I cristiani perseguitati nel mondo. Suor Chiara: “Ostilità e opposizione ci sfidano a offrire una testimonianza autentica”

Buongiorno suor Chiara,
Ho letto in un rapporto dell’organizzazione “Aiuto alla Chiesa che soffre” che nel mondo una persona su tre subisce restrizioni della sua libertà religiosa. Queste pressioni vengono attuate attraverso “attacchi terroristici, sorveglianza di massa, leggi anti-conversione, restrizioni finanziarie, manipolazioni elettorali, attacchi al patrimonio culturale, manipolazioni dei registri della popolazione”. La situazione in tutto il mondo non mi sembra rosea, in particolare per i cristiani. A volte mi sembra fra l’altro che anche nei Paesi della vecchia Europa esistano restrizioni della libertà: ci sono molte occasioni in cui viene espressa aperta ostilità nei confronti della Chiesa, perfino sui social network, e chi sostiene una posizione moderata o contraria viene (verbalmente) aggredito. Che cosa ne pensa?
Grazie e un saluto
Luigi

Caro Luigi, la Chiesa, i cristiani in tante parti del mondo stanno vivendo il tempo della persecuzione, dell’opposizione, dell’ostilità in forme e modalità differenti.

Diceva sant’Ireneo che “il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani”, perché su questo sangue si è edificata la Chiesa.

Le difficoltà e le tribolazioni fanno parte dell’opera di evangelizzazione, perché la missione non garantisce che tutto vada bene, che il Vangelo e la testimonianza cristiana siano da tutti accolti con riconoscimenti e applausi.

Ostilità e opposizioni sono una sfida all’autenticità della vita cristiana, alla testimonianza credibile di Cristo.

Il discepolo è chiamato a conformare la propria vita a Lui che è stato perseguitato dagli uomini, ha conosciuto il rifiuto, l’abbandono e la morte in croce.

Il cristianesimo non è una filosofia, un insieme di norme, di regole, né la sollecitazione a fare tante cose.

È una comunione di vita con il Figlio di Dio, il quale è entrato nella storia, ne ha cambiato il corso e ha restituito all’uomo il suo destino eterno.

Grazie a Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, ci viene donato lo sguardo giusto, quello dell’amore che proviene da Dio, che solo ci permette di dare senso alla nostra vita, perché ci dona la vera conoscenza di Dio, di noi stessi e degli altri.

Comprendiamo, allora, che essere discepoli di Gesù non è un gioco, perché non si tratta di compiere delle buone opere, di seguire un ideale umano, ma il Figlio di Dio fatto carne, il quale, per redimere il mondo segnato dal peccato e da tutte le sue conseguenze (l’odio, la violenza, l’ingiustizia, l’idolatria, la morte), ha fatto proprio il destino del chicco di grano che muore per portare vita in abbondanza.

È cristiano chi accetta di seguire Cristo in tutto il suo cammino e non solo in quello che più piace o è accomodante del suo messaggio e della sua vita. Non esiste la missione cristiana all’insegna della tranquillità!

Anche ai nostri giorni, fratelli e sorelle, continuano a testimoniare con coraggio e fedeltà la loro fede e il loro esempio ci aiuta a non esitare nel prendere posizione in favore di Cristo, testimoniandolo coraggiosamente nelle situazioni di ogni giorno, anche in contesti apparentemente tranquilli.

Una forma di prova, infatti, può essere l’assenza di ostilità, di tribolazioni, di indifferenza. Il Signore, anche nel nostro tempo, ci manda come “pecore in mezzo a lupi”, come sentinelle in mezzo a gente che non vuole essere risvegliata dal torpore mondano, che ignora le parole di verità del Vangelo, costruendosi delle proprie effimere verità.

E se noi andiamo o viviamo in questi contesti e diciamo le Parole del Vangelo, questo infastidisce ed emargina. L’ostilità nei confronti del cristianesimo si percepisce, purtroppo, anche nelle nostre città, dove in nome di una presunta libertà di opinione tutto si può dire o fare contro i simboli, le persone a noi sacre e le verità della fede cristiana.

Tutto questo non ci deve scoraggiare, ma deve alimentare la nostra fede, deve scuoterci dall’apatia e da un cristianesimo da salotto e aprirci alla domanda se la nostra vita cristiana racconta ancora Gesù e del Vangelo ed è capace di inquietare. All’inizio del cristianesimo ciò che convertiva era la testimonianza dei cristiani: la loro vita era “provocante”.

Ma oggi è ancora così? Ringraziamo quei fratelli e sorelle che ci insegnano la bellezza di una vita cristiana e ci testimoniano che c’è una ragione per vivere e una per morire, e per questa scelgono di donare la vita.

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *