Adolescenti violenti? “La punta dell’iceberg di una società che non dà valore all’altro”

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“I recenti episodi di violenza? Sono solo una punta dell’iceberg del nostro contesto sociale e culturale”. Don Dario Acquaroli esordisce così commentando i fatti di cronaca dei giorni scorsi. I litigi e le risse tra gruppi di ragazzini in centro a Bergamo, con i relativi problemi di ordine pubblico, hanno fatto scattare l’allarme.

Il direttore della comunità di Sorisole del Patronato San Vincenzo (dove sono accolti sia minorenni sia maggiorenni) analizza il fenomeno invitando il mondo adulto ad una riflessione profonda: “Non possiamo guardare ai ragazzi pensando che i gesti che commettono siano solo una problematica loro – afferma don Dario -. Leggendo alcuni commenti sui social, di persone adulte, mi sembra che i ragazzi non facciano altro che mettere in azione nel concreto quello che scrivono i grandi”.

Dietro la manifestazione di rabbia che esplode in episodi di violenza, secondo Dario, c’è una radicale assenza di valori. “Nel nostro contesto sociale tendiamo sempre più a non dare valore all’altra persona: si vede in molti avvenimenti come l’altro venga considerato come un oggetto, o meglio come un nulla. Ci si sente autorizzati a qualsiasi cosa perché dell’altro non ci interessa assolutamente nulla”.

In questo emerge tutta la debolezza del nostro sistema educativo. “Come mondo adulto non possiamo lavarcene le mani, limitandoci a dire che bisogna intervenire in modo duro rispetto agli episodi di violenza. Dobbiamo porci una domanda seria su cosa trasmettiamo ai ragazzi, come li stiamo educando. Si sente una forte mancanza di figure adulte in grado di essere riferimenti educativi, genitoriali: è una questione comune, che non riguarda solo i ragazzi i cui genitori sono assenti. E non si tratta di un problema solo di Bergamo: episodi simili a quelli avvenuti da noi, nelle settimane precedenti si sono verificati anche in altre città italiane ed europee”.

Nei giorni scorsi si è scatenato il dibattito su quali debbano essere le misure per contrastare il fenomeno della violenza dei giovanissimi: dal potenziamento dei presidi delle forze dell’ordine alla proposta – avanzata dal ministro Matteo Salvini – di introduzione di una sorta di “Daspo”, ammonizione ai giovani già dai 12 anni, con la possibilità di una sanzione amministrativa per i genitori.

“Tutti questi interventi contrastano il problema, in apparenza servono a qualcosa, ma non lo risolvono – commenta don Dario -. La questione di fondo rimane quella educativa. Viene dalla nostra società il pensiero secondo cui se qualcuno ha bisogno o è in difficoltà, il problema è suo, non mi riguarda: non sappiamo più dare valore alle persone. I ragazzi non fanno altro che esprimere in modo concreto questo pensiero comune. Gli adulti devono tornare ad essere adulti affinché i ragazzi sappiano costruire relazioni e dare valore all’altro”.

  1. Condivido in pieno questa riflessione…e se mi permetti mi sembra che in questi ultimi anni anche nella Chiesa – senza generalizzare ovviamente – si sia cascati in questo concetto di disinteresse…come se importasse solo cosa facciamo e per niente a chi sono rivolte le nostre azioni e proposte…un chi del quale, quasi sempre, non sappiamo assolutamente nulla…e nemmeno ci proviamo a saperne qualcosa a partire dalle famiglie per arrivare ai ragazzi !

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