Don, non paghi gli animatori? Il senso di spendersi gratuitamente per gli altri

“Don, non paghi gli animatori?”. Raramente mi viene rivolta questa domanda in modo diretto; alcuni passano attraverso educatori o coordinatori del CRE per porla, mentre altri la pongono in modo un po’ polemico, sentenziando che senza un incentivo economico non si invogliano i ragazzi a partecipare al CRE dell’oratorio come animatori, così che questi scelgono di andare dove vengono retribuiti. 

Mi fa piacere quando mi viene posta questa domanda, come ogni volta che vengono richieste spiegazioni finalizzate a comprendere il perché delle scelte. Rispondo quindi volentieri. No, non pago gli animatori del CRE. Perché? Per due ragioni fondamentali. 

La prima. Il CRE è un’attività di oratorio e l’oratorio vive e deve vivere di volontariato. Ciò non toglie, come anch’io ho scelto da anni, di non poter ricorrere a figure professionali come gli educatori, che collaborano con me nella gestione dell’esperienza e supportano i volontari con le loro competenze, ma la proposta deve essere portata avanti dai volontari.

La vita della comunità cristiana si regge sul volontariato

Durante l’anno i catechisti sono volontari, come i baristi, gli educatori adolescenti, gli allenatori, le persone che puliscono gli ambienti, chi gestisce le feste che si svolgono durante l’anno: sono tutti adulti della comunità che regalano il loro tempo perché l’oratorio possa continuare il suo percorso educativo e formativo.

Nessuno di loro è pagato. A Natale c’è un piccolo segno di riconoscenza, a volte una gita o anche solo una cena insieme che viene offerta con tanta riconoscenza, ma nessun pagamento.

Ora, perché gli adolescenti che partecipano al CRE dovrebbero essere pagati? Come impareranno l’aspetto donativo, la bellezza del volontariato, la responsabilità di dar vita al loro oratorio perché è casa loro, se partecipano solo a fronte di un riconoscimento economico? Che l’economia e i soldi siano importanti, nessun dubbio, ma che tutto debba essere ricondotto a economia e guadagni, perché senza un tornaconto non si deve far nulla, su questo non posso assolutamente essere d’accordo.

La proporzione tra ragazzi e animatori

Un’altra ragione mi ha condotto alla scelta di non “pagare” gli animatori dando loro denaro (a loro solitamente offriamo le piscine durante il CRE e un’uscita con cena annessa durante o dopo il CRE).

Se pago qualcuno, è perché lavora. Pertanto, dovessi intendere quello dell’animatore del CRE come un lavoro, farei prima dell’esperienza una duplice selezione: quantitativa e qualitativa. Quantitativa, innanzitutto. A Grumello ho 108 animatori per circa 320 ragazzi iscritti; a Telgate 50 animatori per 160 ragazzi iscritti.

Questa proporzione, che prevede un animatore per tre ragazzi circa, pedagogicamente è pura follia. Servirebbero a Grumello 60 animatori e non 108, mentre a Telgate 30 e non 50, per avere proporzioni educative. Se gli animatori fossero pagati, anche solo per ridurre i costi, dovrei prendere numeri molto inferiori di adolescenti. Non solo, c’è anche una questione qualitativa.

Provo a descriverla semplicemente. Quando ascolto, uno a uno, gli adolescenti che vogliono partecipare come animatori al CRE, io so perfettamente che alcuni di loro faranno bene, altri faranno fatica, qualcuno poco motivato sarà da monitorare e qualcun altro, che nella sua storia ha manifestato problemi comportamentali, sarà da seguire con attenzione perché si renderanno necessari diversi interventi educativi.

Quando si accetta di accogliere praticamente tutti (salvo qualche rara eccezione per casi particolarissimi), lo si fa perché si vuole il loro bene, perché si sa che per questi ragazzi è cosa buona siano presenti per un mese in un ambiente educativo.

Un’attività che include tutti, senza selezione

In qualche caso, si sa che l’alternativa all’accoglierli sarebbe quella di consegnarli a tempi di noia e a compagnie con le quali cercherebbero attività per riempire il tempo certamente non all’insegna dell’educazione e della crescita buona.

Qualora gli animatori venissero pagati come lavoratori, si renderebbe necessario scegliere “quelli bravi”, quelli già maturi, quelli che danno garanzie comportamentali e di impegno buone, quelli con famiglie collaborative a livello educativo. E gli altri? Che ne sarebbe di loro? 

Da parte mia, preferisco proseguire con la scelta fatta. Chi viene a fare l’animatore regala il suo tempo, come tutti i volontari dell’Oratorio. Ci sarà chi darà una mano a portare avanti il CRE e chi non riuscirà ad essere di aiuto, ma saranno il CRE e il contesto educativo dell’oratorio ad essere d’aiuto a lui. Il tutto nello spirito del Vangelo di Gesù Cristo, fondamento del nostro spenderci per gli altri anche in oratorio, che insegna: “gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”.  

  1. Mi trova pienamente d’accordo. Non sarebbe giusto ridurre tutto ad un fattore economico. È invece, bello,giusto e profondamente educativo, far vivere agli adolescenti esperienze di gratuità e far capire loro che è nel dare che si riceve,e anche tanto

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