Fondazione Opera Sant’Alessandro, una comunità di otto scuole “per diventare grandi”. Al via l’anno scolastico

L’educazione come missione e impegno a sviluppare la visione di un’umanità integrale “nel compito di accompagnare i piccoli a diventare grandi”.

È il filo conduttore che unisce le realtà della Fondazione Opera Sant’Alessandro, com’è emerso nell’incontro d’inizio anno aperto nei giorni scorsi dal vescovo Francesco Beschi. 

C’erano circa trecento persone nell’auditorium Sant’Alessandro di via Garibaldi, personale docente e non docente degli otto istituti dell’Opera, che contano in tutto circa duemila studenti, dalla prima infanzia ai licei.

Ad accompagnare i lavori monsignor Davide Pelucchi, presidente della Fondazione, che ha invitato le scuole a essere “come sonde che anticipano il futuro e recuperano la storia”, presenti anche i membri del consiglio di amministrazione. 

Commentando il motto comune, “Qui si diventa grandi”, “Non è solo uno slogan – ha sottolineato il nuovo rettore don Emanuele Poletti – ma una direttrice che non smette mai di provocarci nel nostro lavoro”. 

Di fronte a un mondo complesso, che richiede di affrontare continue sfide ed emergenze, occorrono forti alleanze educative: “Noi continuiamo a testimoniare una visione integrale della persona umana – ha detto il vescovo -, sottolineandone in particolare la dimensione relazionale. L’affermarsi radicale dell’individualismo mette in evidenza possibilità e diritti che meritano riconoscimento e difesa, ma allo stesso tempo rischia di consegnare l’uomo alla solitudine, in cui l’io, in nome della libertà, non appartiene a nessuno. Desideriamo alimentare invece la consapevolezza e l’educazione alla relazione con se stessi, gli altri, la comunità, la società, l’ambiente e Dio”.

Citando Papa Francesco il vescovo ha rimarcato l’importanza di offrire ai ragazzi “orizzonti aperti alla trascendenza e coltivare i valori spirituali, incoraggiando una propensione all’inclusione, per crescere insieme, comprendendo i bisogni dell’altro. La comunità educativa, attraverso il lavoro quotidiano, può proiettare la sua forza trasformativa oltre le mura della scuola favorendo l’incontro, la pace, la riconciliazione”. 

Monsignor Beschi ha ricordato inoltre la necessità di “liberarsi dalla dittatura dei risultati, un rischio che minaccia il compito dell’educazione. Non si può considerare la persona come un soggetto da laboratorio, ignorando difficoltà, capacità, sogni, libertà, ponendo l’enfasi solo sulla dimensione economica, paragonando artificialmente gli uomini alle macchine”.

Il vescovo ha invitato ad adottare “una scansione umana del tempo”, per evitare “l’accelerazione che imprigiona l’esistenza nel vortice della velocità, cambiando continuamente i punti di riferimento. In questo contesto l’identità stessa perde consistenza. Al caos della velocità bisogna rispondere restituendo al tempo il suo valore primario, in particolare nell’età evolutiva”. Evidenziando il valore della collaborazione ha esortato a costruire con le famiglie “un rapporto di fiducia, affetto, vicinanza, vigilanza, sostegno e appoggio morale. Lavoriamo per liberare l’educazione da una visione pessimista e relativista”.

Don Emanuele Poletti nel suo intervento ha posto le basi per il lavoro dell’anno fra i “cantieri” del lavoro quotidiano “Le stelle capaci di ispirarci e orientarci: e lì quest’anno siamo chiamati a tendere insieme”. Ha ricordato con gratitudine la lunga storia degli istituti e dell’Opera e la gestione di don Luciano Manenti che l’ha preceduto, con l’augurio di proseguire “con energia ed entusiasmo”. Ha individuato alcuni “pilastri” dell’itinerario da seguire: prima di tutto alunni e studenti “che da un lato sono emotivi, esposti alla fragilità, sempre meno disposti a darci credito, dall’altro mostrano grandi punti di forza e si dimostrano a volte più lucidi di noi”.

Poi le famiglie e la comunità educante, unite dalla necessità di collaborare e fare rete su obiettivi comuni. Come “ispirazioni” ha indicato la Chiesa universale, e in particolare il cammino sinodale, la Chiesa diocesana e l’esortazione espressa dal vescovo nella lettera circolare di quest’anno a “servire insieme”, la ricca storia dell’Opera, “per offrire educazione di qualità in scuole cattoliche e diocesane” e infine la Fondazione Opera Sant’Alessandro, “con le sue componenti e articolazioni, nata nel 1963 come strumento amministrativo, diventata anche strumento di coordinamento per creare nel futuro un network educativo diocesano articolato in modi diversi”. Fra le immagini evocate per il futuro quelle di nuove partnership, iniziative di ricerca e formazione, borse di studio, welfare aziendale.

L’avvio dell’anno scolastico è stata anche l’occasione per presentare il nuovo statuto della Fondazione Opera Sant’Alessandro: “È cambiato – ha sottolineato il cancelliere vescovile don Francesco Airoldi – per adattarsi a normare la realtà dell’opera com’è oggi, formata da diversi soggetti e struttura, per rispondere a una ricchezza che ha anche una sua complessità organizzativa. Sono state introdotte alcune figure come il rettore e il direttore amministrativo che prima esistevano ma non comparivano, per delinearne i rapporti in modo che l’organizzazione funzioni”. 
Non è stata solo una riunione formale ma un’occasione di confronto e di approfondimento su punti di forza e criticità dell’organizzazione e dei percorsi formativi, per mettere le basi del nuovo anno e alcune traiettorie per il futuro. “Ci poniamo l’obiettivo – ha concluso don Emanuele – di rafforzare la collaborazione e il dialogo, mettere in comune le intuizioni e farle crescere per creare una comunità di scuole, puntando sull’identità di ognuno e sulla capacità di innovazione. La fondazione con il nuovo statuto può essere un incubatore di idee, aprendosi anche all’inatteso”.

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