Festivaletteratura. Per costruire la pace ci vogliono fede e bellezza: dialogo Zuppi-Pistoletto

“Il punto d’incontro tra l’arte è la fede è la bellezza. Mai rinunciare alla propria e all’altrui bellezza, neanche quando non si vede. Bisogna continuare a cercarla, produrrà sempre qualcosa”. Il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, ha alzato la posta dell’incontro “Bisogna credere” al Festivaletteratura di Mantova dialogando nei giorni scorsi con l’artista Michelangelo Pistoletti e il giornalista Luca Bottura.

Ha messo sotto i riflettori la pace, che è in questo momento la sua missione più importante. Ha sottolineato la necessità di costruirla anche attraverso il dialogo tra linguaggi e dimensioni diverse, accompagnato da una ricerca interiore che non sia mai esausta, con uno sguardo aperto a orizzonti e punti di vista diversi.

Non è mai scontato riuscire a ottenerla, “Bisogna prepararla. Nonostante le lezioni severe della storia noi abbiamo indebolito i pochi strumenti creati dopo la Seconda guerra mondiale proprio per risolvere la guerra con la pace”.

A chi ritiene impossibili i negoziati con un nemico così aspro risponde che “San Francesco è andato a parlare con il lupo. Anche chi fa la guerra può sempre tornare a Gubbio, bisogna sempre credere che la pace si possa realizzare”. 

Michelangelo Pistoletto, novantenne, pioniere dell’arte povera, durante l’incontro ha presentato il suo libro La formula della creazione (Cittadellarte edizioni). Quest’estate si è parlato molto di lui dopo un episodio spiacevole, l’incendio che ha distrutto la sua opera collocata a Napoli, la “Venere degli stracci” con la quale volava mostrare “come anche in una città come Napoli due elementi come bellezza e miserabili dell’esistente possano essere, attraverso quest’opera, stimolo di connessione e rigenerazione”.

A Mantova ha riproposto la sua idea di “pace preventiva”: “Pace – ha proseguito – è una parola che si mette alla fine dei film di guerra, invece noi dobbiamo inserirla nei titoli di apertura e questo richiede un’attività intellettuale di pensiero e di creatività comune”.

Nell’invenzione e nel progresso tecnologico ci sono anche tante zone d’ombra, come ha sottolineato il cardinale Zuppi: «C’è anche una creatività della distruzione, che si esprime per esempio nelle nuove armi: droni, pulsanti, display, per cui non vediamo da vicino neppure più quello che accade». 

La pace non è un’illusione, sottolinea Zuppi, anche se per averla “bisogna stringere la mano del nemico, anche se è sporca del sangue dei fratelli”. 

Zuppi e Pistoletto si sono trovati d’accordo nell’insistere sull’inutilità della guerra, sulla necessità di privare delle armi una società “rapace”. 

Un elemento è tornato più volte nel dialogo, la necessità di alimentare un pensiero critico, in antitesi a ciò che accadeva nel periodo del fascismo, quando gli slogan invitavano a “Credere, obbedire, combattere”, non a pensare.

Il cardinale e l’artista hanno puntato lo sguardo al futuro, insistendo sulla necessità di misurare le parole e la responsabilità personale.

Pistoletto ha ricordato un movimento interessante e stimolante, quello del “Terzo Paradiso”, “cioè del lavoro – ha detto – che ci aspetta dopo che lo stato di natura, il primo paradiso, è stato rovinato dal secondo, con l’opera dell’uomo”.

Il Terzo paradiso conta 240 “punti di distribuzione” con installazioni e mostre. Promuove ogni anno il 21 dicembre un’occasione di sensibilizzazione, il Rebirth Day, data in cui secondo il calendario Maya ci sarebbe dovuta essere la fine del mondo. 

Alla fine dell’incontro Zuppi ha riportato l’attenzione sul rapporto tra fede e arte e sulla bellezza come strumento di pace, che indica anche visivamente quanto “bisogna credere”, richiamando una bella frase di San Sergio: “Ci sono tante espressioni d’arte che aiutano la fede, tante che nascono dalla fede o dalla ricerca della fede, quella sete scritta nell’anima dell’uomo. San Sergio diceva: cosa sarà la vita nel cielo? Non esercizio di bontà, non ricerca del vero ma pura bellezza”.

Sollecitato da una domanda del pubblico il cardinale Zuppi ha concluso ricordando le giornate della Gmg come momento di partecipazione, di gioia, impegno nella costruzione di bellezza, pace e futuro: “I giovani sono capaci di imprese straordinarie, hanno diritto al paradiso, a ritrovare l’unità tra natura e opera dell’uomo, altrimenti diventano artificiale. Oltre il mondo artificiale, che crea uomini e donne digitali, che fanno una grande fatica a distinguere verità e illusione, ciò che cercano e meritano i giovani è un mondo vero, il sentimento, la bellezza che in realtà cercano, di cui hanno diritto e bisogno”.

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