Teniamo vive le esperienze che cambiano la cultura, a partire dai più piccoli

Mentre scrivo queste righe, le cronache ci consegnano altri naufragi, alcuni davvero imponenti e drammatici, che colpiscono persone partite da Paesi poveri in cerca di futuro e di speranza. Di nuovo si sente dire che si poteva fare qualcosa, che si potevano salvare vite; mentre con fastidio torniamo ad ascoltare la voce del Papa che piange non per la morte di un uomo famoso ma anziano, ma per la morte di centinaia di giovani, affogati per la paura che ha scatenato il panico e il rovesciamento di un rottame che a malapena poteva galleggiare sull’acqua.

Il senso di impotenza è grande, la tentazione di passare alla notizia successiva è forte. Tanto più che il telegiornale, con nonchalance, passa dal rendere conto della cronaca di un naufragio alle vacanze sulle spiagge dello stesso mare.

Questo senso di impotenza spinge dentro di noi la convinzione che non possiamo fare nulla e quel poco sarà praticamente inutile. Forse non è così.

Dio ama le differenze e le compone attraverso il sogno di un’umanità nuova, diversa perché aperta all’incontro e alla convivenza.

Durante l’estate appena trascorsa negli oratori italiani si sono svolte le esperienze dei centri estivi. C’è un grande bisogno di comunità che non riusciamo a ricuperare nei mesi invernali e che invece nelle settimane estive permette ai bambini e ai ragazzi di stare insieme in modi diversi.

In ognuno di quei luoghi ci sono bambini e ragazzi migranti da paesi lontani che, in punta di piedi, chiedono la carità di una mano che li accolga, lo spazio del cuore e dell’amicizia.

I bambini sono bravi: per mettersi attorno a un tavolo per un’atti­vità di laboratorio, oppure in fila per la corsa di una staffetta o per salire sul pullman di una gita, non guardano al colore della pelle o alla provenienza delle persone. Il loro sguardo vede solo altre persone con cui si possono costruire legami di amicizia.

È un segno molto bello e forte che ci viene proprio dai più piccoli: Dio ama le differenze e le sa comporre attraverso il sogno di un’umanità nuova, diversa perché aperta all’incontro e alla convivenza.

Se solo vivessimo con gratitudine l’abitare in questo mondo percependo ogni mattina che riceviamo molto: il respiro, la luce del sole, un mondo da abitare! Forse troveremmo la capacità dei più piccoli di fare spazio a chi ci sta accanto.

L’esperienza estiva degli oratori è davvero una piccola cosa, ma è un segno che lavora nelle nostre comunità. Mentre chi deve farlo, lotta per trovare le soluzioni politiche giuste, dobbiamo cercare di tenere vive quelle piccole esperienze che cambiano la cultura del nostro popolo: lo preparano ad essere meno impaurito dalla presenza dell’altro e più curioso verso storie di vita che portano con sé grandi dolori, ma anche quelle gioie e speranze che possono aiutarci a mantenere giovane il cuore.

Da Migranti Press di Fondazione Migrantes per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2023

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *