“I colori dell’aria”, concerto a Caravaggio con un brano inedito ispirato alla “Crocifissione” della chiesa di San Bernardino

Prosegue il viaggio della rassegna musicale “I colori dell’aria” per l’ottavo appuntamento in programma venerdì 8 settembre alle 20,45 nella chiesa di S. Bernardino in Caravaggio (Bg) sul palco ci saranno quattro sassofonisti. Come di consueto, il Vagues Saxophone Quartet  eseguirà, oltre a brani di repertorio, una nuova composizione musicale  scritta per l’occasione dal bresciano Claudio Bonometti e ispirata  al grande affresco con la Crocifissione (1531) di Fermo Stella che occupa l’intera parete del tramezzo all’interno dell’edificio.

“I colori dell’aria” progetto artistico ideato da Alessandro Bottelli per valorizzare, grazie a brani strumentali creati ex novo da compositori italiani, il patrimonio artistico-culturale del territorio.

Dopo aver toccato le località di Tavernola Bergamasca, Santa Croce di San Pellegrino Terme, Bergamo (chiesa di San Nicolò ai Celestini), Lallio, Stezzano, Castione della Presolana e Paladina, stavolta l’iniziativa farà tappa nell’antica e artistica chiesa dedicata a San Bernardino in Caravaggio (Bg), tra l’altro oggetto di recenti e importanti restauri.

Grazie al prezioso contributo di Regione Lombardia e del Comune di Caravaggio, venerdì 8 settembre (giorno in cui ricorre anche la nascita del santo toscano) alle ore 20.45, si esibirà dunque il Vagues Saxophone Quartet (Andrea Mocci sax soprano, Francesco Ronzio sax contralto, Mattia Quirico sax tenore, Salvatore Castellano sax baritono), una formazione di giovani e apprezzati professionisti già coronata da numerosi riconoscimenti e da presenze a rassegne e festival di rilievo.

L’ensemble, che si caratterizza per una vivace e fattiva partecipazione alla creazione di nuove partiture, lavora spesso a stretto contatto con i compositori. E per l’occasione si misurerà anche con un recentissimo lavoro commissionato al compositore bresciano Claudio Bonometti e ispirato al grande affresco con la Crocifissione (1531) di Fermo Stella, artista caravaggino (1490ca.-1562ca.) allievo di Gaudenzio Ferrari e attivo in molte località tra Piemonte e Lombardia.

Il dipinto, di pregevole fattura, occupa l’intero tramezzo che separa la chiesa in due aree: quella anticamente destinata ai religiosi e quella per le funzioni rivolte al popolo. Bonometti, nato nel 1979, si è formato presso il Conservatorio di musica “Luca Marenzio” di Brescia, diplomandosi in pianoforte con Adele Arnò e studiando composizione con Giancarlo Facchinetti e Paolo Ugoletti, con il quale si è diplomato a pieni voti.

Si è poi perfezionato con Azio Corghi e Mauro Bonifacio. Apprezzato esecutore di musica contemporanea, suona in diverse formazioni cameristiche con le quali ha realizzato registrazioni televisive e incisioni discografiche. Ha composto per pianoforte, coro, ensemble cameristici e orchestrali; suoi lavori sono stati premiati o segnalati in vari concorsi di composizione.

È docente di Pianoforte, Armonia e Composizione presso la Scuola Diocesana di Musica Santa Cecilia di Brescia. Così scrive l’autore nelle note di presentazione di Crucifixus, il branoche sarà presentato in prima assoluta nel corso della serata: «L’intento musicale alla base della mia composizione non è descrivere, ma, piuttosto, raccogliere alcune suggestioni, tentando, nel dialogo sinestetico di immagine e suono, di offrire una prospettiva. Alcuni aspetti hanno colpito la mia attenzione: innanzitutto la scena nella sua totalità, grandiosa, cruda, per certi versi rude – i crocefissi issati sui pali così distanti dal suolo, i volti e i gesti dei soldati, senza sentimenti di pietà; immediatamente contrastante il secondo elemento, il gruppo di persone ai piedi della croce (a sinistra) – volti dolorosi, partecipi, pieni di pietà umana; infine gli angeli, attorno al Cristo e ai condannati, in un movimento che a me pare continuo e armonico.

I tre aspetti si traducono in altrettante idee musicali, ben distinte e riconoscibili all’ascolto: la prima, decisa e vigorosa, segnata da accordi omoritmici, inizialmente quasi solenni, ma poi più dissonanti e laceranti; la seconda, costruita sul tema del corale Aus tiefer Not schrei ich zu dir (Dal profondo della mia angoscia a te grido), il cui testo è tratto dal Salmo 130, una preghiera di supplica; la terza, un movimento di arpeggi che attraversa tutti i registri del quartetto, in un procedere armonico ripetitivo, ma allo stesso tempo continuamente cangiante, in cui pochi suoni tenuti lasciano intravedere sviluppi melodici appena accennati. Gli elementi musicali si presentano in un quadro formale piuttosto libero, riproponendosi e alternandosi, come accade nell’osservazione dell’affresco: lo sguardo si posa su elementi, sì, contemporaneamente presenti, ma colti in momenti diversi, in un continuo dinamismo di associazioni e pensieri». 

L’impaginato del programma prevede anche un altro paio di brani scritti per precedenti concerti de “I colori dell’aria”, ma che ben si armonizzano con il contesto generale del luogo. A partire da Il tuono della luce – omelia francescana per 4 sassofoni di Roberto Olzer (organista, pianista, compositore, arrangiatore di Domodossola dai multiformi interessi, equamente suddivisi tra classica e jazz) ispirato a uno degli undici episodi della vita di San Bernardino che si trovano a Lallio, dipinti sulle pareti della omonima chiesa a lui dedicata.

«La composizione immagina il Santo nel fluire della sua predica scrive Olzer , e nell’alternarsi dei registri espressivi e retorici che attraversa, trascolorando da toni riflessivi e visionari, a momenti solenni e severi, da frangenti più leggeri alla forza della sua perorazione più appassionata ed energica. Un gioco linguistico che attinge a più riferimenti musicali, a suggestioni del primo Novecento così come a citazioni della musica afroamericana. Un brano suddiviso in quattro ‘quadri’, ciascuno dei quali esplora armonie, ritmi, articolazioni diverse, tentando di offrire un riflesso dell’abbagliante esperienza che immaginiamo sia stata l’assistere ad una predica di San Bernardino da Siena».

Planctus Angelorum di Gabriele Rota (pianista e compositore bergamasco, attivo come interprete del repertorio cameristico sia classico sia contemporaneo, si è diplomato con Tiziana Moneta e Vittorio Fellegara e attualmente è docente al Conservatorio “G. Verdi” di Milano) è invece ispirato a un affresco della Chiesa dei Celestini di Bergamo (del 1670, opera di Giuseppe Cesareo).

«Nel comporre il brano suggerisce l’autore , ho immaginato che un lamento di angeli debba essere sempre pacato ed equilibrato, mai troppo drammatico, quindi l’atmosfera generale è improntata a una sorta di quieta malinconia».

Ma la ricca successione di brani in scaletta, punteggiata da tre ariose e architettoniche pagine di Johann Sebastian Bach e da due dell’argentino Astor Piazzolla, propone anche una elaborazione originale, realizzata dal compositore, organista e direttore di coro bergamasco Davide Mutti, del poema sinfonico La notte di San Giovanni sul Monte Calvo di Modest P. Musorgskij.

Scrive: «Alle infinite potenzialità dell’orchestra sinfonica, con la sua sovrabbondante ricchezza di timbri, si contrappone qui l’essenzialità di un quartetto di sassofoni sulla cui omogeneità timbrica andava ricalibrato l’intero lavoro. Si è resa pertanto imprescindibile la sfrondatura di tutti i passi meramente coloristici – e in un caso la sostituzione di un intero episodio con uno di nuova composizione – e di quelle prolissità non più necessarie nel nuovo contesto. Il risultato è una partitura più asciutta ed immediata in cui risaltano tutti gli elementi essenziali dello sfaccettato poema musorgskijano, che è raffigurazione – in ultima analisi – della serena vittoria del bene sul male».

La Suite da L’opera da tre soldi di Kurt Weill e una selezione di brani dal celebre musical West Side Story di Leonard Bernstein nell’arrangiamento di Philip Marilla completano il quadro piuttosto composito del programma, realizzando nell’insieme una sorta di trasposizione o interpretazione sonora diffusa dell’opera pittorica di Fermo Stella e stabilendo così inedite relazioni, sintonie, affinità tra la disposizione delle musiche e l’apparato iconografico della chiesa.

In proposito, il sindaco di Caravaggio, professor Claudio Bolandrini, aggiunge: «Come un tempo i dipinti delle Chiese raccontavano ai fedeli le storie dei testi sacri, così, tramite questa interessante iniziativa, saranno le note e le melodie di grandi autori a coinvolgere il pubblico. I linguaggi sono diversi ma comune è la fruizione della bellezza e delle emozioni che ci arricchiscono».

E a lui si unisce l’assessore Juri Cattelani, che dichiara: «Caravaggio scommette sul turismo esperienziale che consente al visitatore di scoprire l’arte e le bellezze dei luoghi storici anche attraverso metodi immersivi, come la musica. La composizione musicale appositamente creata per la serata e per San Bernardino entrerà a far parte del patrimonio artistico della Città e sarà da proteggere e diffondere, al pari delle altre opere d’arte, negli anni a venire».

L’iniziativa, a ingresso gratuito fino a esaurimento posti ma con prenotazione obbligatoria (chiamare il 388 58 63 106), si avvale della media partner dei settimanali Famiglia Cristiana e Credere, di BergamoNews e di Santalessandro.org, settimanale online della Diocesi di Bergamo. 

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