“E’ assurdo che i bambini stiano a casa tre mesi di fila. Posso capire cinquant’anni fa, ma oggi anche le madri lavorano, qualcuno dovrebbe spiegarlo allo Stato”.
Sì, sono pesante. Chi mi conosce sa che, sin dai primi di giugno, ormai da anni, questo diventa il mio chiodo fisso, la risposta con la quale intraprendo discussioni accese che possono durare ore. Ma il problema è reale e coinvolge tantissime famiglie. Già a fine maggio bisogna organizzare, pianificare, investire: dove li mando i bambini da giugno fino a settembre?
Ringrazio di cuore i CRE delle parrocchie di esistere, ringrazio i centri estivi comunali, i campiscuola, i SUMMER CAMP d’ogni tipo, tutti pronti a soddisfare ogni gusto ed esigenza, a proporre attività, laboratori, arte, inglese. Ma…resta un enorme MA.
Il fatto che le scuole finiscano a giugno e ricomincino a settembre (il 12 settembre per l’esattezza…mica l’1…) può risultare molto difficile da gestire, sia dal punto di vista finanziario che da quello organizzativo.
Molti genitori lavorano a tempo pieno e possono permettersi, se va bene, giusto due settimane di vacanza (che magari preferirebbero fare in altri periodi dell’anno piuttosto che in agosto, quando tutto costa di più, fa caldo, occorre prenotare ed è impossibile improvvisare…ma questo è un altro discorso). Beh, poco conta. Lo Stato ti obbliga a trovare chi si prenda cura dei tuoi figli in estate. E ovviamente (giustamente) il servizio ha un costo.
Il tutto senza considerare il senso di colpa e il desiderio di trovare, per i propri figli, la soluzione migliore in assoluto. Vorresti che giocassero, che non si annoiassero, che non prendessero troppo caldo stando ore e ore sotto il sole cocente, vorresti che gli educatori si ne prendessero cura come fossero figli loro, vorresti che vivessero esperienze nuove e stimolanti.
Sui social, nei blog, nelle chiacchierate al parco, di genitori arrabbiati se ne incontrano parecchi, ognuno pronto a proporre soluzioni più o meno originali:
“Perchè le maestre stanno a casa tre mesi? Dovrebbero occuparsi loro dei campus”.
“E’ vero che i bambini devono potersi riposare, ricaricarsi, giocare…ma si potrebbero gestire le vacanze dividendole sull’intero anno scolastico in modo più intelligente, no?!”.
“Lo Stato dovrebbe pagare i nonni, ne conosco alcuni che si occupano dei nipoti per tutta l’estate portandoseli al mare. Almeno i soldi resterebbero in famiglia”.
La società di oggi ci mette grande pressione per mantenere un equilibrio tra carriera e famiglia. La conciliazione tra lavoro e genitorialità è una sfida costante e le lunghe vacanze estive rendono il tutto ancor più complicato. Senza una rete di supporto familiare o sociale è difficile trovare una soluzione adeguata e conveniente (che duri per ben tre mesi netti) per la cura dei bambini.
“Potevi anche non far figli”, ti dice qualcuno. Davvero? Davvero i figli sono solo “affare” di chi li mette al mondo?
Io la mia denuncia la porto avanti con tenacia ogni anno. Il costo dei campus estivi oscilla, in media, dai 50 ai 350 euro a settimana (e in alcuni Cre sono esclusi i pasti, le gite, ecc…). Ognuno sceglie in base a possibilità, desideri, prospettive, amicizie. Ma una cosa è certa: finchè il figlio è uno e devi “piazzarlo” una o due settimane il problema è relativo. Quando i figli diventano due o tre e le settimane da coprire dodici…beh, il discorso cambia. E di parecchio.