De Rita: “Esisteranno ancora nei piccoli paesi le comunità cristiane? Serve impegno quotidiano per essere prossimi a tutti”

“Una Chiesa, che è sempre in cammino, deve mettersi in prossimità di tutti, in un impegno-applicazione quotidiano”. Lo ha affermato ieri pomeriggio Giorgio De Rita, segretario generale della Fondazione Censis, intervenendo a Lucca, alla sessione inaugurale della 72ª Settimana nazionale di aggiornamento pastorale promossa dal Centro di orientamento pastorale (Cop) sul tema “‘Andò in fretta verso la montagna’ – Esisterà ancora nei piccoli paesi la comunità cristiana che segue e annuncia Cristo?”.

Un titolo dal quale, secondo De Rita, “occorre essere provocati e comprendere che dobbiamo ‘fare in fretta’; non c’è più tempo”.
A partire dal documento del Convegno ecclesiale su Evangelizzazione e promozione umana (1976) e considerando i dati dell’ultimo rapporto del Censis, il segretario generale ha sottolineato che comincia a crescere la consapevolezza della domanda “Dove siamo?” in Italia.

“Senza consapevolezza – ha commentato – non possiamo prenderci cura”. De Rita ha poi richiamato le quattro grandi crisi che, dal 2020 in avanti, hanno rappresentato punti di non ritorno (perché crisi strutturali): la pandemia con il suo impatto a tutto tondo sulla vita del Paese, con ricadute sull’oggi; la crisi dell’inflazione, con l’aumento dei costi improvviso; la crisi dell’energia, con il suo impatto sulla vita delle famiglie e dell’imprese, nonostante gli “aiuti” dello Stato; la guerra in Ucraina.

“Queste crisi – ha spiegato – esaltano le difficoltà di lungo periodo che il nostro Paese si porta dietro. Difficoltà demografiche; difficoltà retributive e conseguente perdita del senso di lavoro; disinvestimento in termini di capitale umano, anche nell’occupazione; propensione forte al risparmio, con la sua ricaduta nel sociale, perché gli italiani hanno perso la speranza nel futuro; aumento del debito pubblico; crisi di rappresentanza intermedia nel territorio”.

De Rita si è poi soffermato sulla questione delle aree interne, rispetto alla quale “oltre all’erogazione (allo stato attuale difficile) di risorse finanziarie, occorre imparare a saper bene spendere i soldi”.

E ha aggiunto che “occorre ‘politica’ integrata unitamente a strumenti di accompagnamento. Occorre un ‘tenere insieme’ le istituzioni territoriali (Chiesa compresa) dal punto di vista di un ‘senso’ condiviso”.

Il segretario generale ha poi rilevato che “una progettualità è certo necessaria e questa richiede ascolto, discernimento (non meramente di settore, ma in integrazione). Quindi, andare oltre ogni dibattito surreale che può emergere da un Pnrr, che più che obiettivo sia applicazione quotidiana in uno susseguirsi di step processuali calzanti con le esigenze del territorio. Andare oltre l’idea di isola del territorio ma studiarne le connessioni con il territorio”. Serve ridestare “senso”, “restituire” motivazioni a tutto tondo, perché ci sia “movimento”.

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