Diario della Gmg. Ultima tappa, Barcellona: “Fai come Dio, diventa pane”

Abbiamo viaggiato tutta notte ed eccoci a Sabadell, alle porte di Barcellona. Sono le 7.00 del mattino e sul pullman regna un grande silenzio. Arrivati in hotel ci vengono assegnate le stanze: una doccia come si deve e un letto vero, dopo diversi giorni, sono piccole cose dal valore straordinario. E ci bastano per gioire.

Qualche ora per riprendere le forze e si scende a Barcellona. Abbiamo un privilegio: celebrare la messa all’interno della Sagrada Famiglia con 2300 giovani lombardi. Basta uno sguardo per rimanere affascinati dalla bellezza e dall’imponenza di questo tempio, che è ancora in costruzione e verrà terminato nel 2026.

Gaudí, anche se non ha visto compiersi il suo capolavoro, ha pensato proprio a tutto. Tre facciate, diciotto guglie e le linee curve tipiche dell’art nouveau ci lasciano subito a bocca aperta.

Ma la vera sorpresa è all’interno: colonne come alberi che crescono e danno frutto, la luce colorata che penetra dalle vetrate e la carica fortemente simbolica di ogni elemento ci raccontano di uno spazio sacro, che mostra il dialogo continuo tra Creatore, creato e creatura.

È facile pregare immersi in tanta bellezza. Inizia la celebrazione, presieduta dal vescovo di Como, il cardinale Oscar Cantoni e concelebrata da numerosi vescovi lombardi e da qualche centinaia di sacerdoti.

Anche il cardinale di Barcellona prega con noi. Nell’omelia il vescovo Francesco ci parla di pane. Abbiamo bisogno del pane, ogni giorno. E proprio perché quotidiano esso rischia di diventare noioso. Nel Vangelo invece esso è segno di gioia. Non resta allora che imparare a condividere il pane e a farci pane gli uni per gli altri. 

Gianluca, che studia architettura, a margine della celebrazione afferma: “La messa è stata incredibile. È stato un momento speciale, perché la basilica è qualcosa di eccezionale. Gaudì ha reso davvero l’idea di essere in un altro mondo, ancora più vicino a Dio. Il contesto unito alla comunione di così tanti italiani riuniti ha reso l’esperienza davvero unica”.  

Anche Filippo, che in questi giorni con altri venti giovani ha suonato la chitarra con il coro, sottolinea: “Chiudere la Gmg con la messa in una chiesa come la Sagrada Familia è sicuramente una di quelle rare occasioni, che si presentano nella vita di ciascuno e che necessitano di essere aggredite con tutta la propria fame di vivere. Inoltre, è stata una conclusione pregna di tutto il sentimento di comunità, di cui questa esperienza si è fatta carico”.

“Fai come Dio, diventa pane”: con questa consegna, che diventa compito, termina la nostra Gmg.

L’ultima tappa dei pellegrini della nostra diocesi è proprio Barcellona. È qui che passiamo l’intera giornata di martedì 8 agosto.

La mattinata prevede la visita di una parte della città tutti insieme. Partendo dalla Rambla, passiamo per l’affascinante quartiere gotico, per giungere alla cattedrale. Nella cripta sostiamo per una preghiera, che, partendo dal Vangelo del giorno, ci regala un’idea: per credere abbiamo bisogno della fede degli altri. Così la preghiera abbraccia con gratitudine le nostre famiglie, che ci hanno permesso questo viaggio, e i giovani della nostra comunità, che per tanti motivi non sono partiti con noi. 

C’è spazio per assaggiare qualche piatto tipico: paella, tapas e tanto altro.

Nel pomeriggio camminiamo a piccoli gruppi alla scoperta della città: dal mercato de la boqueria alla spiaggia di Barceloneta. Altri scelgono itinerari più marcatamente culturali tra musei, parchi e le famose case progettate da Gaudí. 

Siamo ormai al tramonto ed è tempo di risalire sul pullman, che in questi giorni è stato anche un po’ casa. Ci attendono i nostri autisti Marcello e Matteo, ai quali va il nostro ringraziamento per il servizio di questi giorni. Saranno loro, lungo questa notte, a condurci a casa.

Mentre lasciamo il lungomare di Barcellona passo tra i sedili e raccolgo qualche impressione “a caldo” su questi giorni. I ragazzi sono un fiume in piena.

Sara e Rebecca mi dicono: “La Gmg insegna ad adattarsi, modellare i piani non secondo le proprie esigenze, ma includendo quelle di un gruppo”. Per Valeria “è stata un’esperienza molto intensa e faticosa, ma ne è valsa la pena. È stato bello incontrare persone della nostra età, provenienti dal tutto il mondo, trasportate dall’atmosfera di allegria dell’evento. Soprattutto nei momenti di preghiera si è notata l’unità che la fede crea, nonostante lingue e culture diverse”.

Elisa preferisce scrivere: “Prendo un attimo di tempo per ripensare a questa esperienza. Sono partita con un po’ di paure: paura di non trovarmi bene con gli altri, di fare fatica ad adattarmi, di non socializzare, di stancarmi subito; non è stato facile, ma queste esperienze ti cambiano nel profondo: ti fanno rendere conto davvero di non essere solo al mondo, di non essere l’unico pazzo che nel 2023 si mette in cammino, per inseguire un’avventura alla ricerca del proprio essere. Perché sí, la Gmg prima di tutto è ricerca di se stessi, di quello che davvero vogliamo nella vita, togliendo tutte le distrazioni (dapprima il telefono che non prendeva mai) e regalandoci preziosi momenti di silenzio e riflessione personale, che oggi sono sempre più rari. Se devo pensare al momento più bello vissuto, è stato senza dubbio quello della Veglia di sabato sera insieme a Papa Francesco: non avrei mai e poi mai pensato di vedere tutte quelle persone, riunite in un’unico posto per pregare e festeggiare. Quando sono arrivata in cima a quella collina, vicino alle transenne, le gambe hanno iniziato a tremarmi alla vista di tutti quei giovani che aspettavano solamente il passaggio del Papa. Tutta quella fatica, quel sudore, quella stanchezza e quel senso di fame che provavo fino a poco tempo prima erano improvvisamente stati sovrastati da tutto quello splendore che stavo vedendo. Persino il tramonto alle nostre spalle sembrava fermo, immobile, nel tentativo di rendere ancora più bella è indelebile quella immagine nei nostri occhi. Papa Francesco è stato incredibile: nonostante la sua evidente stanchezza, ci ha regalato uno dei discorsi più belli che abbia mai fatto, e una metafora perfetta della vita e di quello che dovrebbe essere un cristiano: una persona che guarda gli altri dall’alto verso il basso solamente per aiutarli a rialzarsi, per tendere la mano. Auguro a chiunque di vivere una Gmg nella propria vita, di poter vedere quello che noi abbiamo visto, di poter conoscere così tanta gente, di sperimentare un po’ di fatica, ma di provare tanta tanta gioia e soddisfazione. Al rientro al nostro Cologno siamo sicuramente più “carichi” di prima: di tante cose materiali, come i regali degli altri giovani, ma siamo soprattutto ricchi di un’esperienza unica e irripetibile”.

A tutti, come è stato per Elisa, l’augurio di ri-leggere l’esperienza di questi giorni perché le emozioni, che troveranno spazio nei nostri racconti, siano soprattutto custodite nel cuore e in una vita che si fa dono.

Semplicemente grazie!

  1. Io ho vissuto la GMG spiritualmente, con la preghiera, da casa e per quanto mi è stato possibile con le dirette TV. Si, Gesù è vivo in quelle folle immense di giovani, di preti, di accompagnatori. I vari servizi fotografici che don Davide, inviava mi ha fatto sentire vicina ai giovani di Cologno, per qualcuno di essi sono stata la loro catechista😁. 🤩 tutti, con la speranza che l’esperienza vissuta vi faccia rimanere attaccati a Gesù, che si è per primo fatto pane di vita. Felice cammino di Fede a tutti🤗

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