La GMG si chiude alla Sagrada Familia: “Insieme siamo comunità”

E così, in questa GMG fatta di inizi e prime volte, è arrivata la fine. Non è mai bello scrivere questo genere di articoli: l’adrenalina scema, senti la stanchezza sta arrivando e ti rendi conto che i ritmi, le relazioni e le abitudini di questi giorni diventeranno presto nostalgia.

L’ultimo atto vissuto insieme di questa GMG è stata la messa in Sagrada Familia, letteralmente un’occasione unica e irripetibile. E anche qui i giovani ne hanno colto ancora una volta l’importanza e con il solito impegno si sono buttati in questo nuovo appuntamento.

Dopo una notte trascorsa in viaggio con ancora in testa i ricordi freschi dal weekend passato al Campo da Graça, i pellegrini sono arrivati alla Sagrada Familia quasi in punta di piedi. La loro disinvoltura ha tentennato per un attimo di fronte all’imponente opera di Gaudì.

C’è chi ha scattato subito una fotografia, chi ha atteso gli altri giovani del proprio gruppo e chi ha scelto di aprire la guida per spiegare il significato di quella maestosa opera. Ciascuno, però, ha compreso l’entità di un simbolo del genere.

All’ingresso nella Sagrada Familia, inutile dire che i nasi si siano subito rivolti in su inseguendo i giochi di colori generati dalla luce del tramonto e spiegati dalla voce di Padre Josep Maria Turull, il rettore della basilica.

Concludere il proprio percorso della GMG in una chiesa come questa è un’occasione più unica che rara. Segna una tappa di rilettura non indifferente e ad aiutare i giovani è il vescovo Francesco con la sua omelia.

Oltre alle indicazioni di stile del Papa (brillare, ascoltare e non temere), monsignor Beschi ha consegnato un fine: essere pane. “Il pane è talmente semplice che delle volte rischia di risultare banale o persino noioso. La noia, però, si può trasformare in gioia. Una volta mi sono perso in Africa, senza benzina, e dei ragazzi si sono avvicinati. Avevo solo un pezzo di pane che ho diviso in bocconi. Uno di questi giovani ha spezzato il pane in due mettendone un pezzo in tasca. Mi ha detto che l’avrebbe portato a suo fratello. Lì la noia si è trasformata in gioia. Il pane è gioia di condivisione: diventiamo pane per l’umanità”.

Un’omelia che si è trasformata in un invito a guardare oltre i propri confini. Lo stesso invito è stato rilanciato da don Luigi Usubelli, sacerdote bergamasco in servizio nella diocesi di Barcellona, che ha ribadito ai giovani che c’è un oltre, una Chiesa universale da abitare. “Quando uscite dalle vostre parrocchie, lasciate le vostre città per studiare o lavoro, ricordate che c’è sempre una Chiesa pronta ad accogliervi a braccia aperte. Siete delle opere in costruzione come la Sagrada Familia: aiutiamoci a portarci a compimento”. Ed è anche questo il senso della GMG stessa: accorgersi che al mondo non si è soli e che ci sono altri milioni di giovani che condividono la tua stessa fede.

Racchiudere nove giorni di GMG in poche parole è un’impresa, ma proviamo lo stesso a rileggere il tempo trascorso insieme. Insieme abbiamo percorso 4600 km: una distanza che sembrava infinita, ma che tra canti, confronti, partite a carte e chiacchierate sono volati. Insieme ci siamo lasciati provocare da Lourdes e la sua spiritualità. Nel Village des Jeunes abbiamo iniziato a immaginare un mondo nuovo di cui prendersi cura come una casa comune di una famiglia comune.

Insieme siamo stati accolti a Sao Mamede da Ventosa, una parrocchia che ci ha riservato un’accoglienza calorosa: l’input perfetto per confrontarsi sull’amicizia sociale e per lasciarsi amare da tutti, anche da Dio. Insieme abbiamo conquistato il nostro posto nel settore A9 e condiviso il silenzio di oltre un milione e mezzo di giovani di fronte all’Eucarestia. A Campo de Gracia abbiamo pregato, scambiato bandiere e dormito sotto le stelle per poi essere svegliati dalla musica di Padre Guilherme.

Insieme siamo stati scossi dalle parole del Papa: brillare, ascoltare e non temere! É proprio Lui che -tornati a casa- ci sprona a raggiungere tutti i giovani di tutto il mondo consegnandoci uno stile. Accettiamo la sfida di diventare pane quotidiano: no tengan miedo, perché insieme siamo comunità, siamo Chiesa!