Papa Francesco a Marsiglia, un incontro interculturale sul futuro del Mediterraneo

“Rencontres Méditerranéennes” festival ecumenico e interreligioso dei Paesi affacciati sul Mediterraneo a Marsiglia, al quale parteciperà Papa Francesco nel suo prossimo viaggio, dove sarà due giorni il 22 e il 23 settembre, per prendere parte alla sessione conclusiva. 

Il Festival che si svolgerà nella città francese dal 17 al 24 settembre ha come scopo quello di riunire giovani di tutte le confessioni e religioni, assieme a vescovi, associazioni e movimenti dei Paesi che affacciano sul Mediterraneo. 

Di questo viaggio importante e simbolico sotto molti punti di vista, dialoghiamo con Andrea Gagliarducci, vaticanista di ACI Stampa, che ha collaborato per i quotidiani “La Sicilia”, “Il Tempo” e “Il Fatto Quotidiano” ed è stato tra gli autori del portale online di informazione religiosa korazym.org e gestisce il blog in lingua inglese www.mondayvatican.com e quello in lingua italiana VaticanReporting. 

  • Quali saranno i momenti più importanti e significativi della tappa di Papa Francesco a Marsiglia? 

«Credo che il momento più significativo sarà la Messa conclusiva della visita, che il Santo Padre presiederà nello “Stadio Vélodrome” di Marsiglia. Una sorta di riepilogo di tutto quello che si è fatto a Marsiglia, quello che Bergoglio dirà durante l’omelia sarà particolarmente importante.  Preciso che il Papa non va a partecipare all’incontro ma va a concluderlo. Significativo anche il momento di raccoglimento con i leader religiosi, ai quali Papa Francesco rivolgerà un discorso nei pressi del Memoriale dedicato ai marinai e ai migranti dispersi in mare. L’incontro di Marsiglia prevede la partecipazione di 70 vescovi da tutta l’area mediterranea. Un dialogo ecumenico a Marsiglia, città portuale, perché alcuni vescovi non sono di confessione cattolica, ma sono di religione ortodossa, protestante, quindi vi saranno riflessioni di ampio respiro. Ecco perché durante l’omelia sicuramente il Papa indicherà come dovrà essere il Mediterraneo dopo quest’incontro».   

  • “Rencontres Méditerranéennes”. Ce ne vuole parlare? 

«Questo è il terzo incontro. Il primo fu a Bari nel 2020 prima della pandemia, poi si è svolto a Firenze nel 2022, lasciandosi ispirare da Giorgio La Pira, per tre volte sindaco di Firenze, e ora a Marsiglia. Il motivo? Per internazionalizzare l’incontro, voluto dalla CEI per rispondere alle sfide di oggi, in particolare a quelle migratorie. Tre incontri che vogliono dare uno sguardo non sul futuro, ma sul presente. Preciso e vero. La cosa buona è che permette a questi vescovi di incontrarsi per condividere alcuni problemi. Cosa che nella Chiesa si fa sempre meno. A Marsiglia ci saranno meno incontri ma più dialoghi. E questa è la prospettiva che vuole dare Papa Francesco».

  • Il Pontefice al suo arrivo sarà accolto dal presidente francese Emmanuel Macron. Qual è la politica migratoria della Francia? 

«Non sono un grande esperto di politica migratoria francese, certo che è più aggressiva di quella italiana, sotto tutti i punti di vista, nonostante la Francia sia un Paese di grandi ondate migratorie. Il Papa visiterà solo Marsiglia, non la Francia, sicuramente scambierà poche parole con Macron, ma in privato». 

  • “Il Mediterraneo sta diventando un freddo cimitero senza lapidi”: lo ha detto Bergoglio al centro per i rifugiati di Lesbo nel dicembre del 2021. Il fenomeno dell’immigrazione deve rappresentare sempre una sfida comune? 

«Sì, il fenomeno dell’immigrazione deve rappresentare sempre una sfida comune anche perché coinvolge più terre. Coinvolge la terra di chi se ne va, la terra di chi accoglie, la terra che respinge chi se ne va. Il mare è un territorio dove non ci sono confini, si entra nel territorio di un altro Paese senza rendersene conto. Non può non essere un problema comune specialmente nel momento in cui le migrazioni vengono usate come arma politica, arma di guerra. Pensiamo all’Ucraina. Lo spostamento di grandi ondate migratorie per creare pressioni sugli Stati, per esempio. Il Mediterraneo è sempre stato un posto di scambio, ero a Lesbo nel 2021, le coste della Turchia si potevano osservare a occhio nudo, si può fare velocemente a nuoto. Quindi: lì, tra la Grecia e la Turchia, dov’è il confine? Inoltre, come si fa a garantire quello che la Chiesa ha sempre sostenuto, cioè il diritto di restare? C’è un diritto di emigrare, c’è chi emigra forzatamente perché non ha più possibilità. Il diritto di restare è il grande punto della politica di emigrazione, perché una persona deve andare via dal proprio Paese di origine solo volontariamente. Non per cause di forza maggiore». 

  • Il dialogo interreligioso è uno dei pilastri del pontificato del Papa argentino, a partire dalla storica visita ad Abu Dhabi nel 2019, per non parlare dell’esortazione apostolica “Evangelii Gaudium” del 2013, vero e proprio manifesto ideologico del Pontificato. Che cosa ne pensa?

«Il Papa ha basato buona parte del suo pontificato sul dialogo interreligioso. Bergoglio parte dal presupposto che le religioni devono lavorare insieme. È stato molto chiaro in Mongolia, l’idea del Papa è quella di prendere dalle altre religioni tutto quello che si può condividere e usarlo senza problemi, senza prevaricazioni ideologiche. Quello di Bergoglio è un pontificato molto pragmatico, da questo punto di vista ed efficace su altre questioni, perché permette alle diverse religioni di dialogare su di un terreno comune. Il grande messaggio, pensiamo alla “Fratelli tutti”, è quello che tutte le grandi religioni hanno un’idea di pace e un’idea di cura del Creato, un’idea di giustizia sociale e quello si può condividere. Anzi, si deve condividere». 

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