“Se qualcuno pensa che il silenzio possa dargli fastidio è libero di andare via adesso”. C’è una certa radicalità nella scelta della poetessa Chandra Livia Candiani per il suo singolare recital al Teatro Bibiena nel corso del Festivaletteratura di Mantova.
“Ogni verso – ha detto – parte dal silenzio e al silenzio ritorna. Il silenzio ci porta nel luogo in cui le parole si fanno e dove si rifugiano”. Ed è proprio così che è andata per gli spettatori: sono stati condotti per mano in un viaggio – insieme incontro ed esperienza – fatto di attento ascolto ma anche di meditazione, accettando la sfida di “calarsi in se stessi”.
Chissà se gli spettatori bergamaschi che sceglieranno di partecipare alla serata del 2 novembre nell’ambito della rassegna Molte fedi sotto lo stesso cielo all’abbazia di Sant’Egidio di Fontanella (ore 18,30) vivranno la stessa, intensa esperienza.
La voce di Chandra Livia Candiani è forte, limpida, chiaramente riconoscibile. I suoi versi si propongono di chiamare ogni cosa con un nuovo nome. Forte è la sua affinità con i temi legati alla natura, in relazione con l’uomo e con la vita quotidiana.
Ha portato al Festivaletteratura alcuni brani tratti da poesie di diverse raccolte, dalle più vecchie alle più recenti. Le sue metafore arrivano direttamente all’anima.
“Il silenzio è un po’ come la luce – scrive la poetessa nel suo manuale di meditazione “Il silenzio è cosa viva” (Einaudi) -, bisogna affinare i sensi per accorgersi di quante diverse sfumature di luce in una giornata incontriamo. E cosí per il silenzio. Ci sono infinite varietà di silenzio. Ogni silenzio dice qualcosa. Nello stesso tempo, il silenzio è solo silenzio. Non esiste il silenzio mio o tuo. Fare silenzio insieme è una profondissima comunione. Le diverse esperienze di vita, i diversi stati d’animo possono creare complicità o avversione, il silenzio consapevole unisce. Il silenzio sa. Nel silenzio s’impara”.
