Tutto esaurito e tanti applausi per “I colori dell’aria” a Castione della Presolana

La sesta edizione de “I colori dell’aria” approda in Alta Valle Seriana, più precisamente a Castione della Presolana. 

Presso la Chiesa parrocchiale di S. Alessandro Martire, mercoledì 16 agosto, si è registrato il tutto esaurito per assistere alla prova musicale di quattro giovani sassofonisti del gruppo Vagues Saxophone Quartet

Il concerto si è aperto con una serie di ringraziamenti, ad iniziare dal parroco Don Stefano Mario Pellegrini che ha ospitato lo spettacolo musicale nella bellissima chiesa, ad Alessandro Bottelli – ideatore del progetto concertistico –, dal Comune di Castione della Presolana all’Associazione Amici della Presolana, Visit Presolana e alla ditta Montello S.p.A, poiché grazie al loro sostegno e patrocinio è stato infatti possibile realizzare questa iniziativa. 

Il presidente dell’Associazione Amici della Presolana, Piergiovanni Bellomi, ha poi preso parola affermando che “come associazione abbiamo a cuore la realtà del territorio, la cultura e la valorizzazione.  Abbiamo conosciuto Alessandro Bottelli all’inizio dell’autunno dello scorso anno e con lui abbiamo visitato alcuni luoghi caratteristici della Presolana e se ne è subito innamorato. Uno dei nostri obbiettivi come amici della Presolana è anche quello di avvicinare la cultura e l’ambiente alle persone e in questo caso questa amicizia con Alessandro ha permesso poi di proporre questa serata”.

È intervenuto successivamente l’inventore del concerto che ha spiegato cosa fossero questi “Colori dell’aria”. 

Il progetto è nato da un’idea di Alessandro Bottelli lo scorso anno per valorizzare le bellezze e il patrimonio artistico-culturale del nostro territorio attraverso la bravura del quartetto di sassofonisti professionisti pluripremiati Andrea Mocci sax soprano, Francesco Ronzio sax contralto, Mattia Quirico sax tenore, Salvatore Castellano sax baritono. 

L’intento è quello di far conoscere e apprezzare opere artistiche – molto spesso di autori sconosciuti – da un punto di vista diverso che è quello della musica. Ciò che caratterizza questi concerti è che oltre ai brani di repertorio si propone sempre al pubblico un inedito, composto ispirandosi ad un elemento artistico che caratterizza quella specifica località in cui si svolge l’esibizione musicale.

Per questa occasione è stato eseguito un brano appositamente scritto dal compositore, musicista e direttore d’orchestra di Caravaggio, Giordano Bruno Ferri prendendo le mosse dal pulpito ligneo dei Fantoni del 1778 conservato all’interno della parrocchia. 

L’opera di Donato Andrea Fantoni, di notevole pregio artistico, è costituita da un ambone con parapetto di tre pannelli sostenuto da altrettante cariatidi aventi sembianze di anziani seminudi posti su pilastro a volute. I pannelli, a loro volta, hanno tre bassorilievi raffiguranti San Pietro, la Decollazione di Sant’Alessandro e San Paolo sulla via di Damasco; tra questi sono poste due statuette di San Marco e San Giovanni. 

Ciò che stupisce del pulpito è il materiale con cui è stato realizzato: se all’apparenza sembra essere in marmo in realtà è fatto totalmente in legno. La maestria consiste proprio nell’imitazione dell’effetto marmoreo.

Notevole l’esecuzione dei 12 brani previsti dall’ensemble musicale suonati da questi quattro giovani interpreti.

Il programma della serata è stato particolarmente accattivante, giocato su un continuo passaggio tra due aree geografiche: da una parte la Spagna e il Sudamerica e dall’altro la Grande Mela. 

Il concerto ha preso avvio con le note tipicamente iberiche di Carmen Fantasy di George Bizet, continuando poi con Sevilla di Isaac Albéniz, I Tre Preludi di George Gershwin, e Dixie for saxes di Pedro Iturralde – musicista che contaminò il linguaggio jazzistico con la musica popolare. 

Si è passati, poi, ad ascoltare le note di America di Leonard Bernstein tratto dal musical West side story, il famosissimo brano New York, New York di John Kander, portato in auge dalle voci di Liza Minelli e Frank Sinatra, e poi, ancora, Englishman in New York di Sting, Michelangelo ’70 e la Milonga del Angel di Astor Piazzolla, Spanish Dance n.1 di Manuel de Falla e Rhapsody in blue sempre di George Gershwin.

Merita una citazione a parte il nuovo lavoro di Ferri intitolato Quadruplomelia – ovvero un’omelia per quattro – suonato a circa metà del concerto proprio di fronte al pulpito da cui questa composizione trae ispirazione. 

Così Ferri parla del proprio brano: «è concepito come un preludio e fuga dalla struttura piuttosto libera e vuole essere una sorta di “’sermone in contrappunto” che, pur partendo dalle arcaiche e severe sonorità gregorianeggianti dell’introduzione, intende porsi come omaggio alla musica profana medievale e rinascimentale. Ho cercato così di tradurre in musica questo loro momento di svago, il primo in oltre duecento anni! Dal punto di vista musicale, il brano prende liberamente spunto dalla musica del tardo Medioevo, mescolando sacro e profano, facendo dialogare e rincorrere i saxofoni in uno stile per lo più modale, alternando momenti più austeri e rigorosamente contrappuntistici, ad altri più omoritmici e “danzanti”».

La serata ha riscosso indubbiamente un grande successo, segnato dai lunghi e ripetuti applausi di un pubblico entusiasta che riempiva la chiesa che ha dimostrato di apprezzare l’abilità degli artisti ma anche la loro intuizione e la novità dello spettacolo.

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