oggi? Se avessimo più vocazione, avremmo risolto tutti i problemi?”.

A guidare la prossima fase del Sinodo saranno cinque costellazioni: la missione nello stile della prossimità; i linguaggi e la proposta cristiana; la formazione alla fede e alla vita; la corresponsabilità nella comunità; le strutture materiali, amministrative, pastorali e spirituali.

Il Vescovo si è soffermato poi sul tema dell’autorità e della condivisione della responsabilità, ricordando i principali suggerimenti emersi dal cantiere sinodale: favorire la collaborazione tra i preti e tra loro e i laici, promuovere la motivazione spirituale e i sentimenti evangelici necessari per l’esercizio della responsabilità condivisa (fiducia, umiltà, attenzione alla relazione), coinvolgere personalmente le persone chiamate a responsabilità, individuare un metodo di lavoro che favorisca l’esercizio della responsabilità condivisa, promuovere la trasparenza nell’amministrazione, coinvolgere un numero maggiore di donne nei Consigli per gli affari economici, valorizzare le équipes delle Unità pastorali, rivedere la concentrazione della responsabilità nella figura del parroco ripensando la legale rappresentanza, riconoscere le dinamiche di responsabilità condivisa presenti nelle associazioni, movimenti ecclesiali e comunità religiose.

Il Vescovo ha dedicato infine alcune riflessioni al tema dell’autorità nella vita consacrata. “L’autorità è servizio, non dobbiamo dimenticarlo – ha detto -. Vuol dire essere sotto, non sopra: è una cosa difficile ma dobbiamo alimentare. Esercitiamo un potere ma in forma di servizio: questo ci provoca e ci esamina continuamente. La risposta evangelica all’esercizio del potere è la forma del servizio: coltivare lo spirito di servizio. A volte vedo persone molto generose ma lo fanno per il principio del potere: lo spazio che loro servono è quello in cui esercitano un potere esclusivo. Anche per noi è spirito di servizio che deve essere continuamente alimentato. L’immagine della lavanda dei piedi non è solo un simbolo, dice un modo per alimentare il servizio”.

Ha parlato inoltre del ruolo dell’autorità in un mondo che cambia. “Questo è il tempo della disintermediazione, tutte le mediazioni (educative, professionali, sociali) sono saltate. Nella fede c’è bisogno di mediazioni, Cristo è il grande mediatore, ci rivela il mistero. Oggi per l’autorità sono importanti le dinamiche relazionali: la figura di riferimento è quella del mediatore, non colui che calma gli animi, ma tiene insieme le diversità, curando le dinamiche orizzontali e usando fortezza e mitezza. Deve saper riconoscere personalità e carismi di ciascuno, riconoscendo la ricchezza e la pluralità, ricordando a tutti che il bene supremo è l’unità, la comunione”.

Il Vescovo ha concluso il suo intervento anticipando l’immagine che guiderà la sua prossima lettera pastorale: come racconta Italo Calvino ne Le città invisibili, il progetto di una città in costruzione, piena di cantieri, si vede solo di notte, perché è il cielo stellato.

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