Il vescovo alla solennità dell’Addolorata: “Uscire da noi stessi per camminare insieme”

«I dolori dell’Addolorata sono sette, ma non dobbiamo fermarci al numero. Pensiamo ai tanti dolori del nostro tempo: violenze sulle donne, guerre, fame, povertà, malattia, gente uscita di testa, disperazione, immigrazione, carcerati, infortuni e morti sul lavoro. A tutti loro vogliamo portare il nostro amore camminando per le strade e uscendo da noi stessi».

Sono le parole del vescovo Francesco Beschi, venerdì sera 18 agosto, al termine della processione che ha concluso le celebrazioni del 421° anniversario dell’Apparizione nel santuario dell’Addolorata di Borgo Santa Caterina.

Tante le persone intervenute, fra cui il sindaco Giorgio Gori, il vicepresidente della Provincia Matteo Macoli e il sindaco di Pedrengo Simona D’Alba, paese legato al santuario per un voto emesso nel 1600 durante una pestilenza.

All’inizio della processione, monsignor Beschi si è fermato a salutare il vescovo cappuccino missionario Serafino Spreafico, da tempo infermo, che vive del convento di Borgo Palazzo. La processione ha fatto una prima tappa davanti all’Accademia Carrara, dove monsignor Beschi ha letto una preghiera, affidando a Maria il mondo dell’arte e gli artisti della nostra città. Quindi il ritorno davanti al santuario.

Al centro delle riflessioni del vescovo nel suo appello alla città la necessità di camminare per le strade e uscire da noi stessi. «Carissimi — ha esordito —  abbiamo camminato insieme raccogliendo gli sguardi di tante persone per la strada che abbiamo portato nelle nostre preghiere. Camminare significa uscire da sé e in questi anni abbiamo visto l’esposizione alla fragilità che ha fatto uscire di testa varie persone ed è una situazione su cui non sorridere e che tocca la nostra città e le famiglie». Monsignor Beschi ha ribadito la necessità di camminare.

«Dobbiamo uscire da noi stessi, senza mai ripiegarsi su noi stessi, e metterci accanto agli altri per camminare insieme per le vie della nostra città, rappresentata da questo Borgo, per sconfiggere scoraggiamenti, paure, distacchi, che sono tentazioni ricorrenti nel vivere insieme. Abbiamo camminato sapendo che la nostra vita è preziosa e lo è ancor di più se la condividiamo con gli altri».

Il vescovo ha infine ringraziato i portatori del bellissimo simulacro seicentesco dell’Addolorata, che quest’anno, per la prima volta, indossavano una camicia con l’immagine mariana, ideata dal graphic designer bergamasco Fabio Guaraldo.

Nel pomeriggio il vescovo aveva presieduto la Messa solenne, in cui ha ricordato l’evento prodigioso del 18 agosto 1602, quando a mezzogiorno una stella apparsa nel cielo emanò tre raggi luminosi su un affresco dell’Addolorata da tempo deteriorato, poi collocato in santuario, reintegrandolo nella bellezza originaria. Nella mattinata si è svolto il tradizionale omaggio floreale dei vigili del fuoco alla colonna dell’Addolorata. Quest’anno l’onore è toccato a padre e figlio.

Il primo è prossimo alla pensione e il secondo gli è subentrato in quel lavoro. Una Messa solenne della mattinata è stata presieduta dal vescovo di Vigevano Maurizio Gervasoni, che era stato invitato dal prevosto monsignor Pasquale Pezzoli alcuni anni fa, ma poi la pandemia l’aveva impedito.

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *